Nei menu delle mense scolastiche non devono mai mancare cibi noti e graditi ai bimbi, nei colori che piacciono di più, come il rosso del pomodoro e il verde del pesto.
Sì alla pizza una volta alla settimana e concesso anche il fritto, rigorosamente in olio d’oliva. Ma soprattutto vanno preparati piatti che in famiglia sono meno presenti in questo momento di crisi economica. Queste le indicazioni per la ristorazione scolastica suggerite dal pediatra Italo Farnetani, professore ordinario all’Università Ludes-United Campus of Malta.
“La prima linea guida da seguire – spiega all’Adnkronos Salute – è scegliere cibi graditi ai bambini, quelli usati dalle famiglie, per favorire una maggiore continuità con la routine familiare. Sarebbe bene che all’inizio dell’anno scolastico gli insegnanti proponessero un questionario ai bambini, da compilare insieme ai genitori – suggerisce – per individuare quali sono i cibi che piacciono di più e che vengono consumati in famiglia. Sulla base di questi dati si può andare sul sicuro”. Per il pediatra, “questo avrebbe due vantaggi importantissimi perché si crea l’ormai consolidata indicazione, da parte sia dei pediatri sia degli psicologi e soprattutto dei pedagogisti, che ci sia continuità tra scuola e famiglia”. Non solo. “Così si evitano anche gli sprechi”, aggiunge.
Secondo punto “fondamentale” è organizzare i menu “in modo che si possa avere una certa rotazione e integrazione con le scelte alimentari fatte in famiglia. La regola è non mangiare la carne tutti i giorni, ma tre volte a settimana, il pesce tre volte, formaggio, uova e salumi due o tre volte a settimana”. Il pediatra consiglia “una volta alla settimana la pizza, che ai bambini piace enormemente: è un piatto aggregante e nutrizionalmente è perfetta”. Il suggerimento è poi “di privilegiare i formaggi anche a pranzo, perché sono quelli che vengono assunti poco. Altrettanto il pesce, perché purtroppo in Italia se ne mangia molto poco, soprattutto fra i bambini. Se nelle mense a scuola si introducessero i formaggi e il pesce sarebbe già una compensazione e integrazione della dieta familiare”.
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