Orizzontescuola.it – La scuola sarà come una famiglia, quando la famiglia tornerà a essere la prima scuola, INTERVISTA a Filippo Caccamo: docente prestato al teatro che fa il tutto esaurito Vincenzo Brancatisano

Orizzontescuola.it – La scuola sarà come una famiglia, quando la famiglia tornerà a essere la prima scuola, INTERVISTA a Filippo Caccamo: docente prestato al teatro che fa il tutto esaurito Vincenzo Brancatisano

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Sono convinto che la scuola tornerà a essere come una famiglia, quando la famiglia tornerà a essere la prima scuola”. Filippo Caccamo è pronto per la prima della sua nuova tournee intitolata “Le Filippiche”. E’ un insegnante, Filippo, che ha per il momento lasciato la cattedra per potersi dedicare alla sua travolgente carriera teatrale, ma non ha dimenticato i problemi che affliggono la scuola.

Debutterà, in questa ultima sera del 2023, alla Città del Teatro di Cascina in provincia di Pisa. È la prima di almeno 90 serate che lo vedranno protagonista indiscusso e acclamato davanti a platee sempre più sconfinate di insegnanti che evidentemente si ritrovano in lui e nelle sue esilaranti imitazioni di docenti, dirigenti scolastici, collaboratori scolastici, tecnici di laboratorio. Ma non è un battutista, Caccamo: “No, non lo sono, racconto la realtà dal mio punto di vista”, conferma lui.

Caccamo è stato in servizio come docente di lettere, dal 2021 al 2022, presso la scuola media Ada Negri di Lodi. Poi è stato travolto dal successo e dagli impegni teatrali – “Mi chiamo Filippo, intrattengo le persone sul web e a teatro passando messaggi positivi in chiave comica”, si presenta lui, e per rispetto dei propri studenti ha deciso di staccare, almeno per ora dall’insegnamento. Almeno per ora, poi non si sa. “Poiché amo la scuola e gli alunni – spiega – e non sono un malato di palco”. Chi lo ha visto a teatro sa che Filippo ama davvero la scuola e i suoi protagonisti, dai ragazzi ai professori, al personale non docente. Se non la amasse non sarebbe riuscito – nei soli due anni in cui è stato dietro una cattedra a insegnare, come docente precario, agli alunni delle medie di Lodi – a catturare e assorbire dentro di sé nella maniera magistrale e geniale che tutti gli riconoscono tutti gli aspetti della professione docente, da quelli seri a quelli che più creano angoscia a chi lavora nelle nostre scuole, trasformandoli, in chiave comica, in una sorta di catarsi liberatoria.

Filippo Caccamo ha insegnato a Lodi, dove vive. Ma pochi sanno che è originario calabrese, da Reggio Calabria città.

Ispirandosi alla vita quotidiana degli insegnanti – la conosce indirettamente da fin da bambino visto che è pure figlio di un dirigente scolastico e la sua compagna insegna matematica in un istituto tecnico – il professor Filippo crea video e spettacoli dal vivo che coinvolgono e divertono il pubblico. La sua arte non si basa su battute ma sul ritratto della realtà. La sua esperienza come insegnante di Lettere gli ha permesso di cogliere le dinamiche umane che si sviluppano tra docenti e alunni e di portare sul palco la realtà della scuola. Dai dibattiti in classe alle conversazioni tra gli insegnanti, dai comportamenti degli studenti durante le lezioni alle richieste dei genitori, Caccamo rappresenta tutto ciò che fa parte della vita di un insegnante in modo divertente e ironico. La sua intenzione è quella di rendere la scuola meno solitaria e più accettabile per docenti, studenti e genitori. “Mi fa molto piacere – ci aveva già detto in una precedente intervista – quando alla fine dello spettacolo – arriva qualcuno che non insegna e che mi dice: mi hai fatto diventare simpatica la scuola”. Con i suoi contenuti esposti durante gli spettacoli, che sono sempre sold out – Caccamo vuole far sentire gli insegnanti, gli studenti e i genitori meno soli nell’affrontare la realtà della scuola. Insegnava a Lodi. Il professore attore – “non era possibile lavorare e contemporaneamente stare in giro nei miei tours – ma ci rivela che non è detto che prima o poi io non torni a insegnare. Intanto sto maturando i crediti e quello che faccio oggi non è un piano b rispetto a quello che facevo prima”.

L’insegnante prestato al teatro è molto orgoglioso di un premio che gli è stato consegnato tempo fa presso la Camera dei Deputati a Roma dal Moige, il Movimento Italiano Genitori, per aver dato vita a un originale percorso social seguito da studenti e docenti, che si divertono e ritrovano nei simpatici siparietti la loro quotidianità”. Filippo, spiega il Moige, “racconta la nostra società, quella semplice che è sotto gli occhi di tutti alla quale forse siamo così abituati da bon vederla più, prendendoci e prendendosi in giro”. La premiazione è avvenuta all’interno della presentazione annuale della Guida “Un anno di zapping e di streaming“, quest’anno digitale, che ha analizzato 300 prodotti e ha redatto le sue pagelle: 49 in tutto i riconoscimenti assegnati ai contenuti family friendly. Obiettivo del Moige è far sì che la tv e la rete diventino fonti di apprendimento e forma di educazione, soprattutto alla luce degli ultimi fatti di cronaca che ne mettono sempre più in evidenza i pericoli e i rischi.

Nel suo ultimo video, Caccamo ha messo in luce le disavventure degli insegnanti durante le vacanze di Natale. Questo tema, spesso sottovalutato, offre uno spaccato unico nel vissuto quotidiano dei docenti, tra sfide e realtà spesso ignorate dal grande pubblico. Ma noi partiamo dalle sue Filippiche, che andranno in scena a partire da questa sera

Professor Filippo Caccamo, a quanto pare sarà un tutto esaurito dappertutto anche quest’anno

“Ricomincio stasera con questo nuovo spettacolo ma è stata finora una cavalcata pazzesca, con decine di migliaia di insegnanti che hanno partecipato alle mie serate dello spettacolo precedente. Vuol dire che abbiamo seminato bene. Significa anche che come docenti non siamo dormienti, significa che vogliamo partecipare, parlare di noi. Non vediamo l’ora che si parli delle nostre problematiche. Noto che c’è un grande voglia di partecipazione, è una grande gioia, una roba incredibile. Ma c’è una gran voglia di parlare di noi, ricevo tantissimi messaggi”.

Con questi messaggi la aggiorneranno su quanto succede di nuovo ogni giorno nelle scuole da cui si è momentaneamente allontanato…

“E’ vero”

Gli insegnanti sono in vacanza come gli alunni, ma stando al suo ultimo video esilarante si tratterebbe di una vacanza di m. Insomma i docenti non riescono mai a staccare dal proprio lavoro, pure nei festivi arrivano notifiche incombenze, comunicazioni da leggere.

“La scuola è un mondo che non ti consente di staccare mai. E con le nuove tecnologie chi vuole riesce a contattarti. Per me è un gran peccato. Si dovrebbe riuscire, tutti, a staccare. La tecnologia ha annullato la irreperibilità. E io insisto: è un peccato”.

In una scenetta lei veste (anche) i panni del povero marito di una professoressa sbattuta tra gli impegni didattici domestici, lo stress della burocrazia sempre più implacabile, il desiderio di accogliere e sostenere gli alunni più fragili. Neppure un giro fuori porta riesce più a fare chi sposa una professoressa. Si scrive marito, ma si potrebbe leggere martire

“Ce n’è sempre una e quella dei mariti è una categoria che amo è. I mariti li adoro. Sono messi all’angolo da una burocrazia fuori di testa. Riescono a sopportare qualcosa a cui l’altra tiene. Guardi, chi fa questo mestiere gli impegni li svolge con piacere e avere una persona accanto che comprende è determinante e apprezzato”.

Se poi anche il marito è docente, le vere vittime sono i figli, non avranno scampo…

“Già”. (Sorride)

Lei stesso ha respirato fin da bambino il clima scolastico. Suo padre è un dirigente scolastico, come ha visto suo padre in questi anni?

“Da quando ha iniziato a fare il preside ho capito che chi fa questo mestiere dev’essere un vero manager a tutti gli effetti. La scuola necessita di tanta attenzione. Devo ammettere che mio padre l’ho visto cambiato in meglio da quando è dirigente scolastico”.

Professor Caccamo, tra i docenti precari, come è lei, c’è una categoria ancora più precaria, che a lei non è sfuggita. Così ha fatto diventare una simpatica macchietta anche la Mad, la figura che raffigura i docenti che offrono alle scuole italiane la propria Messa a Disposizione.

“La Mad è amata da tutti. Un classico ormai che è davvero molto amato dal pubblico. È un personaggio che non vede l’ora di mettersi alla prova. C’è in loro la freschezza che fa bene ai giovani”.

I docenti si divertono, ridono, riprendono con il cellulare e postano le sue imitazioni sui social. Si immedesimano. E lei non ha l’impressione di avere davanti un collegio docenti ogni volta che dal palcoscenico guarda la sua sempre affollata platea?

“E’ proprio così. Io lo definisco il collegio docenti più grande d’Italia”

Scuola è sinonimo anche di problemi sempre più sentiti. Lei dice che il triangolo alunno-famiglia-scuola non esiste più. E’ così?

“Sì, quel triangolo non esiste più. Di questo sono convinto. Ed è un peccato perché c’è una cattiveria diffusa, gli uni contro gli altri e allora l’alunno che a casa sente dire a un genitore che l’insegnante è un cretino – e viceversa – rimane disorientato, Questo è allucinante. Sono convinto che la scuola tornerà a essere come una famiglia quando la famiglia tornerà a essere la prima scuola. C’è una forte crisi di identità da parte della famiglia e del docente. Sulla figura del docente c’è una questione di autorevolezza. E’ un po’ come se fosse sceso di una scala lavorativa. Meno fai, a scuola, e meglio è, nel senso che ci sono dei paletti da rispettare”

I genitori dovrebbero stare al proprio posto?

“Non penso che esistano genitori o insegnanti. Secondo me ci sono le persone. In questo credo molto. Ci sono alcune con cui si può parlare, altre con le quali tutto diventa più difficile”.

Tra le novità scolastiche delle quali lei sarà stato aggiornato dalla fitta rete che la ispira, mandandole messaggi e lettere, saprà che le scuole sono state inondate di fondi con il famigerato PNRR per la digitalizzazione degli ambienti di apprendimento

“Rifiutare o negare l’arrivo della tecnologia invece che cavalcarla è un errore. Ben venga la digitalizzazione. Quando il professor Umberto Galimberti, che stimo molto e di cui ho vari autografi, dice: invece del pc portate a scuola l’epica e la letteratura, questo mi fa riflettere. Non va bene escludere l’uno o l’altro. Si possono fare entrambe le cose Questo non vuol dire non sviluppare bene Dante, ma chi è contro la tecnologia non prepara la scuola e gli studenti al mondo che verrà. Se mi oppongo a una digitalizzazione vuol dire che veramente non li vuoi far crescere”.

In altre scenette dei suoi spettacoli si allude allo stipendio degli insegnanti, misero se rapportato a quello percepito dai colleghi di altri Paesi neanche lontani dal nostro.

“Continuo a dire che in Italia è vietato parlare di soldi, ma non capisco perché non si possa parlare di soldi. Già fate solo 18 ore di lavoro settimanale, dicono, di che cosa vi lamentate? Io invece insisto sul fatto che se vuoi avere docenti motivati, uno degli strumenti per motivare gli insegnanti è riconoscere loro una giusta retribuzione. Faccio un esempio: i sindaci prima erano mal pagati ma poi si sono uniti e hanno ottenuto dei riconoscimenti. Noi insegnanti che cosa abbiamo ottenuto? Tre lire. Invece occorre che i docenti siano pagati di più. Perché con gli insegnanti non si può parlare di soldi? Gli insegnanti devono essere pagati di più. Dare maggior valore a una figura vuol dire motivarla di più”.

E invece gli stipendi sono quello che sono.

“Non solo. Il concorso è a spese proprie, i CFU sono a spese proprie, se ti trasferisci dalla sede di residenza o se hai più sedi dovrai sopportare altri costi”.

La riluttanza a parlare di soldi è ravvisabile anche tra gli stessi docenti, quasi sia una colpa. Ha anche lei questa impressione?

“Certo. Da sempre succede che la cultura non sia associata ai soldi. Se vuoi farla pagare sei un cretino. Ma i docenti maneggiano la cultura tutti i giorni e devono essere retribuiti”

Professor Filippo Caccamo, tornerà a insegnare?

“Per adesso no. Con 90 date nei teatri di tutta Italia tra gennaio e giugno non credo proprio. Però non sono un malato di palco e la scuola mi manca. Insegnare e girare l’Italia con gli spettacoli non era più possibile. E gli alunni hanno diritto ad avere un insegnante stabile e non un supplente di un supplente”.

Tra i personaggi che ricorrono nelle sue scene teatrali, molti amano Mimmo e la Carla

Mimmo, cosentino doc, è il tecnico dei pc del mio liceo, di quando ero studente. La Carla è una mia collega vera di matematica che ha insegnato presso la scuola media Ada Negri di Lodi, dove ho insegnato pure io. Era amatissima”.

E’ vero che a giugno scorso è andato alla festa del suo pensionamento?

“E’ così”

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