La semantica, la linguistica, il quarto appuntamento con Francesco Mercadante e il suo prontuario minimo ed agile: in allegato il Compendio (minimo) di semantica

La semantica, la linguistica, il quarto appuntamento con Francesco Mercadante e il suo prontuario minimo ed agile: in allegato il Compendio (minimo) di semantica

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‘Semantica’ giunge fino a noi attraverso il francese semantique, a propria volta mutuato dal latino semanticus, che trae il termine dal greco semantikòs, significativo, aggettivo deverbale da semaìnein, che vuol dire segnalare, significare. Fu il linguista francese Michel Bréal a introdurre il termine per indicare lo studio scientifico del significato delle parole, di cui per primo si occupò nel proprio Essai de sémantique (Parigi, 1897).

La filosofia e il problema “se il linguaggio fosse un fatto di natura o di convenzione”

Se è vero che la semantica è una scienza relativamente recente, tuttavia di linguaggio s’interessò e occupò già la filosofia greca, che si pose il problema se il linguaggio fosse un fatto di natura o di convenzione. Parmenide ed Eraclito furono concordi nel ritenere che i nomi sono parte dell’essenza delle cose che indicano: per intendersi, secondo loro, il ‘cane’ ha questo nome non per convenzione umana, ma perché quel nome è parte della sua natura, come il fatto di avere quattro zampe o di essere carnivoro. Ancora, nel Cratilo, Platone, facendo confutare a Socrate la tesi di Ermogene, secondo cui i nomi sono arbitrari, decisi dall’uso e dalla convenzione, gli fa sostenere la stessa idea dei suoi predecessori, cioè che i nomi non sono frutto di convenzione, ma piuttosto sono per natura, cioè rispecchiano fedelmente la realtà, ne sono un dèloma (rivelazione), facendo parte integrante dell’oggetto cui sono riferiti.

I Sofisti e le lingue come organismi artificiali, cioè frutto di convenzione arbitraria tra i parlanti

La svolta nella riflessione sulla parola si ebbe con i Sofisti, che, al contrario di coloro che li avevano preceduti, negarono che le lingue sono organismi naturali, ritenendole invece artificiali, cioè frutto di convenzione arbitraria tra i parlanti. Dunque, per loro, la parola non esprime la realtà delle cose, essendo il linguaggio indipendente dalla realtà e dal pensiero. Su questa linea si mosse anche Aristotele, il quale affermò che il linguaggio è un fatto convenzionale, che attribuisce alle parole un significato arbitrario. Le parole, dunque, non rivelano alcunché. Tra parole e realtà intercorre la rappresentazione mentale, che è ciò che crea il loro significato.

La semantica è oggetto di studio della linguistica ed è una disciplina complessa: il quarto appuntamento con Francesco Mercadante

Oggi, la semantica è oggetto di studio della linguistica ed è una disciplina complessa, di cui, in questo quarto appuntamento, il prof. Francesco Mercadante ci fornisce un prontuario minimo ed agile, che rende in maniera chiara l’idea di tale complessità e che si pone, da un lato, come punto di partenza per l’approfondimento di chi volesse avviarsi allo studio della disciplina, dall’altro, come agile sintesi per chi di essa voglia tenere a mente l’indispensabile. L’assunto di fondo di questa breve trattazione è il fatto che non si può penetrare lo spirito della semantica, se non si tiene conto del fatto che essa “è una disciplina d’effetto o risultanza”: non si può, cioè, pensare di comprendere un significato, senza fare ricorso ad altre discipline correlate alla semantica, quali fonologia, morfologia, sintassi, pragmatica, linguistica romanza e retorica. Il professore Francesco Mercadante è professore aggregato di “Analisi del linguaggio” presso la Scuola di Specializzazione in “Psicoterapia Gestaltica Integrata” di Trapani. Prima di insediarsi come aggregato a Trapani, era professore incaricato di “Analisi dei Testi” presso i Corsi di  Laurea di “Psicologia dello Sviluppo” e di “Lettere e Filosofia” dell’Università degli Studi di Palermo e presso il Master in “Economia del Turismo” di Unitelma Sapienza. Collabora con “il Sole 24 Ore”, è membro del comitato scientifico della “Fondazione per la Sostenibilità Digitale”. Le sue ultime pubblicazioni sono “Le parole dell’economia” (2022, Sole 24 Ore), “Questo è il mio sangue Romanzo paradossale sulla vita di Yeshùa Christòs” (2022, Gruppo Editoriale Bonanno). Ha pubblicato, in totale, tredici libri, prevalentemente saggi di linguistica e diversi articoli scientifici. I suoi temi di ricerca sono i seguenti: filologia romanza, psicolinguistica, linguistica digitale.

Gli approcci della semantica

Gli approcci della semantica sono molteplici e ognuno di essi si focalizza su una modalità di intendere il significato. Per esempio, la teoria mentalistico-rappresentazionale, riprendendo la tesi aristotelica, ritiene che il significato sia dato dal fatto che i parlanti tendono a rendere le parole in rappresentazioni mentali; il che, se è facile a concepirsi nel caso di parole piene, non lo è altrettanto per le parole astratte o per le parole vuote. Ancora, sempre a titolo d’esempio, l’approccio denotazionale fa dipendere il significato “da un’associazione convenzionale tra parole o frasi e oggetti”, ma, anche in questo caso, resta irrisolto il problema di nomi astratti e parole vuote.

All’interno delle frasi, in base a come esse sono strutturate, una stessa parola può assumere significati differenti

Di là dai limiti evidenziati, il problema di molti degli approcci della semantica, come di quelli citati, è che essi si concentrano più sulla parola che sulla frase, non tenendo conto del fatto che, all’interno delle frasi, in base a come esse sono strutturate, una stessa parola può assumere significati differenti, anche in maniera radicale; il che consente di postulare, dopo il suesposto assunto relativo alla necessità di considerare la semantica come disciplina di risultanza, un nuovo assunto, che si esplica in una “dichiarazione di principio”: non esistono significati assoluti delle parole e le parole, da sole, pur mantenendo un significato di fondo, di fatto, sono prive di senso, senso che può essere compreso appieno solo all’interno del contesto linguistico ed extralinguistico cui appartengono. Potremmo definire questo approccio “funzional-concettuale e pratico-circostanziale”: esso rende conto dei mutamenti semantici che sono dati da tutti quei fenomeni che riconosciamo collettivamente come ‘figure retoriche’. Per esempio, se “lavo un piatto sporco” o “mangio un piatto freddo”, la parola “piatto”, pur avendo lo stesso significato di fondo, ha un senso completamente diverso, a seconda della proposizione che si consideri.

Le due lezioni imprescindibili: quella di Saussure e quella di Ogden e Richards

A ogni modo, quale che sia l’approccio adottato per studiare i significati, occorrerà sempre tenere vive due lezioni imprescindibili: quella di Saussure, che ha sottolineato come i significati veicolati dalle parole sono sempre frutto di aggregazione linguistica, e quella di Ogden e Richards, che hanno prodotto la rappresentazione geometrica del significato attraverso il ‘triangolo semiotico’: da esso si coglie bene come il significato è elemento di mediazione tra significante (l’insieme dei segni tra loro combinati) e referente (la realtà extralinguistica). Non può, infine, sfuggire il fatto che tra significato e significante si instaura un rapporto arbitrario: tale arbitrarietà trova supporto nella tradizione, in cui si realizzano continuità e alterazione, che sono alla base dell’attuale significato delle parole.

compendio_semantica di Francesco Mercadante

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