di Paolo Mereghetti
In «Full Time – Al cento per cento» il regista canadese residente in Francia Eric Gravel descrive la giornata di Julie tra figli da accudire e scioperi dei mezzi
Potrebbe essere un thriller o un campionario di angosce e inquietudini. Invece è il resoconto — molto realistico bisogna dire — di alcune giornate nella vita di una mamma, una donna come tante, separata con due figli piccoli e un viaggio quotidiano per raggiungere e tornare dal luogo di lavoro. Routine quotidiana, che molte donne devono e sanno affrontare, se non fosse per un piccolo inconveniente: lo sciopero dei mezzi. E quello che sembrava fattibile diventa all’improvviso impossibile.
«Io vivo in provincia — ha dichiarato il regista Eric Gravel a Le Monde — e so cosa vuol dire doversi spostare per raggiungere Parigi. Quando è scoppiata la protesta dei “gilets jaunes” avevo già scritto per buona parte il film ma ho sentito una rabbia salirmi dentro, il bisogno di esprimere la frustrazione in cui in molti si erano venuti a trovare». Impossibilitati a muoversi. Proprio come Julie, la protagonista di Full Time-Al cento per cento, che scopriamo nel letto quando suona la sveglia e fuori è ancora buio.
Inizia qui la sua odissea quotidiana, quella di una madre separata, con due figli che deve affidare a una vicina perché li porti a scuola, visto che quando suona la campanella lei deve già essere al lavoro o quasi, per poi correre in stazione a prendere il treno che dovrebbe portarla a Parigi. Dovrebbe, perché a una stazione intermedia l’altoparlante annuncia l’arresto del treno «per sciopero» e Julie deve ingegnarsi tra autobus alternativi e metrò per raggiungere l’hotel a cinque stelle dove è responsabile dei servizi nelle camere. Succede il primo giorno, per andare e anche per tornare, ma succede soprattutto nei giorni successivi, in maniera sempre più selvaggia e imprevista: una specie di macigno che cade addosso alla povera Julie e a mille altre persone come lei, che non hanno nemmeno la forza di protestare: devono solo cercare di risolvere il problema. E quelli che a cascata ne discendono.
Gravel, autore anche della sceneggiatura, non ha bisogno di inventare troppe situazioni. Quello che è successo il primo giorno e che ci ha raccontato con bella precisione (i mezzi sempre più affollati, i viaggi in piedi, la corsa per arrivare il più in fretta possibile al lavoro, gli sguardi di rimprovero della sua manager. Ma anche le lamentele della signora, non più giovanissima che accompagna i bambini a scuola e li tiene in attesa del ritorno — sempre più tardi — della madre), ce lo mostra anche nei giorni successivi ma in maniera più sintetica, più ellittica. Quello che invece cresce ogni volta è il senso d’ansia e l’angoscia con cui deve fare i conti la protagonista, sempre più in ritardo, sempre più soffocata da avvenimenti che non controlla, sempre più sola.
L’ex marito che non paga gli alimenti si nasconde dietro la segreteria telefonica, l’impiegata della banca che la cerca per i mancati pagamenti delle rate del mutuo non le dà pace, alcune colleghe di lavoro sono tutto meno che cooperative, la signora che le funge da baby sitter non regge più due bambini troppo vivaci, i viaggi quotidiani diventano vere e proprie odissee tra autostop e bus sostitutivi… e come se non bastasse tra pochi giorni è il compleanno del figlioletto e lei dovrebbe anche presentarsi a un colloquio per un nuovo e più gratificante posto di lavoro.
Iniziato come una specie di commedia realistica, il film prende poi il ritmo di un thriller, accompagnato dalle sonorità metalliche di Irène Diésel mentre la fotografia di Victor Seguin si tinge sempre più di tonalità cupe, come la notte che spesso sorprende Julie ancora lontana dall’aver terminato i suoi doveri.
Ma il film non sarebbe così riuscito senza l’interpretazione di Laure Calamy, capace di sorridere quando è con i figli ma pronta a esplodere (o quasi) quando le cose sembrano proprio non voler andare per il verso giusto. Senza di lei il film sarebbe monco, senza di lei saremmo solo preoccupati di come andrà a finire, ma di fronte alla sua interpretazione finiamo per identificarci con lei, conquistati dall’empatia che proviamo per chi ha deciso di remare contro vento. Pronta a sfidare tutto, costi quel che costi.
29 marzo 2022 (modifica il 29 marzo 2022 | 20:24)
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, 2022-03-29 18:52:00, In «Full Time – Al cento per cento» il regista canadese residente in Francia Eric Gravel descrive la giornata di Julie tra figli da accudire e scioperi dei mezzi ,