La pedagogista Paglialunga: Prevenzione del disagio sociale o interventi emergenziali? Il ruolo e lazione genitoriale accanto a quello della scuola

La pedagogista Paglialunga: Prevenzione del disagio sociale o interventi emergenziali? Il ruolo e lazione genitoriale accanto a quello della scuola

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Di Maria Grazia Paglialunga, pedagogista e docente – A seguito dell’ultimo femminicidio che ha coinvolto Giulia Cecchettin, a soli ventidue anni, inerme e autentica, i media e il Governo hanno ragionato sulle possibili azioni per debellare il fenomeno della violenza sulle donne. Un nuovo Medioevo sociale e culturale, ma forse nemmeno nel Medioevo si è visto tanto orrore. Giulia aveva delle ottime intuizioni e aveva delle solide rilevazioni.

Come ci ha colto questo omicidio? Impreparati, ancora attoniti, impietriti. I numeri che gli esperti stanno fornendo nelle interviste televisive ai vari
reporter perché rimangono solo numeri? Anzi cifre? Sì, se fossero considerati numeri avrebbero un significato e una sintassi implicita a priori.

Numerose sono le iniziative che stanno fiorendo, o che si stanno disvelando: numeri verdi, proposte di legge, progetti di sensibilizzazione per i maschi, progetti di formazione per docenti che dovranno attuare l’alfabetizzazione emotiva nelle scuole superiori. Un’importante iniziativa è promossa dalla Presidente, Manuela Ulivi della Casa delle donne maltrattate (CADMI) primo centro antiviolenza nato in Italia nel 1986. Si tratta di una campagna di comunicazione che si rivolge direttamente agli uomini dal titolo risuonante “Se pensi che non ti riguarda. Ti riguarda”. La Presidente così la illustra: “Vorremmo così che sempre più uomini riflettessero sull’importanza di sradicare la volontà di dominio che genera violenza, magari dicendosi che anche chi non la esercita nei modi più cruenti, non è indenne da modalità di prevaricazione che spesso non riconosce come tali”.

Questa si chiama emergenza, che pure è di estrema importanza e valore. Ma non è prevenzione.

È necessario fare prevenzione nelle scuole, nelle attività extrascolastiche anche attraverso Cineforum o atelier formativi per tutti i soggetti in età
evolutiva, a partire dai tre anni. Occorre seminare per promuovere il benessere, combattere discriminazioni, violenza e stereotipi legati al genere con fondate azioni istituzionali e interventi culturali e di formazione, finalizzate non tanto alla parità di genere, ma all’equità.

Tuttavia, manca un tassello a questo puzzle in potenza risolutivo. Chi sostiene le famiglie? Chi si occuperà del ruolo e delle azioni genitoriali? Come aiutare i genitori a leggere i prodromi di un disagio comportamentale o mentale e a chiedere aiuto a professionisti fidati?

Non aspettare la maturazione dei tempi, perché la crescita è una questione di armonia tra natura e cultura. È una scommessa quella di riuscire in questo momento storico a dare risposte e soluzioni efficaci.

Travolti dall’era della liquidità e di Internet, dagli slanci tikitokkiani e dall’happy hour dei qui e ora, è necessario ritornare a dedicare del tempo e della cura alla comunicazione educativa in famiglia, senza distrazioni.

Negli ultimi vent’anni si sono verificati cambiamenti profondi rispetto alle famiglie, dalla struttura oggi molto diversificata: dalle famiglie mononucleari con due genitori e figli, che “si attestano a poco più di tre famiglie su dieci (complessivamente quasi 8 milioni) nel biennio 2020- 2021” alle “coppie non coniugate, famiglie ricostituite, single non vedovi e monogenitori non vedovi sono nel complesso “nuove” forme familiari in rapida crescita. Stabili le coppie senza figli sono il 18% a quota 4 milioni”.

“Nel 2040 il 39 per cento delle famiglie sarà costituito da persone che vivono da sole. Nel 2021 in Italia il 33,2 per cento delle persone vive da solo
In percentuale i singles hanno superato le coppie con figli, che costituiscono ormai sono il 31,2% delle famiglie. Le persone che vivono sole sono anche più diffuse nel contesto europeo. Le famiglie unipersonali (+9,2 punti) arrivando a una su tre del totale (quasi 8,5 milioni di famiglie)”. (Da Il Sole 24 ore, 11 luglio 2022)

A fronte di cambiamenti epocali come quello della trasformazione della famiglia da tradizionale a post-moderna, quali sono stati gli interventi a
favore? Perché i genitori spesso diventano iperprotettivi verso i figli e ciechi verso i problemi?

La mia proposta si incentra su diverse riflessioni:
1. Si possono diminuire il numero di ore di lavoro dei singoli, assumendo più persone che svolgono una determinata mansione?
2. Si possono adeguare gli stipendi, in tal senso, in modo da creare maggiore offerta di lavoro e offrire maggiore tempo ai singoli e alle famiglie per la cura di sé e dei propri cari?
3. Si possono offrire opportunità di incontri dedicati alle famiglie e alle coppie anche senza figli per riflettere e creare spazi anche di attività congiunte su temi che possono coinvolgerli?
4. Si possono arruolare educatori e pedagogisti, come figure istituzionalizzate, nelle scuole per creare scambi e confronti di idee sull’educazione dei figli e sul rapporto di coppia nel rispetto delle individualità e delle scelte di ognuno.
5. Si possono nei Comuni ed altri enti locali impiegare équipe multidisciplinari di professionisti, pedagogisti, psicologi, educatori che affianchino le famiglie e i singoli con azioni di supporto e di formazione in spazi definiti a livello centrale, per legge?

Non è possibile riversare tutto il carico della prevenzione e dell’emergenza sulle scuole per molte variabili incontrollabili.

Non mi concentrerei su ciò che abbiamo già: troppo, direi! Ma su ciò che forse manca o non è così all’avanguardia pedagogica ed educativa da ottenere risultati.

Uscendo fuori dal politicamente corretto, ritengo come pedagogista e insegnante tra i banchi di scuola, che i genitori in primis, e a caduta formativa le future generazioni, hanno bisogno di essere accompagnati in una società complessa, competitiva, iperproduttiva e iperindividualista, iperperfezionista e pseudo-esteta come quella che stiamo vivendo.

, L’articolo originale è stato pubblicato da, https://www.orizzontescuola.it/la-pedagogista-paglialunga-prevenzione-del-disagio-sociale-o-interventi-emergenziali-il-ruolo-e-lazione-genitoriale-accanto-a-quello-della-scuola/, Cronaca, https://www.orizzontescuola.it/feed/, redazione,

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