di Andrea Pasqualetto
Parla l’infermiere soccorritore che ha portato in salvo la famiglia milanese. «Credevo che il bimbo fosse morto… La madre si è ripresa solo al pronto soccorso e si è messa a urlare. Il padre tremava, non ha detto una sola parola»
«Dall’elicottero mi sembrava un bambolotto posato sul ghiaccio. Quando sono sceso ho capito che era un bambino. Piccolissimo. Non si muoveva, non parlava, non dava segni di vita. Ho pensato che fosse morto. L’ho legato e portato a riva…».
Franz Gruber ne ha viste tante in trent’anni di soccorsi fra le cime delle Dolomiti. «Ma un intervento del genere non mi era ancora capitato, così complicato, così a rischio». Gruber è l’infermiere dell’Ospedale di Bressanone che si vede appeso all’elicottero della Provincia di Bolzano intento a soccorrere la famiglia finita nelle acque gelide di Braies. Camminavano sul lago ghiacciato quando la lastra si è rotta e loro sono finiti dentro, madre, padre e bambino di quattro mesi. È stata l’impresa più ardua che Gruber ricordi.
Signor Gruber, partiamo dall’inizio, è arrivata questa chiamata, cosa vi aspettavate?
«Dicevano che c’erano diverse persone da recuperare nell’acqua del lago. Siamo partiti velocemente in quattro da Bressanone, il pilota, l’anestesista, il tecnico dei verricello e io. L’equipaggio di base. Bisognava fare presto perché l’acqua ghiacciata non perdona e questa gente rischiava l’ipotermia. Nicola ha messo in moto le pale, Alberto ha preparato il verricello e via. Un volo di circa dieci minuti».
Arrivati sul posto cos’avete visto?
«C’erano queste teste che spuntavano dal ghiaccio. Erano tre e poi il bambino che qualcuno aveva tirato fuori dall’acqua e messo lì. Rispetto a quello che sapevamo c’era quindi una persona in più».
Era il giovane albanese che si è buttato a soccorrerli?
«Era lui».
Cos’avete fatto quindi?
«Io mi sono attaccato al verricello e sono sceso di 10-15 metri. Ho preso subito il bambino e ci siamo spostati sulla sponda. Poi sono tornato dagli altri. Prima la madre. Era stremata, si capiva che stava per cedere. Ho cercato di tirarla fuori per appoggiarla sul ghiaccio ma il ghiaccio non teneva e allora ho cambiato sistema. Sono entrato nell’acqua e le ho messo una corda intorno al corpo per agganciarla, mentre Alberto mi abbassava e mi alzava per non stare troppo sotto. Poi ci ha alzati un po’ di più e siamo andati a riva. Abbiamo strisciato con i piedi sul ghiaccio, l’unica chance che avevamo per fare presto».
È andata così anche per gli altri due?
«Sì, il marito era leggermente più in forze della signora, il ragazzo stava meglio di tutti».
Cosa dicevano?
«La madre ha cominciato a capire cos’era successo solo al pronto soccorso. Quando ha visto che non c’era il bambino si è messa a urlare disperata».
Il padre?
«Lui era sotto choc e tremava tutto. Non ha detto mai una parola ma si capiva dagli occhi che sentiva di aver fatto una sciocchezza (i genitori sono stati segnalati alla procura dagli investigatori, ndr)».
Cosa pensa di questi turisti che camminano sul lago ghiacciato?
«Mi sembra ci voglia poco a capire che non si può fare quando il ghiaccio è sottile».
Lei ha avuto problemi?
«Un problema alle dita che si sono assiderate. Ma sono abituato a queste cose».
Ha famiglia?
«Tre bambini… erano preoccupati perché avevano saputo che stavo andando lì. Ma tutto è bene quel che finisce bene».
Poteva finire in tragedia
«Se non c’erano un bravissimo pilota e un bravissimo verricellista e anche un po’ la mia esperienza penso che quelle persone sarebbero morte. Per come li ho visti non potevano resistere un solo minuto in più. Ma ora sono vivi e noi siamo felici».
19 aprile 2022 (modifica il 19 aprile 2022 | 21:16)
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, 2022-04-19 22:08:00, Parla l’infermiere soccorritore che ha portato in salvo la famiglia milanese. «Credevo che il bimbo fosse morto… La madre si è ripresa solo al pronto soccorso e si è messa a urlare. Il padre tremava, non ha detto una sola parola» , Andrea Pasqualetto