La Dichiarazione universale dei diritti umani compie 75 anni, Amnesty International ci spiega come coinvolgere le scuole

La Dichiarazione universale dei diritti umani compie 75 anni, Amnesty International ci spiega come coinvolgere le scuole

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Il 10 dicembre prossimo la “Dichiarazione universale dei diritti umani” compirà 75 anni. Chiara Pacifici, Head of Formal Education, HRE Unit Amnesty International Italia, ci spiega in che modo studenti e docenti di scuole primarie e secondarie di primo grado potranno impegnarsi concretamente in questo festeggiamento grazie ai percorsi educativi messi a punto dalla nuova campagna Amnesty Kids Scuola.

Dottoressa, la “Dichiarazione universale dei diritti umani” è un po’ la bibbia di Amnesty International. Come si articola il Kit che le scuole riceveranno quest’anno e che tipo di percorsi consentirà di progettare e attuare?

Il kit di quest’anno è dedicato alla DUDU, così chiamiamo affettuosamente la Dichiarazione universale dei diritti umani, il documento che più di tutti ha guidato e continua a guidare il lavoro di promozione e difesa dei diritti umani di Amnesty International. La celebreremo con un kit coloratissimo, pieno di materiali, percorsi educativi e gadget. La guida per l’insegnante e il quaderno per lo studente accompagneranno le classi in un percorso che li porterà a comprendere l’importanza dei diritti umani nella vita quotidiana e a conoscere le storie delle donne e degli uomini che si battono ogni giorno per farli rispettare. Non mancheranno le proposte di attivazione che sono alla base dell’idea stessa di Educazione ai diritti umani: la conoscenza è sicuramente importante, ma bisogna entrare in azione per cambiare le cose e costruire insieme una cultura dei diritti umani diffusa e consapevole.

Sono previste azioni di accompagnamento?

Come ogni anno coinvolgeremo le classi Amnesty kids nelle “Azioni Urgenti kids”, veri e propri appelli, scritti e pensati per i più piccoli. A ottobre uscirà la prima e sarà l’occasione per le alunne e gli alunni che partecipano al progetto di far sentire la loro voce e ricordare alle istituzioni l’importanza dei diritti umani.

Come è cambiato in questi anni il coinvolgimento delle scuole nelle vostre campagne?

È cambiato moltissimo. Quando abbiamo iniziato il nostro lavoro di Educazione ai diritti umani in Italia, ormai venti anni fa, le scuole che partecipavano alle nostre iniziative e utilizzavano i nostri materiali educativi si contavano sulle dita di una mano. Oggi abbiamo 40 scuole superiori che fanno parte della rete internazionale delle “Scuole amiche dei diritti umani”, lo scorso anno 600 classi si sono iscritte ad Amnesty kids e sono tantissime le richieste di incontri su tutto il territorio nazionale. La partecipazione delle scuole italiane alla campagna per la liberazione di Patrick Zaki e l’affetto per il giovane ricercatore egiziano dimostrato dagli studenti e dai docenti, hanno superato i confini del nostro Paese. Patrick, appena uscito di prigione, ha voluto ringraziare personalmente le scuole per essergli state vicine in un momento difficilissimo della sua vita.

Una cosa che forse molti non sanno è che Amnesty è molto attiva nel promuovere incontri a scuola sui diritti umani, ma questo avviene facilmente su tutto il territorio nazionale?

Sì, il cuore di Amnesty International sono le attiviste e gli attivisti che dedicano il loro tempo libero a promuovere e difendere i diritti umani, è grazie a loro che riusciamo ad arrivare in moltissime scuole del territorio italiano. Usando le parole di Eleanor Roosevelt, sono persone che coltivano i diritti umani nei “piccoli luoghi dove iniziano i diritti umani”: la nostra casa, il quartiere, la scuola, il posto di lavoro. Secondo l’attivista statunitense, che ha contribuito più di tutti alla nascita della DUDU, “se i diritti umani non avranno senso in questi luoghi, non avranno senso in nessun luogo”.

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