La scadenza dei “contratti a termine” nell’agenda del Ministro Bussetti

Scadranno alla fine dell’anno scolastico che inizierà tra meno di tre mesi

E’ svanita la convinzione che con il piano straordinario di assunzioni tutto si sarebbe risolto naturalmente, riducendo anche drasticamente il precariato e assicurando maggior stabilizzazione al sistema.

Infatti la situazione ha avuto un’evoluzione diversa e presto presenterà il conto. E a pagare il conto toccherà al ministro di turno, al prof. Marco Bussetti.

In via precauzionale e per rassicurare l’Unione, la legge 107/2015, al comma 131, disponeva, comunque, che “A decorrere dal 1º settembre 2016, i contratti di lavoro a tempo determinato stipulati con il personale docente, educativo, amministrativo, tecnico e ausiliario presso le istituzioni scolastiche ed educative statali, per la copertura di posti vacanti e disponibili, non possono superare la durata complessiva di trentasei mesi, anche non continuativi”.

Allora quei 36 mesi sembravano lontani, un tempo tranquillizzante.

Ora però sono vicini: scadranno alla fine dell’anno scolastico che inizierà tra meno di tre mesi, facendo scattare – a invarianza normativa – una graduale interruzione di quei contratti a tempo determinato che supereranno il limite tassativo dei 36 mesi complessivi di servizio, anche se non continuativi.

Molti precari con notevole anzianità di servizio sono nel frattempo entrati in ruolo, soprattutto grazie al piano straordinario di assunzione, ma quanti ne rimangono ancora con un’anzianità di servizio di 36 mesi maturati o maturandi dal 1° settembre 2016?



Non ci sono dati certi: potrebbero non essere molti i docenti e gli ATA che senza soluzione di continuità avranno svolto ininterrotto servizio per tre anni (36 mesi esatti) dal 1° settembre 2016 al 31 agosto 2019. Ma per tanti altri i trentasei mesi potrebbero maturare prima, decretando l’automatica interruzione del contratto a tempo determinato in corso d’anno.

L’anno scorso i docenti con contratto a tempo determinato (annuale o fino al termine delle attività) erano circa 126 mila; il personale Ata più di 22 mila.

Facciamo una stima prudenziale e diciamo che siano una su cinque le persone vicine a raggiungere il limite invalicabile dei 36 mesi di servizio prestati dal 1° settembre 2016: sarebbero circa 30 mila tra docenti e personale Ata che rischieranno di non potere più lavorare nella scuola, fino a quando non entreranno in ruolo per concorso o per graduatorie ad esaurimento (in alcuni casi occorreranno decenni).

Il ministro Bussetti dovrà pensarci in tempo a questa mina vagante, se vuole evitare – a partire dall’anno scolastico 2019-20 – una diffusa interruzione della continuità didattica ad anno scolastico avviato e di trovarsi a fronteggiare una grave emergenza occupazionale ereditata suo malgrado.

Fonte dell’articolo: Tuttoscuola.com



Pietro Guerra

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