Anche il ministro Valditara, come altri suoi predecessori, prova a riformare l’istruzione tecnico-professionale. Alcune settimane fa, al termine del Consiglio dei Ministri che ha approvato la sua proposta di riforma contenuta in un disegno di legge per l’approvazione da parte del Parlamento, il ministro ha dichiarato: “Oggi l’istruzione tecnica e professionale diventa finalmente un canale di serie A, in grado di garantire agli studenti una formazione che valorizzi i talenti e le potenzialità di ognuno e sia spendibile nel mondo del lavoro, garantendo competitività al nostro sistema produttivo”. Riuscirà nell’obiettivo di attirare, motivare e formare migliaia di giovani, invertendo, prima di tutto, l’attuale situazione che registra da anni una scarsa attrazione, in particolare, verso l’istruzione professionale, con costante decremento di iscrizioni?
Nel 2013-14 il numero degli studenti iscritti alle classi iniziali degli istituti professionali era stato di 138.566 unità su 611.654, pari al 22,7%, come risulta dai dati del MIM riepilogati nel dossier pubblicato nell’ultimo numero del mensile “Tuttoscuola”, intitolato “”Istruzione professionale da… Serie A” (con un intervento del Capo Dipartimento MIM Carmela Palumbo).
Negli anni successivi la percentuale di iscritti al 1° anno dell’istruzione professionale è andata diminuendo gradualmente di circa un punto percentuale di decremento annuale, fino ad attestarsi negli ultimi tre anni sul 15,3%, corrispondente a circa 87mila iscritti su un totale di 568mila.
La prima sfida della riforma del ministro sarà, innanzitutto, quella di frenare l’emorragia di iscritti.
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