La suora uccisa in Mozambico, da 60 anni in Africa. Diceva: «Qui si muore ogni giorno»

La suora uccisa in Mozambico, da 60 anni in Africa. Diceva: «Qui si muore ogni giorno»

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di Andrea Priante

Comboniana, girò in nave attorno al continente. Con il Paese fu amore a prima vista: «In Italia ci si lamenta di tutto, qui la gente vive di foglie di manioca»

«Mi sento parte di quella terra e di quel popolo», raccontava suor Maria De Coppi nell’ottobre scorso. Era appena rientrata in provincia di Treviso, per riposarsi e recuperare le energie che, con l’età, ogni tanto cominciavano a scarseggiare.

Il 22 novembre avrebbe compiuto 83 anni. Era nata a Santa Lucia di Piave e da ragazzina si era trasferita coi genitori a Mareno, appena una manciata di chilometri di distanza. Una famiglia molto devota, la sua. L’idea di diventare missionaria le era venuta da giovanissima e così nel 1963, ad appena 24 anni, era già una suora comboniana decisa a dedicare la propria vita agli altri. I poveri dell’Africa, innanzitutto. «Salii su un mercantile per affrontare un viaggio di 31 giorni. La nave girò intorno al continente fino a portarmi alla meta: il Mozambico». Fu amore a prima vista, tra quella giovane religiosa spinta dalla fede e dalla voglia di costruire qualcosa di buono, e quel Paese poverissimo che all’epoca era ancora una colonia portoghese.

Un amore lungo sessant’anni. «Ho vissuto i momenti più belli e quelli più orribili: la lotta per l’indipendenza, la guerra civile, gli accordi di pace e il periodo della ricostruzione, quando il popolo era finalmente tornato padrone della sua terra», ricordava in un’intervista a La Tenda Tv, il canale d’informazione della Diocesi di Vittorio Veneto che ieri riproponeva quasi fosse un testamento spirituale, quel dialogo con la suora ammazzata due sere fa a Chipene. «In Mozambico la gente è senza cibo, ci sono missionari che sopravvivono mangiando solo foglie di manioca. Poi arrivo in Italia e incontro persone che hanno tutto ma non fanno che lamentarsi…».

Di recente aveva anche ottenuto la cittadinanza e il visto permanente che le permetteva di spostarsi tra l’Italia e l’Africa senza grosse difficoltà. «Undici mesi fa — ricorda Pietro De Coppi — si è presentata qui a Treviso con ai piedi un paio di sandali che aveva recuperato al macero. Mia cugina era fatta così, povera tra i poveri, sempre al servizio degli altri».

Sapeva che neppure la missione era più un luogo sicuro: «Anni fa — raccontava — sono sopravvissuta a un agguato: i guerriglieri spararono contro la colonna delle nostre auto, uccidendo 17 persone. Io mi salvai buttandomi a terra e poi arrivò un angelo vestito da soldato, mi caricò sulle spalle e mi portò in salvo». Lo scorso autunno, concluso il periodo di riposo, non ci aveva pensato un attimo ed era salita sul primo volo che l’avrebbe riportata nella provincia di Nampula, al nord del Paese, dove i religiosi gestiscono il convitto e offrono cibo e istruzione ai giovani del posto. Il luogo in cui i jihadisti le hanno sparato mentre parlava al telefono con la nipote e le chiedeva di pregare per il popolo del Mozambico.

«Gli ultimi due anni sono i più difficili — raccontava — i guerriglieri uccidono, distruggono le scuole e le chiese. E la gente muore oppure scappa nella foresta». Le milizie dei fondamentalisti islamici stanno mettendo in ginocchio il nord del Paese. «Non è chiaro perché ci sia questa guerra — rifletteva — le uniche certezze sono che proprio in quella zona ci sono i grandi giacimenti di gas gestiti dalle multinazionali dell’Occidente e che il governo ha un ruolo in tutta questa violenza. Per il resto ognuno ha la propria teoria». In fondo a lei non importavano gli equilibri economici e le oscure manovre politiche. «Il risultato, però, è che in Mozambico si muore ogni giorno».

7 settembre 2022 (modifica il 7 settembre 2022 | 23:05)

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, 2022-09-07 21:16:00, Comboniana, girò in nave attorno al continente. Con il Paese fu amore a prima vista: «In Italia ci si lamenta di tutto, qui la gente vive di foglie di manioca» , Andrea Priante

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