La maggior parte di noi conosce le grandi figure e le storie della scienza: una mela che cade sulla testa di Isaac Newton. Einstein che escogita al formula E = mc2. Marie Curie che isola il radio che un giorno l’avrebbe uccisa. La maggior parte della scienza non è, però, né affascinante né pubblica. La maggior parte degli scienziati non diventa mai un nome familiare, ma si impegna, in maniera costante, con un impegno indescrivibile, e nella quotidianità, in un lavoro che può salvare, e talvolta salverà, vite umane, risolvere problemi e far avanzare progredire la qualità della vita. La scienza riguarda tutti noi, che lo sappiamo o no. Ecco perché la scienza è importante.
La scienza insegna a pensare in maniera analitica
Lo scopo della buona scienza non è insegnarti cosa pensare. Deve insegnare ed educare a pensare. Quando studi scienze, impari ad analizzare spesso una enorme quantità di dati. Si impara a determinare cosa è una buona prova, cosa è cattiva e cosa deve essere studiato di più. Questo tipo di pensiero, di tipo analitico, è rilevante in molti altri campi.
Quando stai assalendo un problema importante, puoi usare, se ne sei capace, la scienza per aiutarti a risolverlo. Il “ragionamento clinico” è un tipo di “problem solving” applicato che utilizza la scienza per spiegare i fatti e dare una soluzione, talvolta veloce ed esaustiva, ai problemi. La chiave per una buona risoluzione dei problemi è quello di trovare soluzioni che corrispondano al meglio al problema. È la scienza che aiuta l’uomo ad arrivare alle soluzioni. Di scienza parliamo con un nome autorevole dell’astronomia: Violette Impellizzeri.
Violette Impellizzeri è una astronoma italiana residente nei Paesi Bassi. Nata a Palermo, ha fatto una parte degli studi superiori ad Alcamo e poi a Karlsruhe (liceo scientifico). Dopo la scuola si è trasferita in Inghilterra per una laurea in Fisica e Astrofisica (Bachelors degree) e successivamente è tornata in Germania, a Bonn, per una seconda laurea in Fisica (Masters degree). Sempre a Bonn, nel 2008 completa il dottorato di ricerca in Astronomia al Max Planck Institut fuer Radioastronomia (Summa cum laude). Comincia quindi il primo postdottorato negli Stati Uniti, dove si trasferisce nel 2008, per lavorare all’emissione di acqua intorno ai buchi neri supermassicci. Nel 2011, durante la costruzione di ALMA (il più grande radio telescopio del mondo) si trasferisce in Cile per un secondo post-dottorato (e poco dopo come staff astronoma), dove partecipa al “commissioning” del telescopio e ai primi test per assicurare la qualità dei dati, incluse osservazioni VLBI per osservare buchi neri. Dopo nove anni ad ALMA, nel 2020, si trasferisce con la famiglia a Leiden, nei Paesi Passi, dove è residente tutt’ora e dove è a capo del gruppo di astronomi che aiutano la comunità di astronomi nei Paesi Bassi ad usare il telescopio di ALMA per fare scienza e collaborare con l’European Southern Observatory (ESO). Dal 2014 fa parte della collaborazione internazionale di astronomi che studiano i buchi neri ad alta risoluzione, l’Event Horizon Telescope (EHT), che ha realizzato la prima immagine di un buco nero nel 2019 e quella di SgrA* (il buco nero all’interno della nostra galassia) quest’anno, nel 2022.
Dottoressa Impellizzeri, lei è una importante scienziata. Come ci si innamora delle scienze, della fisica, dell’astronomia?
«Nel mio caso ci si innamora lentamente, a poco a poco. La fisica a scuola viene vissuta (spesso con la matematica) come una materia difficile, quasi non rilevante alla vita di tutti i giorni. Anche per me è stato così all’inizio, ma con il tempo durante l’università ho cominciato a vederne la bellezza e ad apprezzarne il fascino – se non anche il mistero: la fisica richiude in sé tutta la realtà, quella dentro e fuori di noi. Capire la fisica significa capire noi stessi, la materia, tutte le cose».
Quanto è stata importante la sua famiglia, di professori tutti di primo piano, nella sua formazione?
«Sicuramente sono stati fondamentali – a casa mia si è sempre discusso tutto apertamente, anche temi piuttosto intellettuali erano all’ordine del giorno. Se noi figli dopo la scuola avevamo delle domande da fare le facevamo e si trovavano risposte, c’era molto aiuto in famiglia. Ma i nostri genitori non ci hanno mai “spinto” all’ambizione o ad una strada accademica, al contrario, abbiamo sempre goduto di assoluta libertà e serenità sotto questo punto di vista. Anche quando ho avuto delle difficoltà la risposta è sempre stata: finché sei felice continui altrimenti, è anche ok. Io ho volute sempre andare avanti, e anche questo è stato incoraggiato».
La scuola quanto ha contribuito alla sua formazione?
«La scuola è importante per tutti, e lo è stata anche per me. Gli insegnanti hanno molta influenza sugli allievi. Io ho avuto la grandissima fortuna di incontrare insegnanti che hanno molto creduto in me e che mi hanno spinta a lottare. Ho ancora una grandissima gratitudine verso di loro».
Come dovrebbe cambiare la scuola?
«Non sono molto vicina alla scuola di oggi, ma posso dire, dal mio punto di vista che gli insegnanti dovrebbero concentrarsi su come fare crescere gli allievi, anche quelli “deboli” e forse giudicarli meno. Inoltre, la scuola che ho fatto io era molto nozionistica, si imparavano molte cose a memoria, e noi allievi credevamo che le cose fossero esattamente come erano descritte nei libri di scuola! Ma non è così. Poi alcune materie come la storia addirittura si imparava tutta a memoria, un compito per me assolutamente impossibile. Credo sia fondamentale insegnare i concetti del passato e i “fatti” della scienza e della storia, ma é anche importante insegnare ai ragazzi a come pensare criticamente (che non vuol dire mettere tutto in discussione!) e come interpretare i fatti che abbiamo davanti. Per le materie scientifiche, per esempio, questo significa insegnare ad utilizzare il metodo scientifico. Con la pratica».
Ci sono cambiamenti epocali che ci stanno sfuggendo? Chi può leggere i progressi della scienza?
«Sicuramente, ma è difficile dirlo adesso, solo la storia ce lo saprà dire con certezza. Sicuramente il progresso che si sta facendo adesso è molto più rapido di quello di tutta la storia che ci procede. Si fanno scoperte nuove importanti in tutti i campi della scienza ogni mese, la nostra società potrebbe davvero avanzare molto, in maniera positiva. Mi preoccupa però quando la politica e la società invece reagisce emotivamente, o per interessi di pochi (per esempio, quando si parla di energia a gas o petrolio…), e non si lascia guidare dalla pura ragione, dalle nuove tecnologie. Sono forze in contrasto».
Cosa rappresenta, per un’astronoma come Lei, l’universo?
«L’Universo per me rappresenta tante cose: il mistero, è la chiave di tutto (la vita sulla terra! Come siamo arrivati? Chi siamo? Come nasce la vita da una roccia??), la fantasia, le possibili scoperte, l’origine di tutto».
Se volesse spiegare a dei bambini la meravigliosa bellezza del cosmo, cosa direbbe?
«L’astronomia combina in maniera unica scienza e racconto. Si puó fare fisica e matematica attraverso a pure formule matematica, ma non si può studiare l’astronomia senza il racconto, senza farci una storia intorno, senza sognare e metterci un po’ di fantasia o di intuito. Ma è sempre scienza! L’astronomia é assolutamente affascinante».
Cosa l’ha fatta innamorare delle stelle?
«Proprio quello che dicevo prima, cioè che le stelle si devono anche sognare per poterle capire. Capire i diversi concetti, mettere insieme quello che si vede e non si vede, avere una visione propria delle cose, la astronomia da tutte queste opportunità. Inoltre, c’è ancora MOLTISSIMO da scoprire! è una cosa molto emozionante».
Cosa è l’infinito?
«Non riesco bene a visualizzare l’infinito perché non esiste nella nostra vita. Spero di riuscirci ad un certo punto della mia carriera».
Le STEM stanno, timidamente, facendo ingresso nella scuola italiana. Basta solo questo?
«Credo che l’Italia non sia messa tanto male come STEM e preparazione scientifica. Facciamo una bella figura anche all’estero. Quello che mancano sono i finanziamenti».
Tecnologia e scienza… quali progressi si deve attendere l’umanità?
«Al numero uno ci metto una nuova forma di energia più efficiente – la fusione? Il cambiamento climatico è il problema numero 1 dell’umanità oggi. Ci saranno molti altri problemi che ne seguiranno se continuiamo a bruciare carburante fossile o ad importarlo da altri paesi! Questo è il progresso che dobbiamo fare adesso: rinnovabili subito!».
Come insegnare il metodo scientifico?
«Insegnare il metodo scientifico nelle scuole è di fondamentale importanza, perché molti adulti hanno imparato a crede solo nelle nozioni e nei concetti giusti e sbagliati e non si capisce mai a chi credere e a chi no, su cosa basarsi. Un’opinione o un fatto falso sembrano equivalenti. Non lo sono mai, e si possono distinguere le due cose. Per insegnarlo sono importanti i laboratori e gli esperimenti nelle scuola e meno libri di testo».
Lei ha studiato in Italia ma il più l’ha fatto all’estero. Cosa servirebbe al nostro sistema universitario per competere con gli altri Paesi del mondo?
«Sicuramente più fondi, salari un po’ più alti, più posti (fissi). In breve: più finanziamenti per l’educazione! Dove arrivano finanziamenti c’è sempre una risalita che ha ripercussioni positive su tutta la cultura e sull’economia del paese».
Per lei cos’è il merito? C’è meritocrazia nel nostro Paese?
«Non so se ci sia meritocrazia, non avendo lavorato nelle università in Italia, ma in un paese in cui ci sono molti pochi posti fissi e molte piú domande è difficile avera una vera meritocrazia – quelli bravi prima o poi vengono scartati o vanno all’estero. Merito vuol dire lavorare sodo ed essere assunti non perché sei amico di qualcuno ma perché hai ottenuto ottimi risultati. In Italia anche se sei bravo, se non conosci nessuno, hai poche chance».
Un ricordo di suo padre?
«Mio padre mi ha fatto amare la scienza e la natura da piccolina. Mi spiegava tutto come se fossi grande, e io capivo quello che diceva perché nessuno mi diceva che era difficile. Mio padre era un fisico e matematico di talento – anche se amava pure vivere la vita in famiglia e con amici. Capiva la fisica in maniera oggettiva, e credo di aver ereditato qualcosa di queste abilità da lui. Spero pure di avere ereditato un po’ del suo senso dell’umorismo, la sua ironia e simpatia (anche con gli alunni a scuola) lo contraddistinguevano!».
Quale messaggio ai docenti italiani?
«Fate un ottimo lavoro! Con i tempi che cambiano pero’, le fake news e tante informazioni sbagliate che girano è essenziale aiutare i giovani a pensare in maniera critica e a credere nella scienza.».
Ed un messaggio agli studenti?
«Non bisogna sapere quello che si vuole fare nella vita a 15 anni per avere successo… le passioni possono nascere (o cambiare) lentamente… ma è importante iniziare: il mondo ha bisogno di voi, e voi avete il potere di cambiarlo (in meglio)».