La gestione delle emozioni. Lettera di una docente

La gestione delle emozioni. Lettera di una docente

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inviata da Ersilia Ferraro – Sono una docente della scuola secondaria di primo grado, un professore come tanti, una mamma che ogni mattina si sveglia presto, prepara la sua bambina per la scuola e poi corre a lavoro con la borsa piena di progetti, idee ed entusiasmo. Tra le tante corse quotidiane però a volte bisogna fermarsi a pensare e a riflettere. Lo dobbiamo innanzitutto a noi stessi.

Mi permetto quindi di tradurre in parole il mio pensiero, che forse, dico forse, potrebbe rappresentare quello di molti lavoratori della comunità scolastica alla quale appartengo e della quale sono fiera. Sì, è così. Sono fiera del mio essere docente, onorata e a volte spaventata dal fatto che io non possa sempre dare il meglio dell’importante azione educativa alla quale tutti noi,
operatori del mondo della scuola, siamo chiamati a donare, perché a volte è proprio questo quello che facciamo, oltre l’orario di lavoro, al di là di quello che il nostro contratto prevede.

Doniamo il nostro tempo, le nostre risorse, la nostra energia e le nostre speranze, augurandoci che tanti piccoli semi arrivino a far fiorire il futuro del domani. Spero comunque che in un qualche modo le mie parole possano essere lette e diventare motivo di riflessione intrapersonale. Sono un’insegnante di musica, maestro di flauto traverso e appassionata di musica italiana, seguo il Festival con molto interesse, invitando i miei alunni ad ascoltare le canzoni proposte, per poi creare dibattiti costruttivi in classe, sul perché quali canzoni li abbiano colpiti più di altre e sulle emozioni che hanno provato ascoltandole.

La musica è il maggior canale di amplificazione della nostra sfera affettivo – relazionale. Molti dei giovani cantanti sono modelli educativi importanti delle nuove generazioni che sono influenzate non solo dalla loro melodie, ma anche dal loro modo di esprimersi attraverso pensieri, gesti e comportamenti. Non mi permetterò in alcun modo di attaccare o criticare il cantante Blanco, perché non sono nessuno, se non uno dei tanti docenti che ogni mattina prende con sé non solo i libri, ma anche l’animo umano di ciascuno dei propri alunni…penso però di essere libera di poter esprimere quello che ho provato, guardando in tv la devastazione delle rose, soltanto perché un cantante professionista pensava di doversi divertire.

Ebbene, ho provato tristezza, rabbia, delusione e mi sono sentita umiliata nel mio ruolo di educatrice perché nell’esatto momento in cui davanti ad una difficoltà tecnica, un ragazzo esplode di rabbia, non riuscendo a gestire le proprie emozioni, penso che in quell’esatto momento, forse la scuola ha fallito, HA FALLITO NON PERCHE’ NOI NON LAVORIAMO SULLA GESTIONE DELLE EMOZIONI, MA NEL SENSO CHE TUTTO CIO’ SU CUI LAVORIAMO E’ STATO DISTRUTTO IN POCHI SECONDI DI CELEBRITA’. Sulla gestione delle emozioni si lavora sin dalla scuola dell’infanzia, attraverso i campi di esperienza e sulla sfera affettivo relazionale degli alunni si agisce tramite quel percorso educativo che afferisce al conseguimento delle competenze trasversali, che si sviluppano tramite il curricolo verticale, spina dorsale e imprescindibile di tutto il percorso educativo dell’essere umano, che deve rimanere di apprendimento permanente come ci insegnano le competenze chiave europee.

Tutti noi operatori della comunità educante, lavoriamo incessantemente e instancabilmente sul rispetto per gli esseri umani e per l’ambiente che ci circonda. Ai miei alunni dico sempre che la violenza e la rabbia non portano a niente se non alla devastazione di sé stessi. Ai miei alunni ripeto ogni giorno che la gentilezza è l’ARMA PIU’ POTENTE AL MONDO, così come hanno sempre
sottolineato i guerrieri portatori di pace nel mondo e che di fronte alle difficoltà non bisogna lasciarsi governare da sentimenti negativi, ma bisogna fermarsi, respirare, sorridere e chiedere aiuto.

Come musicista vorrei inoltre aggiungere che divertirsi in musica comporta sacrifici, ore di studio e di impegno, non certo atti fisici di devastazione dell’ambiente in cui eseguo la mia performance. La musica è studio, impegno, disciplina…e solo quando realmente riusciamo a governare questi tre aspetti allora possiamo divertirci realmente perché il nostro essere creativo riesce ad esprimersi, interpretando liberamente ciò che sente, senza mai tradire i valori del rispetto e dell’impegno.

Non so se in questo momento il mio pensiero riassume quello di tante persone che come me guardano al Festival di Sanremo, non solo come ad una semplice manifestazione canora, ma come ad un’ importantissima vetrina di valori imprescindibilmente fondamentali nel percorso di vita dell’essere umano. Io ci provo a far arrivare il mio pensiero, il pensiero di una professoressa che ama il suo lavoro, di una mamma che cresce la sua bambina con le difficoltà che ogni giorno la vita ci presenta, ma soprattutto di una DONNA che lotta per la sua unicità e per il suo pensiero. Mi permetto di sperare che le mie parole vengano lette e possano far leva su quel senso di responsabilità e dignità, valori fondanti dell’animo umano.

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