energia
di Fabio Savelli07 set 2022
Una sfida contro il tempo assumendo che lo scenario peggiore si verifichi: cioé che la Russia decida di interrompere i flussi di gas verso l’Italia. Visto l’attuale contesto geopolitico non si tratta di un’ipotesi remota, dunque conviene rispolverare la «sobrietà», identica direzione verso cui stanno andando tutti gli altri Paesi europei. E allora il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha pubblicato ieri il piano nazionale di contenimento gas predisponendo un decreto, operativo entro fine settembre, che intende ridurre i consumi degli impianti di riscaldamento ad uso residenziale, negli uffici pubblici e privati e nei locali commerciali in tutto il Paese.
La volontà è di tagliare di 5,3 miliardi di metri cubi la domanda di metano nazionale per via amministrativa, dunque obbligatoria. Raccomandando in via cautelativa ulteriori comportamenti volontari nella popolazione per far salire i risparmi di altri 2,7 miliardi di metri cubi adottando una serie di semplici prescrizioni che saranno oggetto di una campagna di sensibilizzazione della Presidenza del Consiglio nei prossimi giorni su tutti i canali informativi. I caloriferi saranno ridotti di un grado — da 20 a 19 gradi — e di un’ora nelle diverse fasce del Paese che presentano temperature ovviamente difformi. Al tempo stesso si riduce l’accensione dei riscaldamenti per un totale di 15 giorni, posticipando la stagione di avvio di 8 giorni a novembre e anticipando la chiusura di sette giorni a marzo.
Caloriferi, un’ora in meno al giorno
Il piano di sobrietà diventa obbligatorio tramite decreto. I consumi delle centrali termiche degli edifici, necessarie per i nostri riscaldamenti, sono alimentati a metano. Qui il governo opta per un taglio lineare, dunque obbligatorio che interesserà la prossima stagione invernale quando la domanda schizza verso l’alto, fino a 150 milioni di metri cubi al giorno solo da utenze residenziali. Si decide di tagliare 1 grado al giorno i caloriferi — da 20 a 19 gradi — riducendo l’accensione di un’ora al giorno a seconda delle fasce climatiche in cui sono suddivise le regioni e si stabilisce anche la riduzione del periodo di accensione dei caloriferi per due settimane, tagliando i giorni di consumi a novembre e marzo. Così Cingolani prevede di tagliare 3,18 miliardi di metri cubi di domanda.
I risparmi volontari
Questo è il terreno più ambizioso. Si parte da un analitico piano di risparmi dell’agenzia Enea che per conto del ministero per la Transizione ecologica ha stimato che è possibile risparmiare fino a 2,7 miliardi di metri cubi all’anno di gas adottando una serie di accortezze. Basta ridurre la temperatura e la durata delle docce per 2-3 minuti, abbassare il fuoco dopo l’ebollizione riducendo la durata di accensione del forno. Basta utilizzare lavastoviglie e lavatrici a pieno carico, staccare la spina di alimentazione degli elettrodomestici quando non sono in funzione, non lasciando in stand-by tv, decoder, dvd, utilizzando la funzione a basso consumo del frigorifero. Utile anche utilizzare per il riscaldamento invernale le pompe di calore elettriche usate per il condizionamento estivo.
L’exit dal gas russo passa da Algeria e Qatar
Per azzerare la dipendenza da Mosca il governo mette in campo una strategia di diversificazione che parte dalla considerazione che tagliare gli approvvigionamenti di gas sia la precondizione per uscire il prima possibile dal pantano. Cingolani prevede di tagliare di cinque miliardi di metri cubi il fabbisogno complessivo del Paese da qui al 2025 colmando la differenza con fonti rinnovabili e con politiche di efficienza energetica. Dei 29 miliardi di metri cubi di materia prima russa l’obiettivo è la sua sostituzione con 24 miliardi di forniture alternative, che per circa 11,9 miliardi arriveranno dalla rete via tubo gestita da Snam pompando al massimo i flussi algerini ed azeri (via Tap) e raddoppiando la produzione nazionale da 3 a 6 miliardi. Altri 12,7 miliardi arriveranno via nave con il gnl.
La spinta sul carbone, ma solo fino a marzo
Torna ai massimi la produzione nazionale di carbone. Cingolani decide di spingere temporaneamente — da agosto al 31 marzo 2023 — le centrali alimentate con questa fonte fossile inquinante, ma appunto solo per un periodo di limitato poi proseguirà il percorso di decarbonizzazione. Delle 6 centrali elettriche 4 sono gestite dall’Enel che ha già comprato materia prima sul mercato. Il coordinamento degli acquisti lo sta gestendo Terna, visto che le altre due centrali sono di proprietà di A2a e dei cechi di Eph in Sardegna. Con la spinta ai combustibili diversi dal metano Cingolani si aspetta di ridurre di circa 1,8 miliardi il fabbisogno di metano. Si punterà anche sui bioliquidi, da cui è stimato un risparmio di altri 290 milioni di metri cubi di gas.
In caso di allerta Ue taglio del 7% della domanda
Il regolamento Ue approvato a luglio prevede un meccanismo di allerta e di solidarietà tra Paesi che si basa su una riduzione dei consumi su base volontaria fino al 15% del fabbisogno annuale e sullo scambio dei flussi di metano che vedono l’Italia in una posizione geografica invidiabile anche per l’export secondo l’impostazione del «reverse flow», del flusso inverso, che permette di trasferire metano dal Sud al Nord Europa tramite l’attuale rete di gasdotti. In caso di allerta però fino a 5 Paesi Ue a corto di gas scatta la tagliola obbligatoria nei consumi. Per alcuni il taglio rimane al 15%, l’Italia ha ottenuto un bonus che le permette di poter tagliare, ma deve farlo, del 7% il suo fabbisogno, cioè 3,6 miliardi di metri cubi. Lo ha ottenuto perché il Paese è sufficientemente diversificato e ha riempito gli stoccaggi.
Rinnovabili, target (ambizioso) di 8 gigawatt l’anno
Questo è il capitolo più sfidante. Spingere sulle fonti rinnovabili, snellendo le pratiche autorizzative per installare parchi eolici e fotovoltaici, on shore e off shore, investendo anche sui sistemi di accumulo perché l’elettricità prodotta arriva da fonti intermittenti che non permettono capacità di generazione costante. Nel piano Cingolani fissa l’obiettivo di 8 gigawatt di nuova potenza installata dal 2023 in poi. Manca però un decreto attuativo del Mite che individui i criteri con cui le regioni dovranno costruire la mappa delle aree idonee dove realizzare i progetti. Sono attesi in esercizio 9,3 gigawatt tra il 2022 e il 2023 secondo i dati delle aste Gse. Ma bisogna correre molto di più. Ci sono 421 progetti appesi alla valutazione del ministero, solo 1 è stato approvato nell’ultimo anno.
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, 2022-09-07 05:22:00, Al via la campagna del governo per ridurre i consumi: fuoco più basso per cucinare e forni spenti prima, Fabio Savelli