La storia amara di Giacomo, alunno con disabilità: a scuola con orario ridotto perchè mancano gli assistenti

La storia amara di Giacomo, alunno con disabilità: a scuola con orario ridotto perchè mancano gli assistenti

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Il diritto all’istruzione e all’inclusione rappresentano i pilastri della formazione di ogni bambino. Tuttavia, per Giacomo (nome di fantasia), un bambino affetto da una sindrome genetica rara, queste fondamenta sembrano essere state brutalmente scardinate.

La sua storia, raccontata da La Repubblica, mette in luce le lacune del sistema scolastico, accentuate dalle inadempienze gravi del corpo docenti e dalla burocrazia soffocante.

Giacomo, con una grave disabilità visiva e necessità di assistenza continua, ha vissuto un’odissea scolastica che ha inizio in una scuola di Roma. Qui, alcuni problemi didattici hanno reso l’esperienza scolastica un calvario, portando la sua famiglia a cercare alternative. Nonostante la sua condizione, delineata dall’articolo 3, comma 3, della legge 104, Giacomo ha incontrato porte chiuse e rifiuti da molti istituti.

Il rifiuto della scuola, l’incremento di stereotipie motorie, soliloquio e irritabilità, descritti dalla neuropsichiatra di riferimento, sono stati campanelli d’allarme che hanno spinto la famiglia a ridurre la sua frequenza scolastica. Il loro obiettivo era trovare un ambiente dove l’inclusione e l’integrazione fossero la norma, non l’eccezione.

La famiglia ha affrontato una serie di rifiuti, la maggior parte dei quali non formalizzati, scontrandosi con un muro di burocrazia. Anche un’altra scuola, quella frequentata dai fratelli di Giacomo, non ha offerto risposte positive, nonostante le ripetute sollecitazioni. La politica di apertura e inclusione dichiarata sembra essere rimasta solo sulla carta.

L’unico istituto che ha accolto Giacomo è una scuola a 18 chilometri da casa. Tuttavia, la burocrazia continua a gravare sul suo percorso: figure professionali essenziali per l’integrazione scolastica non sono state ancora assegnate. A oggi, Giacomo può contare solo su una docente di sostegno non specializzata, mentre un operatore Oepac e un tiflodidatta risultano assenti, nonostante siano passate settimane dall’inizio dell’anno scolastico.

La storia di Giacomo riflette una realtà amara. Il diritto allo studio e all’inclusione, principi fondamentali per lo sviluppo e il benessere di ogni bambino, sembrano essere negati totalmente in questa tragica vicenda. Il caso di Giacomo interpella non solo le istituzioni scolastiche, ma l’intera società, sulla necessità di garantire un’educazione inclusiva e qualitativa per tutti, senza eccezioni.

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