Il mondo pullula di geni, artisti e scienziati i cui inizi scolastici lasciavano presagire tutto tranne il successo nelle materie in cui avrebbero poi eccelso. Una figura emblematica di questa apparente contraddizione è Pier Paolo Pasolini, noto per la sua rigorosità linguistica.
Come segnala Ansa, una scoperta recente ha portato alla luce i registri scolastici di Pasolini conservati nella scuola primaria Vittorino da Feltre di Sacile (in provincia di Pordenone). Ritrovati dopo anni tra scatole dimenticate, svelano un Pier Paolo bambino instancabile nello studio nonostante una vita itinerante a seguito del padre.
Malgrado gli spostamenti frequenti – da Bologna a Parma, Conegliano, Belluno e Sacile, seguiti da Cremona, Scandiano, Reggio Emilia e altre città – Pasolini appariva come un bambino studiosissimo. Eccellenti voti in tutte le materie sorprendentemente tranne l’italiano, dove il giudizio si fermava a “buono”.
La passione per la poesia emergeva già nel 1929-1930, con versi spesso accompagnati da disegni, conservati in un quadernetto. Paradossalmente, venne rimandato in italiano all’esame di quinta elementare.
Tuttavia, Pasolini seppe trarre il massimo da queste prime sfide, affinando le sue competenze linguistiche nel corso della vita. Il suo percorso iniziò con le prime poesie in friulano, come “Poesie a Casarsa”, per culminare con l’italiano fluente dei suoi saggi critici e editoriali.
La sua ambizione lo spinse a creare una “lingua intatta”, se non esisteva, lui l’avrebbe inventata. Questo spirito innovativo lo portò a fondare l’Academiuta di lenga furlana nel 1945. Pasolini avrebbe poi esplorato altri ambiti, divenendo un influente pensatore, regista e scrittore. Nonostante gli inaspettati inizi, la sua vita prese un indirizzo decisamente diverso, dimostrando che il talento può emergere dai luoghi più imprevisti.
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