di Andrea Marinelli e Guido Olimpio
Si moltiplicano le previsioni sul conflitto fra Russia e Ucraina. Il premier britannico Boris Johnson: Mosca può farcela a trionfare
I conflitti possono durare a lungo, specie quando i contendenti sono bene armati e appaiono poco disposti a cedere. L’Ucraina può non perdere, la Russia può prevalere. Una doppia lettura legata agli sviluppi quotidiani e alle ipotesi degli strateghi. Ora siamo in una fase intermedia. Gli invasori guadagnano decine di villaggi nella parte orientale, gli ucraini ne riprendono alcuni e compiono arretramenti tattici. Il cambio di mano, a volte, è repentino. Mosca sonda le difese per capire dove poter dare la spallata, bombarda, prova a guadagnare snodi.
La vera offensiva
Quella a cui assistiamo non è la vera offensiva, ma una sorta di inizio. Con la partecipazione di unità scelte che devono affiancare battaglioni russi non sempre al massimo, come abbiamo già segnalato sono al 75% della loro forza (valutazione Usa). L’Armata ha perso mezzi a volontà, tanti irrecuperabili, altri usurati fino al limite insieme ai loro equipaggi. Tuttavia la riserva di carri armati è consistente, il neo-zar può permettersi di tirarne fuori ancora, raschiando il barile dei depositi. La quantità unita ad un dispositivo sempre massiccio — non importa quanto sfilacciato — spinge qualcuno, come il premier britannico Boris Johnson, a non escludere una vittoria di Putin. E alcuni esperti tracciano lo scenario, tutto teorico e senza pretese che sia, così: 1. Grande attacco da sud e da est. 2. Pioggia di piombo e fuoco. 3. Spinta che mette gli ucraini sul precipizio: ritiro dal Donbass o accerchiamento. Sempre questa corrente di pensiero — minoritaria — confida negli aggiustamenti introdotti dal nuovo comandante — il generale Alexandr Dvornikov — ritiene che la conformazione del terreno non presenti gli ostacoli naturali visti al nord e dunque permetta ai corazzati di usare gli spazi aperti e non solo le strade, rivelatisi delle trappole nell’area di Kiev. Quindi considerano il fattore perdite — non sappiamo quante siano quelle ucraine — e il fattore tempo: il Cremlino potrebbe decidere di andare avanti comunque, tanto rischiano i soldati e non i suoi civili. L’opposto di Zelensky che ha assistito alla distruzione di intere aree abitate, come Mariupol, e di infrastrutture, dalle industrie agli impianti petroliferi. Ieri hanno tirato missili su Odessa, attacco a rammentare che resta un target.
La mappa
Se il Dio della guerra fermasse in questo momento le ostilità la mappa racconterebbe di un Paese che non può usare i suoi porti, vittima di conseguenze economiche devastanti, con gli occupanti a presidiare un pezzo di madrepatria, per nulla propensi ad abbandonarli e decisi a inglobarli. Putin non è riuscito a cancellare l’Ucraina, non ha piegato il popolo coraggioso, però l’ha trasformata in un Paese in bilico, bisognoso di assistenza continua. A questo pensa chi lancia l’allarme «la Russia può vincere». Al tempo stesso il monito è strumentale: serve a spronare gli alleati a dare il massimo per evitarlo. Ripensiamo alla cronologia. Il 23 febbraio tanti governi europei ritenevano altamente improbabile l’invasione. Il 23 aprile appaiono compatti — con qualche differenza — nell’intensificare il supporto agli aggrediti. Tra queste due date l’Occidente ha riarmato i difensori dandogli ciò che non avevano a sufficienza: artiglieria, lanciarazzi a guida laser, semoventi, tank, droni-kamikaze e d’attacco, radar per scoprire cannoni e cecchini, pezzi di ricambio per far volare i caccia, munizioni. E un fiume di intelligence, dati cruciali, passati rapidamente, che hanno permesso di anticipare mosse e magari anche di colare a picco il Moskva o di neutralizzare alti gradi. L’ultimo episodio ieri a Kherson dove gli ucraini avrebbero centrato un posto-comando. Il riequilibrio bellico evidente ha messo la resistenza nelle condizioni di fare danni ad un avversario che si è rivelato non all’altezza della sua fama, peraltro mai messo alla prova in modo serio negli ultimi anni. La mancata acquisizione della superiorità aerea è diventata un lato debole non da poco, è venuta meno la copertura sufficiente per le colonne e la logistica, disastrosa. Le grandi operazioni hanno bisogno di un coordinamento totale tra tutte le componenti, richiedono coralità. Non vi sono state. E non è bastato l’impegno in prima linea di tanti ufficiali, generali compresi, caduti in battaglia. C’era e c’è un problema di soldati, di guida, di scelte. Gli ucraini lo hanno sfruttato a loro vantaggio per colpire tra le linee e continuare a tenere aperta la linfa dei rifornimenti in arrivo dai Paesi confinanti. Questo rinsalda il giudizio della seconda scuola di pensiero che ripete, tra le cautele, che Mosca potrebbe non riuscire a sfondare e neppure a conservare i «guadagni». Per errori e carenze strutturali. Il suo schieramento è esposto alle controffensive, gli mancano gli uomini a meno di non ricorrere alla mobilitazione generale, dovrà anche vedersela con cittadine che possono diventare «fortezze». Ecco allora il suggerimento degli analisti ad aspettare le prossime 3-4 settimane per comprendere la dinamica del conflitto. La campagna di primavera, spiegano, potrebbe anticipare quella dell’estate e magari altre ancora. È stato sempre Boris Johnson a dire che le ostilità possono prolungarsi fino al 2023.
24 aprile 2022 (modifica il 24 aprile 2022 | 07:06)
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, 2022-04-24 06:27:00, Si moltiplicano le previsioni sul conflitto fra Russia e Ucraina. Il premier britannico Boris Johnson: Mosca può farcela a trionfare, Andrea Marinelli e Guido Olimpio