La scuola non è pensata per genitori che lavorano. Orientare le studentesse verso percorsi STEM. Intervista a Alessandra Minello

La scuola non è pensata per genitori che lavorano. Orientare le studentesse verso percorsi STEM. Intervista a Alessandra Minello

Spread the love

Il rapporto tra scuola, famiglia, mondo del lavoro e ruolo delle donne è al centro dell’intervista alla professoressa Alessandra Minello, ricercatrice in Demografia al Dipartimento di Scienze Statistiche all’Università di Padova e autrice del libro “Non è un Paese per madri”.

L’analisi della professoressa Minello parte dalla struttura del sistema scolastico, compresa l’organizzazione complessiva del tempo scuola, che “non è pensata – spiega – per genitori che lavorano e, per quanto ci siamo molto affezionati, va ridefinita. Questo non significa necessariamente mettere in discussione la scuola, significa anche mettere in discussione il lavoro“.

In questo senso sembrano orientarsi anche le recenti proposte del Ministro Valditara relative a un maggiore accesso al tempo pieno a scuola e all’apertura delle scuole nel periodo estivo. “Che il tempo pieno liberi effettivamente la possibilità delle donne di lavorare  – continua la professoressa Minello – può essere vero. La questione delle aperture estive è da definirsi, non solo perché è necessario avere delle strutture che le permettano, ma anche capire cosa significa aperture estive, aumentare i giorni del calendario scolastico? Forse significa redistribuirli, ma se li redistribuisco semplicemente ho spostato la difficoltà in altri periodi dell’anno, soprattutto se non si prevedono dei servizi aggiuntivi di sostegno alle famiglie”.

La professoressa Minello si concentra, poi, sulle disparità di genere in relazione ai percorsi di istruzione e formazione che orienterebbero le studentesse verso “percorsi scolastici che si adattano meglio a un ideale legato alla cura: dobbiamo pensare a una ridistribuzione più paritaria delle ragazze e dei ragazzi nei vari percorsi scolastici. Oggi abbiamo ragazze più presenti in alcuni percorsi formativi appunto legati alla cura, penso infermieristica o l’istruzione stessa, e ragazzi più presenti nei percorsi STEM. Ciò comporta, ad esempio, possibilità di carriere diverse e gap salariali tra uomini e donne”.

Il riferimento è, tra gli altri, ai dati dell’Osservatorio STEM e del report AlmaLaurea che fotografano non solo la carenza di laureati in discipline tecnico-scientifiche in Italia (solo il 24,5%), ma anche il divario tra uomini e donne: il dato relativo a quest’ultime, infatti, scende al 15% sul totale dei laureati in discipline STEM, sebbene ci sia stato un lieve aumento nell’ultimo anno (report AlmaLaurea). La disparità di genere si riverbera anche in relazione ai salari: gli uomini laureati in discipline STEM guadagnano, in media, +11.8% in più delle donne laureate in discipline STEM.

Nella lettura di questi dati emerge anche un fattore culturale: “nelle scuole – spiega la professoressa Minello – bisogna fare formazione alla parità. Da piccoli i bambini devono iniziare a capire che i ruoli possono essere equivalenti, perché questo aiuta a scegliere percorsi diversi, ma aiuta anche quando si partecipa al mondo del lavoro, quando si ha una famiglia, a distribuire i ruoli di cura in maniera più omogenea.

Anche analizzando la distribuzione di genere del contingente scolastico, secondo la professoressa Minello, si può evincere “un’anticipazione di quelli che saranno i bisogni in futuro nel momento in cui si avrà una famiglia, quindi si tende a scegliere professioni che poi si adattano meglio rispetto alle esigenze familiari. È cambiato anche, per esempio, il ruolo degli insegnanti: una volta c’era la figura del ‘maestro‘, che aveva un certo prestigio e riconoscimento anche economico; oggi l’ingresso e la prevalenza femminile ha portato a un calo sia del prestigio, sia del riconoscimento sociale ed economico. Poi c’è una dimensione aggiuntiva, intrinseca alla cultura, quella che Virginia Valian chiama ‘schema di genere’, per cui siamo socializzati a pensare che ci sia una propensione biologica delle donne verso la cura e quindi verso anche le professioni di cura di cui fa parte l’istruzione. I meccanismi per cui, per esempio, i ragazzi dichiarano di non avvicinarsi a questo tipo di professione sono molto diversi rispetto a quelli che escludono le ragazze dalle STEM: sono legati, ad esempio, al non aver mai fatto esperienza di questo tipo di lavoro, non sentire l’accettazione sociale nel momento in cui si avvicinano a questo tipo di carriera. Anche questo è un meccanismo che va scardinato“.

, L’articolo originale è stato pubblicato da, https://www.orizzontescuola.it/la-scuola-non-e-pensata-per-genitori-che-lavorano-orientare-le-studentesse-verso-percorsi-stem-intervista-alla-professoressa-alessandra-minello/, Politica scolastica, https://www.orizzontescuola.it/feed/, Simone Lo Presti, Autore dell’articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.