editoriale
Mezzogiorno, 10 marzo 2022 – 08:54
di Attilio Belli
Non è facile assicurare fattivamente il coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni pubbliche. Ma il coinvolgimento può, anzi deve, essere assicurato. Anche a Napoli, e soprattutto nei prossimi anni, quelli decisivi per un efficace utilizzo dei fondi del Pnrr nell’orizzonte arduo della transizione ecologica. Si tratta di un alimento essenziale per concorrere a sostegno della qualità della democrazia, come argomentava Giovanni Moro nel suo Cittadinanza attiva e qualità della democrazia libro edito nel 2013. E in Francia, dopo l’esplosione del movimento dei gilet gialli nel novembre 2018, si è intensificato lo sforzo di riflessione sul «fare del cittadino “qualcosa” nell’ordine politico, fare del cittadino il cuore vivente della democrazia affermando, contro il principio rappresentativo, che c’è una competenza per decidere personalmente delle leggi e delle regole del vivere insieme», come sostiene Dominique Rousseau, professore di diritto costituzionale a Paris-I- Panthéon-Sorbonne, in Six ththèses pour la démocratie continue, edito nel febbraio scorso. E con la pandemia del Covid 19 è cresciuta la preoccupazione che lo stato di emergenza possa non essere una semplice parentesi, ma il rischio che, davanti la nuova condizione politica e giuridica della società di fronte alle minacce planetarie e sistemiche, l’eccezione diventi permanente, come scrive tra i tanti anche Stéphanie Hennette Vauchez , professore di Diritto pubblico all’Università Paris Nanterre, in La democratie en état d’urgence. Quand l’exception devient permanente, edito nel gennaio di quest’anno.
In Europa i diversi livelli di rappresentanza istituzionale sono attraversati da questo processo di democrazia deliberativa. Va in questa direzione in Francia la Convenzione cittadina per il clima licenziata da Macron dopo il fenomeno dei gilet gialli, dove 150 cittadini tirati a sorte hanno discusso dall’ottobre 2019 al giugno 2020 nella sede del Consiglio economico-sociale e ambientale per definire soluzioni volte alla riduzione del gas a effetto serra da oggi al 2030 di almeno il 40% , in uno spirito di giustizia sociale. E ancora l’esperienza di Lione dove il Consiglio di circoscrizione Covid 19 ha visto la riunione periodica di 80 abitanti e 120 associazioni per la formulazione di orientamenti utili a gestire la crisi sanitaria, l’attivazione di sei atelier che hanno elaborato 145 contributi con il coordinamento di una direzione generale di prossimità.
In Italia la Commissione Nazionale per il Dibattito Pubblico istituita con decreto del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti il 30 dicembre 2020 sulle grandi opere infrastrutturali di maggiore rilevanza sociale, ha obiettivi ambiziosi. Vuole rendere trasparente il confronto sulle opere pubbliche, migliorare la qualità della progettazione, semplificare l’esecuzione riducendo l’aggravio dei contenziosi. E il principale dei dibattiti pubblici avviati riguarda la linea ferroviaria AV Salerno- Reggio Calabria.
Rispetto a questo processo, l’esperienza delle conferenze metropolitane di Milano, Genova e Bologna, nel confronto tra sindaco metropolitano e sindaci dei comuni della Città Metropolitana, andrebbe rafforzata dai confini di un confronto istituzionale con il dibattito pubblico. A Napoli un’ apertura in questa direzione è stata avviata con la «rete di co-progettazione cui aderiscono gruppi di abitanti, associazioni no profit e istituzioni del territorio» promossa dal Comune all’interno dei Piani Urbani Integrati, misura del Pnrr rivolta alla Città Metropolitana, che inserisce gli interventi a Taverna del Ferro e a Scampia in una strategia di recupero e rigenerazione. Si tratta dell’avvio di un percorso ampio e complesso di promozione della partecipazione all’interno del paradigma della cittadinanza attiva che porta i cittadini a essere membri di una comunità politica democratica, di godere dei benefici e dei diritti collettivi associati, di partecipazione ai processi politici, sociali ed economici che hanno luogo nella comunità. Ed è soprattutto alla scala metropolitana che il dibattito pubblico per essere produttivo ha bisogno di essere sorretto da una conoscenza adeguata, spazialmente definita, messa a disposizione del pubblico. Di qui al 2026 la valutazione pubblica della distribuzione dei fondi del Pnrr e la visione complessiva che viene delineandosi costituiscono questione di grande rilievo che non va trascurata, anche nella prospettiva al 2050 di una effettiva coerenza con l’auspicata transizione ecologica.
10 marzo 2022 | 08:54
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, 2022-03-10 07:55:00, , Photo Credit: ,
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