La scuola in mano alla sinistra? Una vecchia ossessione cara a Berlusconi

La scuola in mano alla sinistra? Una vecchia ossessione cara a Berlusconi

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Silvio Berlusconi, ex premier e leader storico di Forza Italia

C’è una sorta di ossessione della destra nei confronti della scuola, giudicata da sempre, e in questo Silvio Berlusconi fu caposcuola quando entrò in politica, un potere “forte in mano alla sinistra” a cui ora si è aggiunto lo stesso ministro, stilettando contro il Sessantotto, gli scioperi e quella cultura sempre di sinistra che i prof “inculcano” agli allievi. 

A dargli man forte il deputato Rossano Sasso, capogruppo della Commissione Cultura, per il quale addirittura “la scuola è stata utilizzata dalla sinistra come una sezione di partito. Controllata dal ’68 in avanti insieme alle università, era un luogo dove poter imporre la propria ideologia attraverso docenti faziosi e libri di testo capziosi”. 

Che sembra argomento per certi versi offensivo nei confronti dei prof, trattati come staffette partigiane e così poco professionali da inculcare, con una certa dose di sadismo, la loro ideologia agli studenti, ma con cui tuttavia Sasso dimostra di non conoscere la scuola italiana, come il ministro del resto che fa dichiarazioni per i luoghi comuni cari appunto alla destra.

Stesso discorso per i libri di testo “capziosi” che non significa nulla, tranne che il gruppo dirigente al governo, di cui Sasso e Valditara fanno parte, vorrebbe la storia e la letteratura trattata da un certo e un solo punto di vista, negando, per esempio, la Resistenza, le efferatezze del fascismo e mettere sotto il tappeto le grandi questioni sociali come il fenomeno Gender, l’integrazione etnica, l’immigrazione e così via.

Ma non solo, Valditara e Sasso, scordano che a scuola si accede per concorso e punteggi, non già per tessera di partito o ideologia come avviene nelle scuole private che la destra ha inteso da sempre favorire. In queste scuole infatti le élite mandano i loro figli, assicurando loro più che ascensori sociali e più che futuri brillanti. 

Dunque, affermare che la scuola è una sezione di partito offende e umilia chi ogni giorno è in trincea in classe a fare il suo lavoro di docente, anche perché quel posto se lo è procurato con fatica e sacrifici.

Ma non solo ancora. Dai sondaggi si è capito che quasi il 30% dei prof italiani ha votato Fratelli d’Italia e poi via via gli altri partiti, esattamente, in qualche modo, con la media nazionale dei voti, facendo dunque rimarcare che la scuola è lo specchio esatto della società, perché ne vive le contraddizioni e le aspettative in tutte le sue componenti.

E allora, rimarcare ancora, con litania stanca, che la scuola sia una roccaforte di temibili comunisti, non solo è ingeneroso ma anche sbagliato e forse pure strumentale per fare passare autoritarismi cari alle destre (almeno quelle storiche) o il pugno di ferro per sedare il libero pensiero, come quello che sollecita Sasso che vorrebbe tutti i prof dalla sua parte. 

Infatti, cosa intenderebbe fare per smantellare quella scuola ridotta a sezione di partito della sinistra e portare alla sua ragione politica i docenti dissenzienti?

Ci sta pensando Valditara, dice lui. Ma come? Aspettiamo di vedere. 

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