Pizzaioli, gioiellieri, artigiani, manager, artisti: persone che mai avrebbero immaginato di trovarsi di fronte a una lavagna, oggi mandano la loro Mad, una domanda di “messa a disposizione”, sperando di entrare in aula come maestri.
Un esempio concreto è Stefano, un architetto 43enne di Bologna, che racconta la sua storia a La Repubblica.
Sebbene ami profondamente la sua professione, ha trovato nel sistema scolastico una possibile via d’uscita da un mercato del lavoro incerto. La retribuzione fissa, i contributi, le ferie e la malattia pagate sono attrazioni irresistibili. Tuttavia, Stefano è il primo ad ammettere la sua mancanza di esperienza nel campo dell’insegnamento. Eppure, è pronto a fare il salto, anche se questo significa potenzialmente essere un insegnante di sostegno, un ruolo estremamente delicato e impegnativo.
Questa tendenza nasce da un sistema di selezione che, secondo Stefano, è difettoso. La necessità di insegnanti nelle scuole italiane supera l’offerta, costringendo le istituzioni a guardare oltre le tradizionali graduatorie e a prendere in considerazione candidati provenienti da percorsi professionali differenti.
Giusto che le scuole accettino maestri senza una formazione specifica? Stefano stesso ammette di desiderare per i propri figli insegnanti più preparati e competenti. Tuttavia, in assenza di una soluzione a breve termine, questa tendenza continuerà.
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