Esce per i tipi dell’Edizioni della Sera, “La prima volta a… Catania. Diario intimo della città etnea”, 14,00 euro, un libro collettaneo nel quale 20 autori locali, fra cui spiccano giornalisti e saggisti, ma non mancano docenti e persone di cultura, raccontano la loro prima volta nella città di Catania, con le sue contraddizioni e le sue bellezze, le architetture e i suoi mari: la gente, il popolo, i catanesi.
Ognuno dal proprio punto di vista, e sulla base dei ricordi, narra ciò che crede di avere vissuto con accanto i campanili del suo primo approccio nei confronti di una città che ormai si è allargata, dilatandosi come bolla, nei paesi dello Hinterland e divenendone in qualche modo parte ma pure comprimaria, sebbene il vissuto talvolta di questa nuova periferia catanese si scontri con le fantasticherie perfino di prime volte di musicisti, di viaggiatori, di poeti.
Venti invenzioni letterarie, nelle quali questa città tentacolare, martoriata da mille difficoltà, sembra inseguire anche fra queste pagine il suo destino e il suo mito, quello che parla di lei, secondo il quale riesce sempre a resuscitare e rivivere, e a dare emozioni che in queste pagine, nelle scritture del libro, si sentono palpitare
Sempre risorgente, come recita una antica lapide cittadina, per ricordare i terremoti e le coperture laviche di cui è stata vittima, risorge Catania pure dalle descrizioni di questi vanti narratori, nostalgici taluni, più severi altri, più sensibili d’amore altri ancora, mentre l’Etna pare proteggere con la sua mole e i suoi antichi vizi tali ulteriori rappresentazioni.
Quelle che in qualche modo chi è passato per Catania ha tentato di delucidare, dai futuristi, come Marinetti, ai vari artisti che a vario titolo si sono confrontati con la città: luogo di sogno e di cinema, di teatro e di cabaret. Di poesia e di pittura: di artisti portentosi.
Tuttavia anche città misteriosa e maligna per i provinciali che qui venivano per i poveri commerci.
Ma soprattutto città di in-canti, se nei cantoni delle sue pietre laviche si avverte ancora l’accento poetico di Domenico Tempio, comprese gli urli pubblicitari delle pescheria, tra il sud rivierasco e il nord boscoso, mentre la piana distribuisce le cose buone della terra.
Daniele Lo Porto, giornalista assai noto in città per la sua lunga militanza nelle nascenti tv private e pure direttore apprezzato di prestigiose riviste, cura, insieme con Daniele Di Frangia, la pubblicazione di questo agile libretto che in qualche modo può risultare pure una sorta di guida sentimentale di Catania, vista appunto attraverso gli occhi di personalità amanti della scrittura e che per caso fortuito, se i due Daniele non li avessero raccolti, si sono incontrasti tra le piazze maestre della città e le vie pendolari che dispensano sempre per chi li sa gustare barocco e bellezze, ma pure inquietudini come ogni metropoli che si rispetti.
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