l’editoriale
Mezzogiorno, 15 marzo 2022 – 09:44
Tra Puglia e Russia
di Michele Cozzi
Per lo scrittore canadese Douglas Coupland «quasi tutti abbiamo soltanto due o tre momenti davvero interessanti in tutta la vita, il resto è solamente un riempitivo». Eppure questo squarcio di nuovo millennio ai nostri giovani ha imposto una pandemia, una vita senza vita, una sorta di flagello medievale che sembrava non far più parte delle “magnifiche sorti e progressive” del cittadino figlio del canone occidentale e, in questi giorni, nientemeno che una guerra alle porte di casa. Altro che vita piena di riempitivi. In poco più di due anni una generazione rischia di giocarsi due bonus (anzi, malus) in grado di rimettere in discussione piccole e grandi certezze. Uno scenario che emerge dal grido di dolore, dallo smarrimento, del sindaco di Bari, Antonio Decaro, alla domanda innocente della piccola figlia: «Papà, che sta succedendo?». E cosa rispondi ad una generazione alla quale la narrazione dominante ha fatto intendere che la vita sia priva di insidie, di dolori, di preoccupazioni, fino a minimizzare la stessa idea della morte?
No, improvvisamente la realtà sta ponendo a giovani e meno giovani la più antica saggezza: la vita non è un circo Barnum, ma una lunga lotta per la sopravvivenza. La parabola della teoria dei pesciolini che non conoscono cosa sia l’acqua (David Foster Wallace) rappresenta la più chiara rappresentazione della nostra, contemporanea, perdita di memoria.
La democrazia, come l’acqua per i pesciolini, ci appare come una conquista definitiva, e non come un bene da difendere, anche a costo della propria vita. Un monito inascoltato dai pacifisti che non distinguono tra aggressore e aggredito e pontificano dal salotto di casa. Lo smarrimento della società degli adulti emerge dalle parole della politica, che mostra l’incapacità di comprendere la tempesta del nuovo tempo, e tende a ragionare con gli schemi del Novecento.
Così da un lato il presidente della Regione Puglia conia una nuova categoria della politologia, la diplomazia nicolaiana per pervenire alla pace, dall’altro il sindaco di Bari rinnova il sentimento di amicizia tra pugliesi e russi – che nessuno mette in discussione -, e difende la statua del Santo, con tanto di targa firmata da Putin, donata dal presidente della Federazione russa. Per non parlare del patriarca russo al quale il sindaco intendeva donare le chiavi della città di Bari, che ha parlato di “guerra giusta” contro la lobby gay dell’Occidente. Ma Emiliano e Decaro sono in buona compagnia: è tutta la politica italiana che negli anni, per piccoli o grandi interessi di bottega, ha girato la testa dall’altra parte, coltivando rapporti di affari, in nome della geopolitica, con un autocrate illiberale per autodefinizione («il liberalismo è un’idea superata»). Dimenticando, così, il Virgilio dell’Eneide: timeo Danaos et dona ferentes (temo i greci anche quando recano i doni). Invece i doni sono stati accettati. E così da un lato la comunità internazionale pone le sanzioni e dall’altro finanzia la guerra di Putin comprando il gas russo. E’ vero, la «politica è sangue e merda», come dice Rino Formica, che alcuni giorni fa ha festeggiato i 95 anni. Ma comunque, sarebbe bene tenere fuori San Nicola dalle miserie umane.
15 marzo 2022 | 09:44
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, 2022-03-15 08:45:00, Tra Puglia e Russia,
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