La ragione e il torto non sono il bene e il male. Ma  si può scegliere dove stare

La ragione e il torto non sono il bene e il male. Ma  si può scegliere dove stare

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Caro Aldo,

come diceva il mio professore di Storia contemporanea , non c’è niente di più soggettivo della Storia. Lei continua a sostenere che la parte sconfitta fosse quella sbagliata. Va bene diamolo per scontato, ma la domanda è: quale era la parte giusta? Quella di cinque milioni di morti con l’Holodomor in Ucraina e dei Gulag, o quella che ha buttato due bombe atomiche su obiettivi civili o quella che ha fatto morire di fame 3 milioni e mezzo di indiani del Bengala con il 90% delle derrate alimentari fatte sparire dagli inglesi o i due milioni di prigionieri tedeschi tenuti come schiavi dopo la guerra per la ricostruzione dei Paesi occupati dai nazisti? Per rimanere in Italia la parte giusta era quella delle brigate criminali comuniste a Porzus, o quelle collaborazioniste con gli occupanti titini o quelle del triangolo della morte o quelle dei vari Moranino e Bentivegna? Come vede c’è un bel dilemma.

Maurizio Scuderi

Caro Maurizio,

La sua lettera è un capolavoro di capziosità, che diventa evidente quando lei cita come in un elenco «le brigate criminali comuniste a Porzus o quelle collaborazioniste con gli occupanti titini», quando si tratta della stessa cosa. Stalin è stato un criminale, e il comunismo una tragedia. Ma nel momento in cui Hitler attaccò l’Unione Sovietica, con cui si era spartito la Polonia, Stalin divenne un alleato delle democrazia occidentali. Finita la Seconda guerra mondiale, dopo che Hiroshima e Nagasaki — un’altra tragedia — avevano indotto il Giappone alla resa, cominciò la resa dei conti tra le democrazie occidentali e il comunismo sovietico, per buona sorte conclusasi nel 1989 con la vittoria dell’Occidente. Non starò a ripeterle, gentile signor Scuderi, che la parte sbagliata era quella che mandava gli ebrei europei — compresi quelli italiani — ad Auschwitz, e la parte giusta era l’altra (ne «La vita è bella» si vede una bandiera americana, ma Auschwitz fu liberata dall’Armata Rossa: pensi lei quanto è complicata la storia). Escludo che ci sia qualche persona sana di mente che preferirebbe oggi marciare al passo dell’oca, dopo aver eliminato dalla faccia della terra gli ebrei, i popoli slavi, gli omosessuali, i bambini Down: il programma di Hitler era quello, e non rimasero solo parole. Quel che mi sembra interessante, e attuale considerata anche la guerra in Ucraina, è che la divisione tra la parte giusta e la parte sbagliata non coincide necessariamente con quella tra il Bene e il Male, che sono categorie ideali, non umane. Tra i resistenti ucraini ci saranno senz’altro persone di animo malvagio, mentre tra gli aggressori russi ci sono senz’altro diciottenni spauriti che muoiono invocando la mamma (lo fanno quasi tutti gli esseri umani, buoni e cattivi). Ciò non toglie che i resistenti ucraini abbiano ragione, e gli aggressori russi torto.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

Storia

«Così sosteniamo la diffusione dei libri ucraini»

Durante il Salone del libro, abbiamo ospitato Alexander Afonin presidente dell’associazione degli editori e librai ucraini. Il racconto di Afonin ha permesso a noi e agli aspiranti librai della nostra scuola di formazione, di riflettere sul ruolo del nostro lavoro e sul valore dei libri nella costruzione, conservazione dell’identità culturale e sociale di un popolo. Per l’Ucraina è una storia di un’identità a lungo negata, con un’editoria e una rete di librerie che per scelte politiche all’indomani della caduta del Muro di Berlino, ha portato a una progressiva emarginazione a vantaggio dell’editoria e della rete distributiva russofona (erano 4.000 prima della caduta del muro, oggi poco più di 200), sino ad arrivare al paradosso che in alcune regioni (più a sud) nelle biblioteche i libri presenti erano in massima parte di provenienza russa: un progetto che l’associazione dei librai ed editori ucraini ha cercato di contrastare in una lunga lotta politica e culturale che solo l’arrivo di un governo libero da vincoli di sudditanza storica con la Russia ha permesso di avviare, ma il conflitto ha bloccato. Oggi in Italia ci sono molti sfollati ucraini. Noi abbiamo scelto di attivarci affinché quei libri che raccontano la loro storia e cultura, faticosamente prodotti dagli editori ucraini in questi anni arrivino nelle nostre biblioteche, nei luoghi dell’accoglienza dei profughi per aiutarli a mantenere i legami con la propria cultura. Abbiamo chiesto supporto a Confcommercio e grazie in particolare alla sensibilità del presidente oggi siamo pronti ad offrire a librerie, a biblioteche e a chi ne farà richiesta un servizio di distribuzione dei libri ucraini.

Paolo Ambrosini, Presidente Ali Confcommercio

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Invia il CV

MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Invia l’offerta

GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Segnala il caso

VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Racconta la storia

SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

Invia la lettera

DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

Invia il racconto

LA FOTO DEL LETTORE

Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere

, 2022-05-23 22:53:00,

Caro Aldo,

come diceva il mio professore di Storia contemporanea , non c’è niente di più soggettivo della Storia. Lei continua a sostenere che la parte sconfitta fosse quella sbagliata. Va bene diamolo per scontato, ma la domanda è: quale era la parte giusta? Quella di cinque milioni di morti con l’Holodomor in Ucraina e dei Gulag, o quella che ha buttato due bombe atomiche su obiettivi civili o quella che ha fatto morire di fame 3 milioni e mezzo di indiani del Bengala con il 90% delle derrate alimentari fatte sparire dagli inglesi o i due milioni di prigionieri tedeschi tenuti come schiavi dopo la guerra per la ricostruzione dei Paesi occupati dai nazisti? Per rimanere in Italia la parte giusta era quella delle brigate criminali comuniste a Porzus, o quelle collaborazioniste con gli occupanti titini o quelle del triangolo della morte o quelle dei vari Moranino e Bentivegna? Come vede c’è un bel dilemma.

Maurizio Scuderi

Caro Maurizio,

La sua lettera è un capolavoro di capziosità, che diventa evidente quando lei cita come in un elenco «le brigate criminali comuniste a Porzus o quelle collaborazioniste con gli occupanti titini», quando si tratta della stessa cosa. Stalin è stato un criminale, e il comunismo una tragedia. Ma nel momento in cui Hitler attaccò l’Unione Sovietica, con cui si era spartito la Polonia, Stalin divenne un alleato delle democrazia occidentali. Finita la Seconda guerra mondiale, dopo che Hiroshima e Nagasaki — un’altra tragedia — avevano indotto il Giappone alla resa, cominciò la resa dei conti tra le democrazie occidentali e il comunismo sovietico, per buona sorte conclusasi nel 1989 con la vittoria dell’Occidente. Non starò a ripeterle, gentile signor Scuderi, che la parte sbagliata era quella che mandava gli ebrei europei — compresi quelli italiani — ad Auschwitz, e la parte giusta era l’altra (ne «La vita è bella» si vede una bandiera americana, ma Auschwitz fu liberata dall’Armata Rossa: pensi lei quanto è complicata la storia). Escludo che ci sia qualche persona sana di mente che preferirebbe oggi marciare al passo dell’oca, dopo aver eliminato dalla faccia della terra gli ebrei, i popoli slavi, gli omosessuali, i bambini Down: il programma di Hitler era quello, e non rimasero solo parole. Quel che mi sembra interessante, e attuale considerata anche la guerra in Ucraina, è che la divisione tra la parte giusta e la parte sbagliata non coincide necessariamente con quella tra il Bene e il Male, che sono categorie ideali, non umane. Tra i resistenti ucraini ci saranno senz’altro persone di animo malvagio, mentre tra gli aggressori russi ci sono senz’altro diciottenni spauriti che muoiono invocando la mamma (lo fanno quasi tutti gli esseri umani, buoni e cattivi). Ciò non toglie che i resistenti ucraini abbiano ragione, e gli aggressori russi torto.

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Paolo Ambrosini, Presidente Ali Confcommercio

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, Aldo Cazzullo

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