La malattia rara di Yuliya e il viaggio da Kiev a Napoli: «Ero rimasta senza medicine»

La malattia rara di Yuliya e il viaggio da Kiev a Napoli: «Ero rimasta senza medicine»

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di Peppe Aquaro

La 26enne ucraina si è messa in viaggio da sola il 3 marzo per uscire dal Paese in guerra. Ad aiutarla l’Osservatorio malattie rare e l’associazione Phurda

Su internet la connessione va e viene. Ma dal tono del racconto di Yuliya, sia Ilaria sia la sua collega Roberta Venturi, capiscono benissimo, da quell’inglese un po’ stentato della ragazza ucraina, che non c’è tempo da perdere. E le dicono che, qualora avesse deciso di raggiungere l’Italia le avrebbero sicuramente trovato un centro clinico che potesse fare al caso suo. «Tutto questo è avvenuto lo scorso 3 marzo. Sono tornata al mio lavoro, a fatica: come fai a non pensare in ogni momento della tua giornata ad una storia come quella di Yuliya?». Ma il giorno dopo, ecco la telefonata. Forse la più imprevedibile: era Yuliya che diceva: «Ciao, sono al confine, ho prenotato un pullman della Croce Rossa per domattina. Mi porterà fino a Napoli. Ho l’indirizzo del Monaldi, io vado». Yuliya non conosce nessuno. Racconta di avere una saturazione intorno al 75 per cento e chissà se ha ancora con sé le medicine che le servono. Ma neppure Ilaria è una tipa che molla tutto. Tramite Leonardo Radicchi e Laura Gagliardini, rispettivamente, presidente dell’associazione ipertensione polmonare italiana, e presidente dell’associazione malati di ipertensione polmonare, è riuscita a far interessare del caso il professor Michele D’Alto, responsabile del Centro per la diagnosi e cura dell’ipertensione polmonare dell’ospedale Monaldi di Napoli.

Il viaggio di Yuliya dura tre giorni. Arriva in Italia, a Napoli, senza più credito telefonico. Ma anche in questo caso non si perde d’animo: «Si è recata all’Ospedale del Mare, adibito a struttura d’accoglienza anche per le persone provenienti dall’Ucraina. E ha chiesto di parlare direttamente con il console, il quale le ha spiegato la procedura per ottenere la tessera per Stranieri temporaneamente presenti». Il pullman della ragazza si è fermato a Somma Vesuviana, a trenta chilometri da Napoli, dove, ad attenderla c’era Tina, volontaria dell’Associazione malati di ipertensione polmonare (Amip). La ragazza è scesa dal pullman, portando un piccolo zaino, il bagaglio che era riuscita a preparare velocemente, mentre Tina, per farsi riconoscere aveva in mano un cartello con il disegno di un grande cuore e la scritta «Amip for Yuliya». «Abbiamo rimodulato la terapia: Yuliya sta molto meglio».

Appena giunta in ospedale, al Monaldi, c’era già il professore Michele D’Altro ad attenderla. «Yuliya sta abbastanza bene, abbiamo eseguito tutti i controlli del caso e abbiamo rimodulato la sua terapia secondo le necessità attuali. Siamo davvero felici di averla accolta, perché questo è il senso profondo del nostro lavoro di medici. E siamo assolutamente a disposizione nel caso in cui ci fosse necessità di assistere altri pazienti provenienti dall’Ucraina», ha commentato D’Altro, responsabile del Centro per la diagnosi e cura dell’ipertensione polmonare dell’Ospedale napoletano, che ha in carico circa 350 pazienti con ipertensione arteriosa polmonare. In questi giorni, la ragazza ucraina è ospite di una struttura religiosa. Finalmente più serena a felice di aver avuto ragione: quel viaggio di quasi tremila chilometri le ha salvato la vita.

11 marzo 2022 (modifica il 13 marzo 2022 | 02:53)

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