C’è un istituto professionale, al Sud, dove il 75 per cento dei diplomati trova lavoro entro due anni dall’esame di Stato. Tre studenti su quattro dell’Istituto professionale per l’industria e l’artigianato “Luigi Russo” di Monopoli, in provincia di Bari, secondo quanto emerge dall’ultimo Rapporto Eduscopio della Fondazione Giovanni Agnelli, trovano una buona occupazione in una delle tante imprese situate nel comprensorio pugliese.
Proprio così: questi ragazzi non emigrano, come si sarebbe portati a pensare, ma restano nella propria terra grazie alla domanda di lavoro specializzato esercitata dalle tante aziende del poso. La percentuale è in netta crescita, rispetto al già lusinghiero 69,33 per cento registrato dalla scuola l’anno precedente, e costituisce la performance migliore tra quelle di tutti gli Istituti ad analogo indirizzo presenti in un raggio di 30 chilometri da Monopoli, in pratica tutto il sud della provincia di Bari e ampie zone del territorio di Taranto e Brindisi.
“Sono particolarmente orgoglioso di questi dati – ammette Adolfo Marciano, dirigente scolastico dell’istituto Russo dal 2021 – prima di tutto perché sono elementi oggettivi e quindi consentono a ragazzi e famiglie di confrontare diverse realtà scolastiche non sulla base di chiacchiere e pregiudizi, promesse, brochure e open day vari, ma sulla scorta di elementi reali, di fatto. L’altro motivo di soddisfazione viene dal verificare come sia riconosciuto dai risultati il grande valore del corpo docente e di tutto il personale dell’Istituto che dirigo e che con impegno e professionalità lavora quotidianamente per assicurare un brillante futuro professionale e umano ai nostri studenti”.
L’Istituto Russo comprende anche un liceo musicale, un artistico e un indirizzo Servizi per la sanità e assistenza sociale. Ma la notizia riguarda il professionale con alunni indirizzati verso l’assistenza tecnica, la manutenzione, la riparazione di macchinari, pompe di calore, impianti idraulici, motori di auto. “Loro sono pronti a intervenire su diversi settori e ambiti – spiega il preside Marciano – Anche sugli ascensori e tutto quello che è meccanica”. Monopoli conta 49.000 abitanti, ha varie scuole, dal classico allo scientifico, ai tecnici e professionali. Al “Russo” arrivano ogni mattina moltissimi alunni provenienti arrivano dal Sud barese da Castellana, Conversano, Fasano, Alberobello. C’è una percentuale abbastanza elevata di alunni stranieri anche di seconda generazione: “C’è stata nei primi anni 2000 l’onda dell’immigrazione albanese – spiega Marciano – poi si è stabilizzata. Abbiamo tanti alunni provenienti dal Maghreb e qualcuno che proviene dai Paesi dell’Est”.
Dirigente Adolfo Marciano, il 75 per cento di studenti occupati dopo il diploma è un dato importante. Sembra di essere in Emilia negli anni d’oro. Siete rimasti sorpresi?
“Già l’anno scorso i numeri erano lusinghieri. Quest’anno sono ancora più lusinghieri. Non sono sorpreso, sono soddisfatto perché so come lavorano i docenti in questo istituto. E perché conosco le opportunità che offriamo i nostri ragazzi. Abbiamo risultati anche sul musicale e sull’artistico. I nostri studenti si iscrivono nel nostro istituto per poi andare a lavorare. Al Sud non c’è questa opportunità e quindi immagini lei cosa voglia dire che il 75 per cento di loro trova un lavoro entro pochissimo tempo dal diploma”.
Qual è il segreto della sua scuola?
“Io dirigo questa scuola dal 2021. L’obiettivo più importante che cerco di raggiungere da quando sono arrivato è quello di riuscire ad applicare assieme ai docenti due indicazioni direttrici didattiche fondamentali. Il primo è quello di puntare sulla didattica laboratoriale. Stiamo potenziando i laboratori e le officine, visto il tipo di indirizzo. Anche prima dell’arrivo dei fondi del PNRR avevamo acquistato macchine a controllo numerico, che poi sono quelle che servono oggi nei posti di lavoro e stiamo cercando di ottenere tutti i fondi possibili. Con il PNSD, il Piano nazionale della scuola digitale, lo scorso anno abbiamo creato un laboratorio di robotica. Quest’anno, sempre con i finanziamenti del piano nazionale, stiamo allestendo un laboratorio macchine con una spesa molto ingente e con strumenti all’avanguardia. Il secondo indirizzo su cui ho voluto puntare è la collaborazione con il territorio”.
E’ quello che dovrebbero fare e sicuramente fanno tutti i dirigenti degli istituti tecnici e professionali
“Quando ci siamo messi a riflettere su come usare al meglio i fondi del PNRR, una mia indicazione è stata quella di coordinarsi con gli stakeolders, le parti interessate, come pure ci aveva richiesto il Ministero quando furono diffuse le indicazioni per usufruire dei fondi del PNRR. E subito, fin dalla prima fase delle procedure ho convocato un tavolo dove erano presenti i docenti, gli studenti, le famiglie e soprattutto i dirigenti di piccole aziende di Monopoli e delle zone limitrofe. Perché l’ho fatto? Perché volevo sentire, dalle famiglie, le proprie esigenze, ma volevo pure che le imprese ci dessero le indicazioni sulle macchine su cui sarebbe stato più utile fare esercitare gli studenti”.
Ha già dei riscontri?
“Abbiamo ora delle collaborazioni con imprese che offrono a studenti la possibilità di fare stages nel Nord Italia. Un’azienda del posto porterà in stage fuori regione alcuni studenti selezionati per merito. Lo scorso anno siamo andati a Fabriano, quest’anno si andrà in Piemonte, per vedere come si lavora: faranno lezione in aula e poi entreranno nei reparti”.
Il dato eclatante, che non ti aspetti, il valore aggiunto di questa storia, è che tutti i ragazzi riescono a trovare lavoro al Sud, nella propria terra.
“Purtroppo il rapporto Eduscopio di quest’anno non presenta il dato che indica la percentuale di diplomati che ha trovato lavoro entro 30 km. Quest’anno il dato non c’è, ma lo scorso anno era altissimo, praticamente quasi tutti restano in loco. Qui la micro-imprenditoria funziona”.
Nei giorni scorsi, in una nostra intervista, il rappresentante della CNA di Modena, lamentava il fatto che gli studenti che escono dalla scuola professionale non sappiano fare granché, che non sanno distinguere tra una brugola e un trapano. I tecnici ad alta specializzazione sono bravi, gli altri molto meno. Qui com’è la situazione?
“I nostri ragazzi sono apprezzati altrimenti non troverebbero lavoro. Il fatto che vengano assunti e tenuti – e che le industrie mi scrivano per dirmi dammene degli altri – vuol dire che qui hanno trovato dei ragazzi validi sul piano professionale e su quello umano. Questi livelli di occupabilità aumentano negli anni e il fatto che continuino a chiederci di segnalare studenti mi fa pensare che non siano così male”.
Da quello che sa, come sono gli stipendi per i nuovi assunti nel vostro comprensorio?
“Sono soddisfacenti. E’ l’altra faccia di quello che ho detto. Se questi ragazzi restano là dove sono assunti è perché gli imprenditori sono soddisfatti e i ragazzi pure. Già il fatto di restare e di non emigrare è un valore aggiunto”.
Torniamo all’Istituto scolastico che dirige.
“Un’altra cosa bella che voglio sottolineare è la nostra attenzione alla formazione, che peraltro è inevitabile. Non serve più sapere usare la brugola o il trapano, serve lavorare in maniera specializzata, alle industrie di oggi servono queste figure e gli imprenditori sono molto attenti a questo aspetto. Ci chiedono di formare manutentori che abbiano competenze di programmazione informatica che è la stessa cosa che ci chiede l’Europa perché quando ci ha dato i fondi PNRR ci ha detto di formare i ragazzi alle professioni digitali. E’ la stessa cosa che facevamo prima del PNRR e che ora facciamo con molti soldi a disposizione”.
Gli insegnanti del mestiere ci sono?
“Glielo dicevo all’inizio. Il merito del successo è del corpo docenti. In questi ultimi tre anni il personale è rimasto stabile e di livello altissimo, sia per le materie professionalizzanti, sia per tutte le altre. Abbiamo ingegneri idraulici, esperti in informatica, meccanici, tecnici di vario genere. Del resto, puoi avere tutti i finanziamenti che vuoi ma se non hai un corpo docente preparato e motivato non vai da nessuna parte. Se me lo consente voglio esprimere un ringraziamento al personale, anzi usi per favore le parole più lusinghiere, perché il merito è tutto loro”.
Sappiamo che puntate molto sul PCTO. Eppure sull’alternanza scuola e lavoro si registrano spesso delle contestazioni dal sapore ideologico. La scuola dovrebbe formare i cittadini, le persone, non dei lavoratori. E si denunciano pure i tanti casi di incidenti sul lavoro che vedono come vittime anche giovani studenti in alternanza.
“Io credo molto nel valore educativo del lavoro e il quello formativo del profilo umano della persona. Per cui tutte le esperienze che consentono di raggiungere questi obiettivi sono le benvenute. Anche nel liceo musicale e artistico quel tipo di studio potrebbe sembrare lontano dal lavoro e invece no, io mi batto perché si avvicinino alla realtà concreta del lavoro. Il Pcto funziona. Entrare nel privato è per gli studenti una lezione fenomenale per i ragazzi, che fanno attività dove imparano molto. Non andranno a lavorare in quell’azienda, perché non è questo lo scopo, ma se li contendono. Ricevo chiamate frequenti per avere l’indicazione di ragazzi da assumere. Vogliono assicurarsi i neodiplomati. Detto questo è ovvio che il valore principale è la salute degli studenti. E non vedo perché le due esigenze non debbano essere contemperate. Le sacrosante sanzioni, che devono essere pesanti, vanno al di là delle ideologie, investono la salute dei cittadini e in particolare quella degli studenti”.
Professor Adolfo Marciano, il suo curriculum dice che lei è un umanista, laureato alla Normale di Pisa e che ha insegnato materie letterarie per decenni, prima di fare il dirigente scolastico. Come si trova un letterato nel dirigere una scuola che parla il linguaggio delle pompe di calore e degli ascensori?
“Io sono un puro umanista, però il discorso sulla scuola professionalizzante mi ha sempre appassionato. E’ vero, sono laureato in lettere moderne indirizzo Storia dell’arte alla Normale e ho insegnato per 23 anni italiano e latino nelle scuole Trentino. La formazione umanistica mi ha aiutato perché è ricollegabile a quella famosa massima di Terenzio secondo cui Sono un uomo e quindi nulla di ciò che è umano lo considero estraneo. Questo vuol dire che la formazione umanistica ti dà sia la qualità di fare l’insegnante, sia le capacità di fare il dirigente, quella che ora chiamano empatia e cioè la capacità di mettersi nei panni dell’interlocutore, ma di capirlo profondamente. E’ la traduzione dell’umanesimo di Terenzio. Io ho a che fare con tante persone, dal sindaco all’imprenditore, dal direttore del conservatorio agli insegnanti. Se non fossi capace di immedesimarmi non potrei svolgere il lavoro come si deve”.
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