L’elevata numerosità delle classi non costituisce certamente la condizione ideale per una gestione didattica funzionale, soprattutto con riferimento anche alle nuove misure imposte dal coronavirus
L’insegnamento individualizzato – fatte salve rare esperienze di organizzazione per gruppi – diventa pressoché impossibile, soprattutto se, oltre all’elevato numero di alunni, sono presenti in classe ragazzi con bisogni educativi speciali (BES).
Sono gli alunni più fragili o con difficoltà di apprendimento a risentire di questa condizione, aggravata dalle nuove restrizioni sanitarie che, spesso, li emargina e li porta gradualmente all’esclusione.
L’elevata numerosità è condizione che concorre, non l’unica certamente, a indurre molti alunni all’abbandono a causa dell’insuccesso scolastico propiziato anche dal rapporto critico docente-alunno.
La numerosità della classe rappresenta, altresì, per gli insegnanti una condizione lavorativa negativa che determina difficoltà di organizzazione dell’ambiente di apprendimento e propizia la modalità dell’insegnamento tradizionale.
Il burnout, il male oscuro che colpisce spesso gli insegnanti, ha nelle sue possibili cause anche la difficoltà di conduzione della classe, soprattutto quando è numerosa.