Sofia Goggia, famosa sciatrice alpina italiana e campionessa olimpica atleta delle Fiamme Gialle, ha raccontato, ai microfoni de La Repubblica, in un’intervista uscita oggi, 19 maggio, la sua esperienza a scuola, tra bullismo, ricordi, aneddoti e ostacoli, spiegando qual è il suo rapporto, in generale, con i risultati.
“Non credo di essermi mai goduta un risultato nella vita. Ho sempre vissuto la vittoria come un compito fatto per passare subito al successivo. Questa idea che la gara più importante sia sempre la prossima l’ho trasferita in tanti aspetti della mia vita. Non riesco a vivere dimensioni e ritmi separati. Mi fa schifo la mediocrità. Io non faccio il compitino. Se hai dato tutto, ogni risultato va bene”, queste le sue parole sulle vittorie e sui risultati.
Ed ecco la sua esperienza a scuola: “A scuola sono stata sospesa per risse. Avevo una certa aggressività repressa. Forse per la voglia di emergere. Sono stata sempre bullizzata. Anche perché ero un po’ trasandata. Mai avuto una vita sociale. No adolescenza, no feste, solo, sempre tutto per avere una vita sugli sci. È stata una scelta”.
“A 30 anni capisco di aver vissuto poco con spensieratezza e mi manca. Io sono un soldatino che esegue le cose da fare. Sono tante e non mi risparmio. Non mi lasciano mai stare. Mio padre, credo sia uno dei pochi genitori che dice alla figlia: ‘Sofia, vorrei che ti divertissi di più, assapora il valore della gioventù. Le gioie non te le sai godere, non voglio che ti ritrovi a rimuginare’”, ha concluso la sciatrice.
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