La fidanzata dell’uomo ucciso da moglie e amico: «Non credevo alle sue lacrime, lo odiava»

La fidanzata dell’uomo ucciso da moglie e amico: «Non credevo alle sue lacrime, lo odiava»

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di Felice Cavallaro

Parla Giusy Mazzola, la fidanzata di Carlo La Duca, ucciso dalla moglie e dall’amico: «Abitavano ancora nella stessa casa. Ma ancora pochi mesi e la nostra vita sarebbe cambiata: lui sarebbe venuto a vivere con me»

Sono le immagini di Chi l’ha visto? e di altre dirette tv di tre anni fa a tormentare Giusy Mazzola, la fidanzata di Carlo La Duca, l’agricoltore scomparso a Palermo il 31 gennaio del 2019, forse fatto sparire e ucciso dalla moglie Luana Cammalleri e dal suo presunto amante, Pietro Ferarra, entrambi da venerdì scorso in carcere. Lei, la fidanzata che stava costruendo una nuova vita con la vittima, «mentre le pratiche di divorzio seguivano liti furibonde», non è mai comparsa sulla scena. Ma adesso Giusy Mazzola, 56 anni, tre figli da un suo primo matrimonio, ha un ruolo chiave nell’inchiesta sui due «amanti diabolici», come vengono descritti. Anche perché era rimasta in buoni rapporti con Pietro Ferrara e con sua moglie, Maria Ricotta.

«Ci vedevamo e sentivamo fino a qualche giorno fa. Come potevo dubitare del migliore amico di Carlo?».

E con Luana, adesso sospettata di avere perfino occultato il cadavere del padre dei suoi due bambini?

«Mai incontrata. La vedevo in tv dopo la sparizione e capivo che era una bugiarda. Non credevo alle sue lacrime per il marito che invece odiava. Sapevo che erano lacrime di coccodrillo. La sentivo invocare Carlo in tv: “Torna a casa, amore mio”. Fingeva».

E la tresca con l’amante?

«È il rovello di questi giorni. Sconvolgenti le intercettazioni dei carabinieri».

Proverebbero che i due tramavano prima e dopo il delitto. Anche contro la moglie di Ferrara.

«Lui e Carlo per me erano amici inseparabili. Io e Carlo eravamo amici di Ferrara e sua moglie. Attraverso loro, io ho conosciuto il mio Carlo. Ma non potevo certo pensare a un legame segreto…».

Mai un sospetto su questo rapporto «diabolico»?

«Non avevo capito nulla, se le cose stanno così. Io fremevo per le liti di quella famiglia dove Carlo e Luana vivevano ancora nella stessa casa. Ma stavamo dando la svolta alla nostra vita. Pochi mesi e Carlo sarebbe venuto a vivere con me».

Litigava con la moglie per questioni economiche?

«Cercava lavoro dalle mie parti, qui a Cinisi, fra Palermo e l’aeroporto. Voleva intestare tutto ai bambini e cambiare vita. Non gli hanno consentito di cambiare vita».

Su che cosa si fondava l’odio di cui parla?

«Erano vicini al divorzio e non ci sarebbero state ragioni. Ne parlavo e mi confidavo con Pietro Ferrara. Io ho continuato a farlo fino alla scorsa settimana. E la sera prima dell’arresto ci siamo scambiati un messaggio di buonanotte con sua moglie, Maria. Nemmeno lei ha capito? Non so. Sono frastornata. Ognuno sembra apparire ora in modo diverso da come si mostrava».

Quel giorno di tre anni fa…

«Era un giovedì. Lo aspettavo a Cinisi nella mia casa per passare insieme il fine settimana. Lui era partito dalla campagna di Cerda, a due passi dalle tribune della Targa Florio. “Passo da Piero”. E deve essere passato dal podere di Piero, nella borgata palermitana di Ciaculli».

Poi, nessun messaggio?

«A mezzogiorno è scattato l’allarme per me e per la povera mamma di Carlo, la signora Concetta che adesso, a 79 anni, vedova, si ritrova ad accudire i due bimbi di Carlo. Ma chi lo spiega a queste due creature che la madre è accusata di avere loro ucciso il padre?».

Li ha più visti?

«Pochi giorni prima della scomparsa, io e Carlo li abbiamo portati al circo. Poi, mai più. Luana, un muro. Io non ho titolo. Non esisto, ufficialmente. Anche se la mia vita passa pensando a Carlo. Ma ci sarò sempre per la sua mamma, costretta dal destino a gestire da sola i due bambini».

22 marzo 2022 (modifica il 22 marzo 2022 | 22:49)

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, 2022-03-22 22:06:00, Parla Giusy Mazzola, la fidanzata di Carlo La Duca, ucciso dalla moglie e dall’amico: «Abitavano ancora nella stessa casa. Ma ancora pochi mesi e la nostra vita sarebbe cambiata: lui sarebbe venuto a vivere con me», Felice Cavallaro

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