di Cesare ZapperiComo, la decisione di Calenda di fermare la candidatura della performer spinge il coordinatore provinciale a dimettersi. L’ex ministro: si parla di questo, non dei temi seri «A chi compra due copie del libro, manette rosa in omaggio». Per Carlo Calenda è il giorno della presentazione della sua ultima fatica editoriale («La libertà che non libera», edito da La Nave di Teseo) nello splendido scenario della terrazza del Pincio, ma da due giorni tiene banco una vicenda che poco o nulla ha a che spartire con un saggio politico (anche se a suo modo riguarda la libertà, per diversi aspetti). Il leader di Azione con una battuta cerca allora di sdrammatizzare e mettere a tacere le polemiche per l’esclusione dalla lista «Agenda Como 2030», in corsa per il Municipio del capoluogo lariano, di Doha Zaghi, poliedrica artista del mondo hot, nota al pubblico specializzato come «Lady Demonique». Per Calenda è una storiella minore, una di quelle candidature che sfuggono quando un movimento cresce in fretta e raccoglie adesioni «alla garibaldina». Ed è infastidito dal clamore che ha suscitato. L’ex ministro se la prende con la stampa, rea di prestare attenzione più alle situazione pruriginose che ai temi seri. «Oggi (ieri per chi legge, ndr) ci sono 30 articoli sull’ex candidata dominatrice — scrive su Twitter — . Ho finalmente capito come andare sui giornali. Altro che piano sul nucleare o sulla sostituzione del gas russo (zero articoli), bisogna buttarsi su altri lidi. Altro che centro studi. Fruste e manette». E in serata, alla presentazione romana del suo libro aggiunge: «Io chiedo ai giornali, se noi siamo decaduti, voi vi siete sfracellati contro un muro? Ho tolto questa signora dalle liste di Azione perché non c’erano i presupposti per candidarla e perché sono un liberale e non un anarchico». Sarà pure, ma il caso ha avuto le sue piccole conseguenze sul piano locale. Andrea Luppi, coordinatore comasco di Azione, si è dimesso dopo essersi visto scavalcato dal leader nazionale. In riva al lago, malumori e imbarazzi si mescolano. Alcune difese della prima ora della candidata esclusa (come quella della aspirante sindaca del centrosinistra Barbara Minghetti) sono successivamente rimaste isolate. La professione di Doha Zaghi per molti resta «scandalosa», si concilia poco o nulla con l’impegno civico, anche se si cerca di evitare di dirlo ad alta voce per non apparire benpensanti. A chi chiede cosa ci sia in contrario ad una sua candidatura, Calenda risponde: «Non c’è nulla di male. Non qualifica però per fare politica. Altrimenti, vale tutto ed è inutile criticare i 5 Stelle». La performer si dice sorpresa per la solenne bocciatura del leader di Azione, al cui fianco si era mostrata a fine marzo in occasione del lancio della candidatura di Minghetti: «Non mi sarei mai aspettata che dal partito arrivasse l’indicazione di sopprimermi politicamente. Accetto la decisione di Calenda e ne prendo atto perché tanto non cambierà mai idea, ma voglio precisare che non sono solo una mistress o una “scappata di casa” e l’ho dimostrato». Doha affonda i colpi: «Azione si è rivelato un partito moralista anziché europeista. Perché allora nello statuto del partito non hanno mai specificato che non possono partecipare alla vita politica le persone che hanno avuto o hanno a che fare con il mondo dell’erotico». 10 maggio 2022 (modifica il 10 maggio 2022 | 21:17) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-05-10 19:18:00, Como, la decisione di Calenda di fermare la candidatura della performer spinge il coordinatore provinciale a dimettersi. L’ex ministro: si parla di questo, non dei temi seri, Cesare Zapperi