La vicepremier ucraina Iryna Vereshuchuk: «Bene l’aiuto di papa Francesco, ma fate l’embargo contro Putin»

La vicepremier ucraina Iryna Vereshuchuk: «Bene l’aiuto di papa Francesco, ma fate l’embargo contro Putin»

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di Lorenzo CremonesiIntervista a Iryna Vereshuchuk: «Siamo grati agli europei per gli sforzi, ma i sostegni più utili restano l’embargo economico e il blocco del gas. Questa resta la prova più tangibile del vostro sostegno» DAL NOSTRO INVIATOZAPORIZHZHIA — «Saremmo ben contenti se il Papa aiutasse i colloqui tra noi e la Russia. Prima, però, dovrebbe ascoltare le nostre ragioni di vittime aggredite», dice la vicepremier ucraina Iryna Vereshuchuk. La incontriamo nel piazzale del centro sfollati di Zaporizhzhia, mentre attende l’arrivo del convoglio umanitario con gli evacuati dalle acciaierie di Mariupol. E a lei chiediamo una reazione alle dichiarazioni di Francesco al Corriere circa un suo possibile ruolo per cercare di rimettere in moto il processo di pace tra Kiev e Mosca. Ritiene sarebbe utile un incontro tra il Papa e Putin? «Il Papa è un leader indipendente, una delle personalità più rilevanti sulla scena mondiale e non sta certo a noi dire cosa dovrebbe fare. Io posso unicamente sperare che abbia informazioni aggiornate e obbiettive sulla situazione nel nostro Paese. E auguro con tutto il cuore che possa sentire con attenzione la nostra voce. Per noi in questo momento tanto drammatico sono importanti le azioni più che le parole o le preghiere. Qui ogni giorno muoiono civili, vengono uccisi donne e bambini». Cosa suggerisce in pratica? «Mi auguro che prima di tutto il Papa possa condividere il suo pensiero e la sua parola non solo con le preghiere da Roma, ma venire a vedere la situazione qui nel nostro Paese, per capire che proprio qui si trovano le vittime di una gravissima aggressione militare, mentre dall’altra parte sono i persecutori violenti. Che il Papa intenda vedere Putin mi sembra sia un suo diritto fondamentale, per noi è importante che comprenda le nostre ragioni e le nostre verità». Crede che il successo di questo convoglio oggi possa fare sperare in una ripresa del dialogo diplomatico? «Lo spero, sarebbe positivo partire da oggi per rilanciare la pace. Ma prima di tutto i convogli umanitari devono avere pieno successo. Ci sono altre centinaia di civili nella Azovstal che vanno salvati e attendiamo che ciò avvenga il prima possibile. Domani proveremo con un altro convoglio per Mariupol. Oggi i russi hanno comunque infranto parecchi accordi». La diplomazia europea e italiana può aiutare? «Gli europei fanno ciò che possono, apprezziamo i loro sforzi. E intendo ringraziare direttamente l’Italia, che assieme al lavoro diplomatico aggiunge il calore umano del soccorso ai nostri profughi fuggiti all’estero. Penso però anche che oggi il miglior aiuto europeo alla causa dell’Ucraina libera e indipendenti resti l’embargo economico e il blocco totale alle importazioni di gas e petrolio russi. Questa resta la prova più tangibile del vostro sostegno». Cosa pensa sia il futuro dei circa duemila soldati ucraini, compresi i loro feriti e i combattenti volontari del Battaglione Azov, ancora bloccati nei tunnel della Azovstal? «I corridoi umanitari, in questo momento, sono gestititi dall’Onu assieme alla Croce rossa internazionale e loro si occupano dei civili. Ovviamente il nostro governo sta anche preoccupandosi di salvare i soldati assieme ai loro feriti, almeno una quarantina sono in condizioni molto gravi. È una situazione difficile, potrebbero aiutare Stati terzi. Per esempio, so che la Turchia si è offerta volontaria per cercare una soluzione. L’evacuazione in Turchia dei nostri soldati assieme ai feriti potrebbe essere una soluzione. Però occorre fare in fretta, i russi hanno ripreso a bombardare molto duramente». Perché sostiene che i russi non hanno rispettato appieno gli accordi per l’evacuazione? «I russi hanno continuato a fare pressione sugli evacuati affinché non venissero verso le linee ucraine. Nel villaggio di Bezimenne, nella zona del Donbass orientale sotto il loro controllo, hanno creato un campo di cosiddetto “filtraggio” degli evacuati, esattamente come facevano i nazisti durante la Seconda guerra mondiale per controllare i flussi di civili. I russi tutto il tempo hanno inoltre cambiato i termini degli accordi, compreso le ore degli incontri e le modalità di spostamento degli autobus. La Croce Rossa non ha mai ricevuto alcuna documentazione sui civili presi in ostaggio dai soldati russi. Sappiamo anche che danno la caccia attiva ai nostri leader politici locali, almeno dieci nella regione di Kherson sono oggi imprigionati». 4 maggio 2022 (modifica il 4 maggio 2022 | 11:58) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-05-04 09:59:00, Intervista a Iryna Vereshuchuk: «Siamo grati agli europei per gli sforzi, ma i sostegni più utili restano l’embargo economico e il blocco del gas. Questa resta la prova più tangibile del vostro sostegno», Lorenzo Cremonesi

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