La verità dal fronte: bombe, distruzione e vittime. Il Cremlino rivela il suo vero scopo

La verità dal fronte: bombe, distruzione e vittime. Il Cremlino rivela il suo vero scopo

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di Andrea Nicastro, inviato a Zhaporizhzhia

Il Cremlino dice di «aver raggiunto gli obiettivi» e rivela il vero scopo dell’invasione: il Donbass . C’è una guerra che si combatte e una che si racconta. Quella vera è fatta di raid aerei, missili, cannoneggiamenti e movimenti di tank che provocano morti e feriti

Mosca insiste. Il fronte nord non è più cruciale. Anzi, siccome i «risultati voluti sono già stati raggiunti», può iniziare il ripiegamento delle truppe in vista del vero obbiettivo dell’«operazione speciale» lanciata sull’Ucraina che «era e resta» la «liberazione del Donbass». Igor Konashenkov è il generale portavoce del ministero della Difesa russo, tocca a lui, nella serata di ieri, insistere sulla «drastica riduzione dell’attività militare» annunciata martedì al tavolo negoziale di Istanbul e non ancora visibile sul terreno. Altro annuncio: la Russia sarebbe pronta a dichiarare un cessate il fuoco temporaneo a Mariupol e ad aprire un corridoio umanitario verso Zaporizhzhia a condizione che Kiev soddisfi determinate condizioni.

«Obiettivi raggiunti»

«Abbiamo eseguito tutti i compiti sulla direttrice Kiev- Chernihiv e ora stiamo spostando le truppe. Fin dall’inizio, il piano era di costringere il nemico a concentrare le sue forze per difendere grossi centri abitati, bloccarlo sul campo di battaglia, senza dare l’assalto alle città per evitare perdite tra i civili. Volevamo degradare le forze armate del regime di Kiev e impedirgli di utilizzare queste forze nella direttrice principale della nostra operazione, cioè il Donbass. Tutti questi obiettivi sono stati raggiunti. Ormai abbiamo il pieno controllo delle linee di comunicazione e di rifornimento, abbiamo distrutto i magazzini militari, i centri di addestramento dei mercenari, gli aeroporti e i sistemi contraerei. Con la assoluta superiorità aerea e con moderni mezzi di alta precisione, abbiamo preparato la fase conclusiva dell’operazione». Mosca dice di non aver mai voluto prendere Kiev, di non essere mai andata a caccia dei «nazisti e drogati che governano l’Ucraina», forse si è anche dimenticata di aver invocato il «golpe militare» contro Zelensky e il suo governo e si limita a rivendicare come obbiettivo la «liberazione del Donbass». Pare la volpe e l’uva, ma ugualmente è la prima volta che i generali di Putin usano certe espressioni: «Eseguiti tutti i compiti» e, soprattutto, «fase conclusiva dell’operazione». Comunque la si voglia vedere, c’è ragione di sperare che un passo verso un cessate-il-fuoco sia stato fatto.

La realtà sul terreno

C’è una guerra che si combatte e una che si racconta. Quella vera è fatta di raid aerei, missili, cannoneggiamenti e movimenti di tank. I russi sfruttano il vantaggio degli aerei spia, dei droni e dei puntamenti da remoto, di un arsenale virtualmente illimitato. Con la sua guerra, Mosca ha spianato migliaia di palazzi, invaso circa un quinto del Paese «fratello», ma non ha raggiunto ancora alcun risultato decisivo. Tanti morti, nessuna vera conquista. Una guerra orrenda. A Mariupol, è stata bombardata la sede della Croce Rossa con il simbolo chiaramente visibile sul tetto. Stessa sorte per la rappresentanza dell’Unione europea. Entrambi gli edifici erano stati evacuati. A Irpin e Chernihiv, proprio dove la pressione russa avrebbe dovuto diminuire, il sindaco della prima cittadina parla di almeno 200 civili uccisi dall’inizio dei combattimenti, quello della seconda di «centomila civili intrappolati sotto le bombe con viveri per meno di una settimana». Meno verificabile l’accusa di Kiev secondo la quale nella città sul mare d’Azov una donna è stata violentata sino alla morte davanti al suo bambino di sei anni. Al piccolo sarebbero venuti i capelli bianchi per lo choc. Nella guerra delle parole, Putin ha continuato ad aumentare il livello della minaccia mano a mano che i risultati sul terreno non si rivelavano quelli sperati. È arrivato a evocare lo spettro dell’arma atomica per far sapere a tutti che non ammetteva interferenze. Martedì a Istanbul, però, una prima inversione di tendenza. Al tavolo organizzato dal turco Erdogan è spuntata l’espressione inedita di «riduzione dell’attività militare». Il viceministro della Difesa, il generale Aleksandr Fomin, ha detto che «dal momento che le trattative sulla neutralità e la denuclearizzazione dell’Ucraina passano su un piano pratico», per «aumentare la reciproca fiducia, ridurremo drasticamente l’attività militare in direzione di Kiev e Chernihiv». Poi arriva la notte e l’armata del presidente Vladimir Putin è vero, arretra di alcune posizioni, è vero fa ripiegare alcuni gruppi di combattimento verso le basi in Bielorussia, ma bombarda ancora di più che nelle notti precedenti. Il messaggio di buona volontà al tavolo negoziale di Istanbul si concretizza in macerie di altri palazzi, terrore e vite umane perdute.

La delegazione

Invece di continuare il dialogo, la delegazione russa lascia Istanbul «per consultazioni», nel pomeriggio il Cremlino fa sapere che i colloqui non hanno prodotto nulla di «molto promettente», che «c’è tanto lavoro da fare» anche se è «positivo» il fatto che gli ucraini abbiano «finalmente iniziato a mettere per iscritto le loro proposte». Nel mondo delle realtà alternative russe («Mosca non è una minaccia per nessuno» e «non deve preoccupare il fatto che spostiamo soldati nel nostro territorio» diceva il portavoce del Cremlino prima dell’invasione) si può anche annunciare «la drastica riduzione» degli attacchi sul fronte nord e poi aumentare il numero di bombe.

La propaganda

Si può bombardare interi quartieri o un’intera città e poi sostenere che non si è dato «l’assalto alle città per evitare perdite tra i civili» o che sono stati usati «moderni mezzi di alta precisione». Si possono assoldare 15 mila mercenari siriani a tariffe variabili (3 mila euro nelle retrovie, 5 mila in prima linea e 15 mila in caso di morte) e spiegare che il ridispiegamento dal fronte Nord a quello del Donbass era assolutamente in linea con i piani. Resta però il fatto che, per la prima volta da un mese a questa parte, Mosca ha definito con sufficiente chiarezza la priorità dell’invasione: il Donbass

30 marzo 2022 (modifica il 30 marzo 2022 | 23:06)

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, 2022-03-30 23:40:00, Il Cremlino dice di «aver raggiunto gli obiettivi» e rivela il vero scopo dell’invasione: il Donbass . C’è una guerra che si combatte e una che si racconta. Quella vera è fatta di raid aerei, missili, cannoneggiamenti e movimenti di tank che provocano morti e feriti, Andrea Nicastro, inviato a Zhaporizhzhia

Pietro Guerra

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