Da Orizzontescuola.it: La scuola non dovrebbe rafforzare lidea che studiare serva solo a lavorare: dubbi sulla riforma del tecnico 4+2. Lettera redazione

Da Orizzontescuola.it: La scuola non dovrebbe rafforzare lidea che studiare serva solo a lavorare: dubbi sulla riforma del tecnico 4+2. Lettera redazione

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Inviata da Emanuele Cutrone – Dinanzi alla riforma del tecnico 4+2 e alla conseguente protesta di molta parte degli insegnanti, c’è chi, anche tra gli insegnanti stessi, accusa la scuola di essere presuntuosa e di non volersi affidare agli esperti del mondo delle aziende e delle imprese proprio per questo motivo, la presunzione.

Ecco, io penso invece che la scuola, oggi, di tutto pecchi tranne che di presunzione. Semmai è vero il contrario e il suo peccato principale è la scarsa autostima. Semmai il problema è la smarrita consapevolezza della propria importanza etica e sociale. Il peccato della scuola – e non è un peccato recente ma ormai vecchio di cinquant’anni – è quello di aver perduto la propria originaria missione (missione, parola italiana che vuol dire “compito di valore morale”, non mission, orribile inglesismo di derivazione aziendale che vuol dire grossomodo “profitto”).

E la missione originaria della scuola è sempre stata quella di educare, di creare teste piene di pensiero critico, non automi efficientissimi. Quando qualcuno dice che il grosso delle sue competenze le ha imparate in azienda piuttosto che a scuola, non ho difficoltà a crederci e questo per un motivo molto semplice, che la scuola non deve (o perlomeno non dovrebbe essenzialmente) insegnarti un mestiere o una professione, ma deve offrirti conoscenze, abilità e competenze soprattutto morali, sociali e civiche. Un infermiere, un idraulico o un tour operator che abbiano studiato Dante sono sicuramente migliori di un infermiere, un idraulico e un tour operator che non lo abbiano studiato. E studiato non vuol dire semplicemente sapere quando è nato, cosa ha scritto e quando è morto. Ma vuol dire meditarlo, penetrarlo, immergervisi.

E per fare questo è fondamentale restituire alla scuola autonomia e tempo. Il tempo di fare le cose lentamente, senza l’assillo di dover entrare il prima possibile nel mondo del lavoro e diventare “produttivi”. Il problema non sono gli ITS né tutte le altre possibilità professionali. Il problema nasce quando il mondo del lavoro vuole allargarsi e invadere lo spazio che è proprio della scuola. Non la capisco questa fretta. La scuola dovrebbe riconoscere agli studenti il privilegio di studiare per studiare e non rafforzare l’idea che studiare serva solo a lavorare. Lavoriamo prima sulla testa, dico io, alle competenze professionali c’è sempre tempo per pensarci. Uno studente del tecnico o del professionale che non faccia Pirandello o lo faccia in maniera abborracciata è uno studente mutilato, perché una volta uscito dalla scuola non avrà più alcuna possibilità (né tempo né voglia) di colmare quella lacuna. E non ve ne uscite con la storia che il tempo scuola è lo stesso, che il quinto anno sarà spalmato nei quattro precedenti.

Non è questione di quantità ma di qualità. Studiare la rivoluzione francese alle undici di mattina è diverso che farlo alle tre del pomeriggio. Studiare Boccaccio a diciassette anni è meglio che a quindici. Ma è anche se non soprattutto questione di attenzione a quelle discipline (come le mie, che insegno Letteratura e Storia), che necessitano di continuità e lentezza, che hanno poca praticità e sono considerate “inutili” dal punto di vista professionale.

Passi pure questa considerazione di inutilità. Anzi, la rivendico. Ma queste discipline, come tutte le altre considerate “inutili” nei tecnici e nei professionali, sono comunque e innegabilmente indispensabili dal punto di vista umano. Punto di vista che, dopotutto, dovrebbe essere quello più importante…

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La scuola non dovrebbe rafforzare lidea che studiare serva solo a lavorare: dubbi sulla riforma del tecnico 4+2. Lettera

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