L’omicidio di Giulia Cecchettin, uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta, ha sollevato interrogativi complessi sulla natura dei rapporti affettivi e sulle dinamiche familiari. Recentemente, la psicanalista Vera Slepoj è stata intervistata dal Corriere della Sera per fornire una prospettiva professionale su questo tragico evento.
Slepoj sottolinea che questo omicidio non segue il modello classico di femminicidio, caratterizzato da violenza, stalking e minacce. Secondo lei, l’assassinio di Giulia rientra piuttosto in un contesto di “sfascio di relazioni” familiari. Il caso mette in luce problematiche più profonde legate alla struttura e alla funzione della famiglia nella società contemporanea.
La psicanalista evidenzia una tendenza preoccupante tra i giovani di idealizzare eccessivamente le relazioni sentimentali, influenzata dalle utopie sui sentimenti e dalla cultura dell’amore come possesso. Slepoj critica l’assenza di un percorso educativo adeguato, che lascia i giovani costruire “finte famiglie” basate su modelli proposti dalla cultura popolare, come i trapper.
Riguardo al ruolo dei genitori, Slepoj sottolinea l’importanza di “esserci” attivamente nella vita dei figli. Esserci significa partecipare alle loro attività, conoscere i loro interessi e prendersi tempo per loro. Contrariamente alla lettura di manuali di psicologia, suggerisce azioni semplici ma significative, come condividere una pizza, per creare un legame genuino.
Riguardo al caso specifico di Filippo Turetta, la psicanalista osserva che gli è “sfuggita di mano la prospettiva di vita”, incapace di accettare l’indipendenza e le scelte di Giulia, percependo il suo distacco come un tradimento personale.
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