Inviata da Fernando Mazzeo – Mentre nella normalità dei percorsi educativi l’ambiente scolastico dovrebbe essere luminoso come la primavera, oggi appare caratterizzato da continui temporali e violente grandinate. Si ha l’impressione che nella scuola si stia diffondendo qualcosa di strano, di negativo, di
caratteriale che sta alterando, complicando e danneggiando i rapporti con i genitori e con gli alunni.
Credo sia urgente leggere i fatti di questo periodo buio della scuola con tutte le dovute attenzioni e precauzioni e, soprattutto, attraverso un nuovo senso di responsabilità.
Oggi, diversi adulti e ragazzi sembrano attirati più dal cattivo esempio di azioni e reazioni violente, che dalla bellezza di quel piccolo frammento di tempo e di spazio chiamato scuola, che nelle sue relazioni quotidiane, con una amorevole comunicatività, si sforza di coinvolgere, di aprire una condivisione ad ampio raggio, anche attraverso esperienze di amicizia personale.
L’appassionante, impegnativa e ardua sfida educativa, spinge ad intessere una fitta rete di relazioni e di fattivo aiuto reciproco, capaci di trasformare a poco a poco il proprio modo di sentire e di guardare il mondo.
Da sempre in prima linea su questioni fondamentali, delicate e importanti, la scuola è il luogo dove si plasma la libertà, dove si elaborano le scelte che hanno poi un impatto concreto sulla nostra vita.
Purtroppo, oggi, c’è un chiudersi dentro esperienze polverose, intimistiche e sterili: famiglie e ragazzi sono sempre meno interessati alla scuola, allergici alle sue regole e ai sui insegnamenti. Si nota un crescente incattivimento motivato da esistenze senza valori, omologate al pensiero unico dominante, ad emozioni centrate sull’individualismo.
La solitudine dei docenti e la debole incisività dell’educazione che caratterizzano il nostro tempo, rendono sempre più difficile la difesa di valori e principi fondamentali. Il problema è serio: tutti i fattacci che accadono nella scuola, accadono perché, molti, si lasciano affascinare da persone che non riescono a vedere nella scuola e nell’educazione il loro futuro.
Lo scenario appare, dunque, segnato da un orizzonte “anti-scolastico” basato sul successo economico, sul Pil e i profitti e privo di educazione.
Questo comporta la necessità di una riflessione sulla desertificazione e sull’abbandono di una scuola che continua a soffrire e, soprattutto, completamente diversa da com’era: docenti, genitori e alunni hanno cessato di darsi la mano e sono diventati contendenti, riducendo tutto il percorso scolastico a merce da sminuire o barattare.
L’assenza di valori e il piegare tutto al proprio io, impedisce all’uomo di riflettere sul senso del limite che diventa, così, una costrizione insopportabile che impedisce il dominio di sé e fa perdere il controllo delle proprie azioni.
Davanti ai continui episodi di aggressività verbale e fisica, non basta ripetere lo slogan dell’emergenza educativa, bisogna credere nella forza dell’educazione che parla a cuori assetati di risposte, bisogna ricostruire relazioni autentiche che ci legano gli uni agli altri e permettono di trovare un limite anche dentro di noi.
Per frenare e ribaltare questa crisi di valori e di educazione, occorre riaprire un colloquio con tutti, perché solo attraverso il filo di tanti incontri personali, dove ciascuno diventa portatore di legalità, giustizia e rispetto, sentinella di luce e di speranza, sarà possibile cambiare in profondità la vita delle persone e della società. O tutti ci mettiamo la faccia in questa ardua e difficile impresa educativa, altrimenti l’educazione resterà sempre una parola vuota.
È necessaria una grande audacia, un grande impegno, per far sì che nella scuola la corresponsabilità, lo studio e la cultura possano generare grandi punti di contatto e una fitta rete di legami capaci di diffondere la straordinaria bellezza di un agire educativo autentico.
Oggi la scuola se la passa male ed è abbandonata a se stessa, perché sta venendo meno un punto fermo: la cultura.
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