Inviata da Luigi Talienti – La Comunità Educante oggi è chiamata, ancor di più, ad esercitare adeguatamente una funzione sociale che vada al di là della funzione didattico-educativa. Di guisa, in qualità di Agenzia di Socializzazione formale, deve promuovere la formazione e la cittadinanza attiva dello studente e del futuro cittadino.
Solo così l’Istituzione potrà assurgere al meglio al suo ruolo, creando le basi per l’attivazione di un processo di riqualificazione di cui noi tutti necessitiamo. I banchi di scuola devono dare slancio ad un cambiamento radicale di cui tutti gli attori sociali e istituzionali debbano sentirsi protagonisti attivi e non comparse.
La Scuola deve promuovere sinergie, alleanze educative e patti di comunità, solo così potrà ambire al raggiungimento di traguardi ambiziosi e di rilevanza sociale, che vanno ben oltre l’erudizione dello studente. In tale direzione, potrà mettere in campo azioni votate al contrasto della dispersione, implicita ed esplicita, della devianza e della microcriminalità.
Nel periodo post-covid, si assiste ad un forte implemento di accadimenti lesivi dell’ortodossia scolastica ed in contrasto con i principi che sovraintendono il regolare svolgimento della vita comunitaria. Gli effetti pandemici hanno indotto distanziamento e la sana costruzione di relazioni personali positive, quest’ultime strutturabili solo in presenza. Il ritorno nelle aule è stato complesso e articolato ed ha necessitato di un sopporto di ineludibile importanza, ovvero una azione di scolarizzazione che ha fatto trasparire effetti nevralgici. Molti ragazzi si sono resi artefici di condotte non positive e sanzionabili nel rispetto dello statuito dei Regolamenti d’Istituto. Studenti che devono essere sensibilizzati al rispetto delle regole, anche attraverso l’applicazione di una sanzione, che abbia efficacia rieducativa ai sensi e per gli effetti dell’art. 4,
accapo n. 5, del DPR 249/98. Pertanto, allontanarli da Scuola rappresenta una soluzione illogica e non consona alla ratio di un processo di crescita che deve essere orientato e supportato.
Ogni ragazzo rappresenta una propria specificità e tale connotazione rappresenta un arricchimento del contesto classe,
quest’ultimo da considerarsi, in senso metaforico, come un puzzle la cui composizione sarebbe impossibile ove vi fossero solo pezzi uguali. Ai ragazzi non bisogna dare la stessa cosa, si cadrebbe in una applicazione discriminatoria del principio di uguaglianza, ma a ciascuno si deve dare ciò di cui necessita. E’ necessario che il docente riesca a solcare la sfera intima, spesso invalicabile, del discente in modo da entrare, attraverso i suoi insegnamenti, nel cuore e nella mente dello studente. Solo così si potranno costruire proficui percorsi orientativi e oltrepassare le barriere del disorientamento. La Scuola deve essere punto di
riferimento forte e imprescindibile e deve promuovere il successo scolastico del discente e l’affermazione di un progetto di vita che sia consono alle sue propensioni.
Al fine di evitare l’insorgenza di danni scolastici e danni pedagogici, neologismi annoverabili nell’innovativa nomenclatura di una Scuola progressista e affermati nell’orientamento ermeneutico di alcune sentenze rientranti nell’alveo della giustizia amministrativa, la Comunità Educante deve promuovere alleanze educative in senso orizzontate con le famiglie e il territorio, in modo da consolidare la trasmigrazione dal progetto formativo al progetto di vita, quest’ultimo di più amplia portata.
Contrastare il disagio non significa solo reprimere e sanzionare gli effetti ma significa prestare attenzione alle cause e agire per prevenirle. Un ragazzo fuori dalla scuola e privo di ogni altro punto di riferimento interiorizzerebbe solo una
regola, ovvero che non esistono regole, segnando il passaggio dalla condotta indisciplinata alla consumazioni di atti contra legem.
E’ utile sottolineare, in tale ottica il Ruolo del Docente, declinato nell’ambito del giano bifronte dei diritti e dei doveri nel CCNL, ma dipinto e sancito, in più amplia dimensione nell’art. 33 della Costituzione. Un Libero professionista, per antonomasia, che deve facilitare, includere, coordinare, orientare, costruire la conoscenza, trasmettere valori e tessere relazioni con famiglie e territorio. Relazioni, virtuose e non virtuali, che permettono di conoscere l’io più nascosto dei ragazzi, strutturando, per l’effetto, strategie innovative e coinvolgenti, capaci di oltrepassare le zone d’ombra e dare luce ad un percorso di vita che va ben oltre il percorso scolare.
La Comunità educante deve utilizzare l’errore e l’inciampo, non come il presupposto di allontanamento, ma come premessa della nascita di un bella storia. L’Europa ci raccomanda, in maniera reiterata, di abbattere l’elevate ed allarmanti percentuali di precoce abbandono scolastico, principio ribadito nell’Agenda 2023 e la Scuola, inevitabilmente, rispetto a ciò deve rispondere presente, andando oltre il limite della competenza Istituzionale, oltre la scuola medesima, oltre il tempo scuola. Per spingersi
oltre, pertanto, deve creare sinergie, stimolare relazioni positive, strutturando un modello educativo forte ed efficace, non ipotizzabile nell’ottica dell’agito individuale. Deve essere volano di cambiamento e, in soverchio ossequio con la legge 107/2015, deve collocarsi al centro del territorio, riconoscendone criticità e punti di forza. L’efficacia della sinergia interistituzionale, in tale dimensione prospettica, deve essere consolidata ed ampliata, in quanto certi valori e principi hanno valenza trasversale ed universale e non possono essere demandati alla singola competenza di alcuni, ma alla trattazione di tutti.
Le giovani generazioni devono essere accompagnati nel consolidamento di uno spirito identitario che possa legarli alla
Scuola e al territorio. Questa è la strada maestra del cambiamento, questa è la prospettiva di una rivalsa sociale e di una rinascita. Tutti insieme si può….tutti insieme si vince…..
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