Un movimento, l’atto che lo esprime e le conseguenze che provoca. Oltre a una miriade di derivazioni per forma, significato e allusioni. Chiss se i nostri trisavoli, quando hanno inventato la lancia (le prime tracce trovate in Sudafrica risalgono a circa 200.000 anni fa) potevano mai immaginare il manicomio che ne sarebbe seguito.
Tanto per offendere. Davvero pochi i dubbi sul motivo di quell’invenzione: una punta tagliente collegata ad un’asta era perfetta per poter colpire a distanza. In primo luogo le prede della caccia, molto presto anche i simili con cui regolare i conti in sospeso. La lancia un’arma usata fin dagli esordi della nostra specie, per molti secoli ha avuto un ruolo di grande prestigio, tanto da contraddistinguere i cavalieri che potevano usarla dalla pi semplice picca riservata ai fanti. Per spodestarla c’ voluta l’invenzione della polvere da sparo e quindi delle armi da fuoco.
Tradizione chiara, di origine oscura. C’ un immediato riferimento per assonanza e comunanza di significato alla parola latina lancea, ma non pochi studiosi suggeriscono una precedente origine gallica o celtica. Nessun dubbio che abbia dato nome allo strumento nato per essere scagliato lontano in modo da colpire il bersaglio rimanendo ad una prudente distanza.
Ci voleva un verbo. Cos lanciare entrato con prepotenza e autorevolezza in ogni discorso. Allontanandosi anche molto dalla dimensione della caccia o della guerra. Tanto che noi lo usiamo regolarmente quando appallottoliamo un foglio di carta e cerchiamo (di solito senza successo) di centrare il cestino della spazzatura. Ma lo spirito nato da quel movimento, la rapidit, l’energia e la sensazione di un atto che comincia ed destinato ad avere uno sviluppo, hanno regalato a questo verbo una quantit di significati figurati. Per esempio, utile per indicare la partenza, all’unisono, dei cani che vengono lanciati alla ricerca della selvaggina oppure dei cavalli in una gara di galoppo. Cominciamo a lavorare sul computer lanciando il programma di avvio. Il senso dell’accelerazione molto presente, tanto da indurci a lanciare un’automobile a forte velocit. Nel senso di favorire, dare un avvio, si possono lanciare idee, proposte, un nuovo prodotto, una campagna pubblicitaria. E normalmente lanciamo parole, discorsi, persino insulti quando siamo molto arrabbiati. Meno male che lanciamo sguardi teneri quando qualcosa ci commuove.
Per arrivare al sostantivo. E finalmente siamo arrivati al nostro lancio, che vuole proprio descrivere l’atto del gettare. Per esempio, quando siete tornati a casa dopo la prova di italiano della maturit ed entrati in camera avete fatto il lancio del dizionario sul letto. Atto liberatorio con conseguenze limitate. Diverso l’ambito sportivo dove esistono proprio delle discipline come il lancio del peso, del disco, del martello o il lancio del giavellotto e abbandonando l’atletica leggera anche nel calcio esiste il lancio quando un giocatore vuole passare la palla ad un compagno distante per dare nuove prospettive all’azione. Per non parlare del baseball dove il lancio della palla verso il battitore avversario proprio il cuore dell’azione, da cui nasce tutto lo sviluppo del gioco. Molto meno giocoso il lancio dei sassi, che quando arrivano fanno molto male. E tragico il lancio delle bombe dagli aerei e dei siluri verso le navi.
Combinazioni aggressive. Con queste premesse il lanciare si lanciato in una serie di parole composte dove la seconda parte doveva solo chiarire cosa veniva scagliato: sono nati cos il lanciafiamme, il lanciagranate, il lanciamine, il lanciamissili, il lanciarazzi, il lanciasiluri. Per fortuna esiste anche il meno aggressivo lancia piattello. Anche se bisogna riconoscere che una volta lanciato anche il piattello diventa l’obiettivo verso il quale sparare con la maggiore precisione possibile.
Modi di dire. L’uso quotidiano della lancia c’ rimasto talmente dentro da aver partorito una serie di locuzioni ancora efficaci nel loro significato metaforico, del tutto fuori tempo se esaminate letteralmente. Si parte lancia in resta, quando si affronta risolutamente un’impresa. E se vogliamo difendere qualcosa o qualcuno da un’accusa che ci sembra particolarmente ingiusta, ci affrettiamo a spezzare una lancia per lui. Meno male che l’immagine figurata, pensate che figura se dovessimo farlo sul serio.
Senza non vedo l’ora. Il diminutivo pi diffuso, in un femminile che vuole vezzeggiarlo un po’, ce l’abbiamo sott’occhio ogni momento. Quelle piccole stanghette che partono dal centro del quadrante per indicare i numeri posti sul margine. S, sono le lancette dell’orologio (analogico) ad averci rivelato che ore fossero (e che minuti, quella pi lunga, e che secondi la pi fine e veloce) almeno fino all’avvento degli orologi digitali.
La forma e la sostanza. Non ho trovato spiegazioni certe, n ricostruzioni attendibili, solo una serie di ipotesi su come abbia fatto una lancia a conquistarsi spazio per indicare una piccola imbarcazione. Anzi per la precisione lancia viene usato spesso per indicare le scialuppe di salvataggio che si trovano sulle navi pi grandi. Il dizionario Treccani spiega l’origine di questo nome come una allusione alla forma acuta della prora e alla velocit di queste imbarcazioni. Quello che non discutibile il contrasto tra la natura offensiva della lancia come arma e quella difensiva della lancia come barca di salvataggio. Insomma, il quadro completo.
Piccola digressione sui nomi. Non ci sono nomi nati da derivazioni immediate in italiano dalla lancia. In ambito anglosassone invece avuto una certa fortuna il nome Lance (forse il personaggio pi noto stato un ciclista americano, Lance Armstrong), anche se l’origine autentica sembra farlo risalire al protogermanico land (terra), da cui l’italiano Lando. Secondo le leggende dell’etimologia popolare invece piena di lance la storia fantastica di Lancillotto, cavaliere della corte di Re Art, amante della regina Ginevra. Compare nelle storie del ciclo bretone di Chrtien de Troyes e le ipotesi sull’origine sono le pi diverse da Lance figlio di Lot, ad un riferimento all’ebraico Aziloth (nobile). Ma Lancillotto senza una lancia non s’ mai visto e per l’interpretazione popolare bastava e avanzava. Una piccola fortuna, soprattutto in Toscana, ha avuto la variante Lanciotto. Vista l’origine eroica del nome vale la pena ricordare un vero eroe, Lanciotto Ballerini, un partigiano di Campi Bisenzio (Firenze) promotore di una delle prime brigate garibaldine, morto in uno scontro con fascisti e nazisti nel gennaio 1944.
E invece sui cognomi. Diverso il caso del cognome Lancia, molto diffuso nell’Italia centrale e in Piemonte. Proprio a Torino il 27 novembre 1906, Vincenzo Lancia, figlio di un imprenditore della Valsesia, fond la casa automobilistica che prese il suo cognome. La Lancia, specializzata in auto di lusso, venne acquistata dalla Fiat nel 1969 e ancora oggi un marchio automobilistico riconosciuto. Fa parte del gruppo Stellantis.
Una variabile intensiva. Concludiamo questo viaggio lanciati nel mondo dei derivati dalle lance dei nostri nonni, con un verbo, slanciare. Per una volta il prefisso s non vuole esprimere un’azione contraria (pensate a sfiorire, slegare) e non ha un valore privativo o di uscita ( figlio diretto del prefisso latino ex) o di allontanamento (sconfinare, sfuggire). In questo caso ha un valore intensivo, vuole sottolineare il verbo che accompagna. ha l’ambizione di evidenziare e accentuare il movimento dell’azione: ci si slancia all’inseguimento, indica un gettarsi con impeto. Con una particolare attenzione all’altezza, al protendersi. Quella ragazza ha una figura slanciata. Quella guglia del duomo si slancia verso il cielo. Per prendere lo slancio serve sempre una rincorsa. Per uno slancio di generosit essenziale non essere aridi e avari. Per uno slancio d’amore – inutile girarci intorno – serve essere innamorati. Ed un gran bel lanciarsi.
28 giugno 2023 (modifica il 28 giugno 2023 | 18:15)
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