di Massimo Sideri
Insieme a lei, che parte dal versante Sud nepalese, ci saranno anche gli scalatori russi che tenteranno la conquista della cima più alta del mondo negli stessi giorni: tradizionalmente la finestra per il picco è di 2-3 giorni massimo, a fine maggio
Lei si chiama Antonina Samoilova, Tonya, ha 33 anni, viene da Cherkassy, una delle prime città ad essere colpite dai missili russi a fine febbraio, ed è l’unica scalatrice di nazionalità ucraina ad avere raggiunto in questi giorni Kathmandu per conquistare l’Everest. Obiettivo: «Piantare sulla cima della montagna più alta del mondo la bandiera ucraina come messaggio di pace e anche come supporto contro l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia». Con lei, tra i 204 permessi rilasciati dall’ufficio del Turismo del Nepal — con il Tibet uno dei due ingressi alla cima dell’Himalaya — risultano esserci anche 17 russi, un Paese di grandi tradizioni montane: nel 1952, un anno prima del successo di Edmund Hillary e Tenzing Norgay, era stata una squadra di sovietici a tentare la cima, senza riuscire, peraltro in autunno, oggi considerata una finestra temporale proibitiva. «Penso che sarebbe di grande supporto per tutto il popolo ucraino sapere che anche in questo anno così duro la nostra bandiera sventolerà sulla cima del mondo».
In caso di successo Tonya non sarebbe la prima ucraina a raggiungere la cima a 8.848 metri. C’era già riuscita Irina Galay, che a 28 anni nel 2016 aveva conquistato l’Everest partendo dal Tibet e che ha appena chiesto di impedire ai russi di conquistare l’Everest quest’anno. Né il fronte tibetano, inglobato dalla Cina, né quello nepalese hanno però risposto all’appello. Anche perché, secondo l’Economist, il 30 per cento almeno dei soli 204 permessi richiesti al Nepal (nel 2021, comunque un anno povero perché risentiva del Covid-19, erano stati 408) venivano da ucraini, russi e polacchi. Ma molto di loro non sono nemmeno partiti. Per l’economia del Nepal è di molte famiglie che dipendono dagli sherpa è un altro durissimo colpo dopo il lockdown.
Samoilova sta cercando di scalare le montagne più alte di ogni continente. Ha già completato il Kilimanjaro (5.895) in Africa, l’Elbrus (5.642) tra Europa e Russia e il Mont Vinson (4.892) in Antartide. Sono le cosiddette seven summits. Mancano all’appello: il Denali (6.194 in Alaska), l’Aconcagua (6.961) in Sud America, il Puncak Jaya (4.844) in Asia. Alcuni, a seconda delle discussioni geografiche sull’Elbrus, considerano una delle sette cime il Monte Bianco (4.810). Ma non c’è dubbio che la conquista più ambita sia l’Everest. Samoilova si stava allenando con la montagna più alta del Messico, il Pico de Orizaba, quando è scoppiata la guerra il 24 febbraio scorso. Il fratello e il padre stanno combattendo («Sono molto orgogliosa di loro»). Ma il suo contributo lo vuole dare qui, con la sua bandiera.
Ora sta camminando per il campo base alla cima dell’Everest: il posto più brutto del mondo vicino al posto più bello del mondo, la cima, a detta di chi c’è arrivato.
20 aprile 2022 (modifica il 20 aprile 2022 | 16:36)
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, 2022-04-20 14:41:00, Insieme a lei, che parte dal versante Sud nepalese, ci saranno anche gli scalatori russi che tenteranno la conquista della cima più alta del mondo negli stessi giorni: tradizionalmente la finestra per il picco è di 2-3 giorni massimo, a fine maggio , Massimo Sideri