Le parole di Putin, la trattativa e il teatro: che cosa è successo oggi

Le parole di Putin, la trattativa e il teatro: che cosa è successo oggi

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di Antonio PolitoMosca ora tratta con il governo legittimo ucraino che voleva rovesciare e negozia sullo status. In queste tre settimane di conflitto qualcosa è cambiato

Che novità ci sono? «Le truppe russe a Kiev non significano che vogliamo invadere l’Ucraina». In questa frase di Vladimir Putin, riportata oggi dalla Tass, c’è il tratto inconfondibile dell’uomo. C’è la bugia, visto che le truppe russe in realtà non sono a Kiev, perché la resistenza ucraina le ha tenute finora fuori dalla capitale. E c’è la propaganda, poiché è impossibile negare l’invasione, compiuta con centinaia di migliaia di soldati e grande spiegamento di armi e mezzi militari. Però, in quella frase, c’è anche la misura di quanto diversa sia la posizione di Putin rispetto alle prime ore trionfali dell’aggressione. L’autocrate russo aveva detto che «l’Ucraina non ha mai avuto una tradizione stabile come nazione a sé stante», che è stata «interamente e completamente creata dalla Russia»; e il suo ministro degli esteri Lavrov si ea spinto a dire che l’Ucraina non ha diritto di essere una nazione sovrana. Ora, invece, Mosca tratta con il governo legittimo ucraino che voleva rovesciare perché composto di “drogati e nazisti”; e negozia sullo status di quella che intende restare una nazione sovrana. In queste tre settimane di guerra qualcosa è cambiato.

Di che si tratta? C’è un testo sul quale le parti stanno discutendo. Qualcosa di nero su bianco. Secondo il Financial Times è un piano in 15 punti. Quello cruciale sarebbe la «neutralità» dell’Ucraina: avrebbe sì un esercito, ma non apparterebbe a nessun blocco militare e non ne ospiterebbe basi militari, sul modello della Svezia e della Austria (paesi che, però, sono nella Unione Europea). Kiev dice che il piano visto dal Ft è solo quello delle richieste russe. Evidentemente per l’Ucraina resta aperta, soprattutto dopo aver di fatto rinunciato ad essere accolta nella Nato, la necessità di garanzie di protezione internazionale contro eventuali nuovi attacchi. C’è poi la questione dei territori. Se la Crimea è stata già strappata 8 anni fa all’Ucraina, ora Mosca pretende che Kiev accetti l’indipendenza delle due repubbliche del Donbass. Per quanto il negoziatore russo dica che «un compromesso è possibile», il negoziato rimane dunque in salita. Ma c’è. E c’è perché non c’è stata la resa, grazie alla resistenza degli ucraini.

Che notizie dal fronte? Quello che invece non c’è, e che chiede Kiev, è il «cessate il fuoco». Una trattativa onesta dovrebbe partire da lì. Ma le armi continuano a parlare. Stasera è stato bombardato il Teatro drammatico di Mariupol, al cui interno si erano rifugiati centinaia di cittadini. I soccorsi non riescono a raggiungere i superstiti perché infuria la battaglia. Una commovente sintesi delle atrocità di questa guerra è il video che Zelensky, applauditissimo, ha mostrato in collegamento con il Congresso Usa: «Viviamo un 11 settembre da settimane», ha detto. Secondo l’Onu dall’inizio del conflitto sono stati uccisi almeno 726 civili, di cui 104 donne e 52 bambini. A Chernihiv le truppe di occupazione hanno aperto stamane il fuoco su una fila di persone in fila per il pane, uccidendone dieci.

«Nessuna disposizione del presente Statuto pregiudica il diritto naturale di autotutela individuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un membro delle Nazioni Unite» (articolo 51, Carta dell’Onu).

16 marzo 2022 (modifica il 16 marzo 2022 | 19:30)
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, 2022-03-16 18:23:00, Mosca ora tratta con il governo legittimo ucraino che voleva rovesciare e negozia sullo status. In queste tre settimane di conflitto qualcosa è cambiato, Antonio Polito

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