Le preoccupazioni di Amato e il «ripudio» non assoluto di guerra e invio di armi

Le preoccupazioni di Amato e il «ripudio» non assoluto di guerra e invio di armi

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di Mattarella: aggressione inaccettabile. Il 27 parlerà all’assemblea del Consiglio d’Europa A chi domanda se l’Italia possa legittimamente partecipare al conflitto in Ucraina, anche solo con l’invio di armi, il presidente della Corte costituzionale Giuliano Amato risponde che «l’articolo 78 della nostra Carta prevede che il Parlamento delibera lo stato di guerra e fornisce al governo i poteri necessari; ciò implica inesorabilmente che possiamo trovarci in guerra». Certo, l’articolo 11 la «ripudia» anche come «mezzo di risoluzione dei conflitti internazionali», ma solo leggendolo insieme al 78 e all’articolo 52, che definisce «difesa della patria un sacro dovere del cittadino» si può sciogliere il dubbio se quel «ripudio» della guerra sia assoluto oppure no. E in tempo di guerra ci sono dubbi anche per il presidente della Consulta. Concludendo la relazione sull’attività della Corte nel 2021, Amato parla dell’invasione dell’Ucraina che coinvolge inevitabilmente l’Europa. Sottolinea le «tragiche conseguenze e preoccupazioni per l’avvenire, anche per la tenuta degli ordinamenti costituzionali» nel continente. L’uscita della Russia dal Consiglio d’Europa, ad esempio, non è un buon segno. Dopo la cerimonia a cui ha assistito il capo dello Stato Mattarella (il quale il 27 aprile parteciperà all’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, e ieri ha definito «inaccettabile l’aggressione all’Ucraina»), il presidente della Corte spiega che ora «i diritti che eventualmente messi in discussione in quel Paese non troveranno più una possibile protezione alla Corte di Strasburgo». Il Trattato europeo che Amato contribuì a scrivere elenca principi e valori comuni — rispetto della dignità, dei diritti umani e delle minoranze, libertà, democrazia, uguaglianza, stato di diritto — da salvaguardare insieme alle «identità nazionali», e affida all’Unione di «promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli». Il presidente chiosa: «Io non volevo quel “suoi”, perché il benessere dovrebbe essere del mondo intero, ma in ogni caso l’Europa si assegna un ruolo più di soft power che di hard power»: il potere di persuasione, convinzione e cooptazione contrapposto all’esercizio del potere militare ed economico. «Non si può negare — aggiunge Amato — che l’Unione stia cercando di essere coerente con queste indicazioni , ma in tempi di lupi quanto è efficace esercitare il soft power?». E una delle domande che Amato lascia in sospeso, non volendo andare oltre con le opinioni personali. Nei limiti imposti dal suo ruolo istituzionale, il presidente della Corte ricorda anche che durante la guerra in Iraq, «provocata da un’invasione decisa da Stati democratici», all’Italia venne chiesto di fare qualcosa e «il capo dello Stato Ciampi, garante della Costituzione, indicò al governo come unico intervento possibile la costruzione di un ospedale e l’invio di militari a sua protezione». Tuttavia tra la situazione di allora e quella di oggi, conclude Amato, «c’è qualche differenza che dovrebbe essere valutata». E lo ripete due volte. In Iraq si sarebbe trattato di dare manforte agli invasori, l’Ucraina invece è un Paese invaso 7 aprile 2022 (modifica il 7 aprile 2022 | 22:33) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-04-07 20:33:00, Mattarella: aggressione inaccettabile. Il 27 parlerà all’assemblea del Consiglio d’Europa,

Pietro Guerra

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