di Monica Ricci Sargentini
La titolare degli Esteri al Corriere: «La Serbia deve scegliere tra Bruxelles e Mosca». E avverte: «La secessione della Repubblica Srpska è già iniziata»
«In Bosnia Erzegovina la secessione è già iniziata, l’Unione Europea ha un metodo semplice e poco costoso per far sì che i Balcani non finiscano sotto l’influenza russa: accettare ufficialmente la nostra candidatura all’Unione Europea. Non c’è più tempo». Pur essendo una diplomatica di lungo corso Bisera Turkovic, ministra degli Esteri della Bosnia Erzegovina, va diritta al punto e, in questa intervista con il Corriere della Sera, lancia un grido di allarme: «Siamo molto preoccupati, Mosca vuole tornare ad essere grande come un tempo, sicuramente non si fermerà e andrà avanti, non solo in Moldova e Transnistria ma anche nella nostra regione».
Ministra Turkovic il conflitto in Ucraina potrebbe incoraggiare Belgrado ad agire insieme a Mosca nei Balcani?
«La Serbia deve decidere con chi stare se con la Ue o con Mosca. Vogliono diventare parte dell’Unione Europea ma allo stesso mantengono legami forti con la Russia. Quindi non sappiamo esattamente come si comporteranno in futuro ma penso che sia giunto il momento di decidere in che direzione vogliamo che i Balcani occidentali vadano. E questo dipende tanto dai Paesi balcanici quanto dall’Unione Europea. Geograficamente apparteniamo all’Europa ma se Bruxelles non fa dei passi in questo senso quello spazio potrebbe essere riempito da qualcun altro».
C’è un rischio di secessione in Bosnia Erzegovina? Milorad Dodik, membro serbo della presidenza tripartita, preme perché la repubblica dia vita a un esercito, una polizia e un’amministrazione fiscale autonomi dal governo centrale.
«Direi che è più di un rischio, la secessione è già iniziata, ci sono state delle decisioni prese dalla Repubblica Srpska che vanno in quella direzione e che diventeranno effettive nell’arco di un anno. Quindi se alle elezioni del prossimo ottobre Milorad Dodik vincerà sicuramente attiverà il suo piano per la Repubblica Srpska».
La Bosnia aspira ad entrare nella Ue ma non è ancora ufficialmente candidata. Quando succederà?
«La Bosnia deve diventare un Paese candidato il prima possibile, sarebbe un segnale forte per i serbi bosniaci della repubblica Srpska, alle elezioni gli indecisi potrebbero decidere di votare per quelli che sono pro Ue più che per quelli che sono pro Russia».
L’Ucraina potrebbe avere un percorso accelerato per l’ingresso nella Ue mentre voi aspettate da lungo tempo. Due pesi e due misure?
«Penso che tutti e due i Paesi debbano essere candidati, anche noi abbiamo avuto la nostra parte di lotta, spargimento di sangue e di difesa dei valori europei trent’anni fa. Abbiamo difeso il multiculturalismo e la libertà religiosa nel nostro Paese. Come sapete più di 100 mila persone sono state uccise nel conflitto, decine di migliaia di donne sono state stuprate. Sfortunatamente tutto questo sta accadendo ora in Ucraina che chiede di entrare nell’Ue e non vedo proprio perché questa cosa dovrebbe esserle negata. È chiaro che poi ci sarà tutto un percorso, con delle precondizioni che dovranno essere decise ma lo status di candidato non vedo proprio perché non darlo».
La Bosnia pensa anche di entrare nella Nato ma Mosca ha già detto che lo considererebbe un atto ostile. Vi sentite minacciati?
«La Russia dà gli stessi segnali anche sul nostro ingresso nell’Unione Europea, è chiaro che vogliono dominare questa parte del mondo. Sanno che se controlleranno la Bosnia Erzegovina controlleranno tutti i Balcani».
Dal 2010 la Bosnia ha smesso di investire nella sua sicurezza. Siete preoccupati di non essere in grado di reagire in caso di necessità?
«Abbiamo avuto problemi con il finanziamento della forza militare ma stiamo cercando di fare del nostro meglio con le risorse a disposizione. Chiaramente le difficoltà di budget ci impediscono di potenziare mezzi e uomini per farli arrivare al livello necessario».
28 maggio 2022 (modifica il 28 maggio 2022 | 22:08)
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, 2022-05-28 20:11:00, La titolare degli Esteri al Corriere: «La Serbia deve scegliere tra Bruxelles e Mosca». E avverte: «La secessione della Repubblica Srpska è già iniziata», Monica Ricci Sargentini