Molti giovani, come ad esempio Giuseppe Napoli, un ingegnere meccanico di 28 anni, scelgono l’industria piuttosto che l’insegnamento. Ma perché? A La Repubblica ecco la sua storia.
Giuseppe si è laureato nel 2018 presso l’Università di Palermo e ha presto avviato la sua carriera nel settore industriale. La sua esperienza è stata varia e gratificante, passando da un ruolo di responsabile junior in FCA nel settore delle sospensioni dei motori, a consulente per la Lamborghini nel settore dei materiali compositi. Tuttavia, nonostante la sua formazione e le sue competenze sarebbero di grande valore per il mondo dell’istruzione, Napoli non ha mai considerato seriamente l’insegnamento.
Ma in che cosa consiste la resistenza di Napoli all’insegnamento? Per lui, si tratta principalmente di una questione economica. A soli quattro anni dalla laurea, guadagna tra i 2.400 e i 2.600 euro al mese. Mentre, vede che i docenti, nonostante la fatica, vedono aumentare lentamente i loro stipendi e la loro figura viene spesso offesa. Inoltre, il percorso per diventare insegnante stabile sembra lungo e tortuoso, fra precariato, abilitazione e concorsi.
Napoli ammette di aver considerato l’insegnamento per la possibilità di tornare a lavorare in Sicilia, presso la sua famiglia e i suoi amici. Tuttavia, per il momento, si sente più attratto dal mondo industriale, desideroso di continuare a crescere professionalmente in un ambiente dinamico e stimolante.
La storia di Napoli mette in evidenza i limiti del sistema scolastico italiano nel trattenere giovani talenti nelle sue aule, una questione che richiede un’attenzione seria per garantire che i nostri studenti ricevano un’istruzione di alta qualità da esperti del settore.
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