La morte del corsivo. Lettera

La morte del corsivo. Lettera

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Mario Bocola – È ormai conclamato che gli alunni non conoscono più la grafia in corsivo e quando scrivono lo fanno solo in stampatello. Infatti, quando scrivono in corsivo la loro grafia diventa pressoché indecifrabile, indefinibile, priva degli spazi: anzi le parole vengono scritte tutte unite, prive di punteggiatura, di maiuscole, minuscole.

Insomma la scrittura dei nostri alunni è soltanto un guazzabuglio grafico, perché non sono più abituati fin dalle scuole primarie a confrontarsi con un testo scritto, non si esercitano più nella scrittura corretta e, quindi, arrivano alle scuole superiori, dopo i tre anni della scuola media, che non sanno scrivere in corsivo e la loro produzione è soltanto in carattere stampatello. Inoltre non sanno più impugnare bene la penna, quasi sembra che, invece della penna, i nostri alunni impugnino una “zappa”, facciano un lavoro pesante quando devono scrivere, una fatica enorme! Certamente l’uso quotidiano della tastiera del PC o dello smartphone ha provocato una regressione o meglio un utilizzo distorto della grafia. È vero che la tastiera offre un modo più rapido, istantaneo di scrittura con correzione automatica degli errori, ma è altrettanto vero che la scuola ha il dovere di fare abituare gli alunni all’uso corretto della grafia facendo capire loro la distinzione tra la scrittura corsiva e quella in stampatello.

Il testo digitale non deve in alcun modo sostituire la scrittura a mano anzi la deve soltanto accompagnare e i nostri alunni devono essere in grado di saper impugnare bene la penna e di produrre una grafia leggibile, decifrabile con la giusta spaziatura tra le parole. Questo compito è affidato ovviamente alla scuola primaria, ossia a quel segmento di scuola, che deve essenzialmente lavorare sulla plasticità del cervello
degli alunni, in quanto nei primi anni di scuola l’alunno conosce e costruisce la sua identità e nel contempo genera un suo modo personale di scrittura.

Inoltre nella scuola media occorre abituare gli alunni a prendere appunti durante la lezione, a scrivere riflessioni personali sul diario, ad annotare qualsiasi cosa perché questi processi aiutano la mente a ricordare, a fissare i concetti nel tempo. Scrivere a mano produce sentimenti, emozioni, ricordi, sensazioni che mettono in stretta correlazione cervello e mano, in quanto il pensiero elaborato nella mente corre veloce attraverso l’impugnatura della penna e la mano decodifica il nostro pensiero attraverso la scrittura e ciò favorisce molto la memorizzazione. Invece l’uso della tastiera è tutt’altro che emozionale, è arido, spoglio, distaccato in quanto produce soltanto un qualcosa di istantaneo, di labile, di non sedimentarsi affatto nel tempo e nello spazio.

Fatto sta che esiste una grande disaffezione a potenziare da parte degli alunni l’abilità della scrittura e delle sue diverse forme e questo si ripercuote molto anche sull’uso corretto della lingua italiana. Anche quando due alunni sono seduti sullo stesso banco non dialogano: si scambiano le “emoticon”, perché non sanno più elaborare un pensiero scritto, bensì denotano frammentarietà e povertà culturale. E di questo passo siamo destinati all’oblio, ad avere alunni senza emozioni e al tramonto inesorabile della scrittura bella, organica, compiuta.

Precisiamolo ancora meglio. Un tempo a scuola si scriveva in corsivo e fin dalle scuole elementari gli insegnanti ci facevano scrivere in corsivo. Ora questo metodo di scrittura è quasi scomparso. La stragrande maggioranza degli alunni, durante le verifiche scritte, adopera lo stampatello e addirittura appone la propria firma anch’essa in stampatello. Il corsivo ha una lunga storia nella nostra scrittura che risale al IV-V secolo. Dobbiamo far riscoprire a scuola l’importanza dello scritto in corsivo,
del modo corretto dell’impugnatura della penna. Gli studenti di oggi scrivono poco e, quindi, fanno molta fatica a scrivere.

Quasi la scrittura sia diventata un “lavoro forzato”, un impegno gravoso cui gli alunni non sono più abituati. Gli insegnanti di
tutto il primo ciclo d’istruzione dovrebbero far esercitare molto i propri alunni all’utilizzo del corsivo attraverso un costante lavorio di scrittura. Insomma correggere un compito in stampatello è veramente brutto. I laboratori di scrittura creativa
sarebbero un’ottima palestra per abituare gli alunni alla reinvenzione del metodo di scrittura in corsivo che sta diventando, col passare degli anni, una cosa rara.

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