di Giuseppe Sarcina Il presidente del Consiglio è ritenuto dall’alleato una «garanzia» in grado di tenere unita una maggioranza politica eterogenea. L’intenzione di non chiedere contributi economici troppo pesanti WASHINGTON — Il governo italiano condivide il principio cardine della strategia americana e della Nato: è necessario continuare a fornire armi all’Ucraina se si vuole porre fine al conflitto. Giusto o sbagliato che sia, per Joe Biden non ci sono alternative. Partirà da questa premessa il colloquio tra Biden e Mario Draghi, oggi a Washington. Secondo la Casa Bianca i temi in agenda sono: la guerra, naturalmente, le sanzioni alla Russia e poi ««economia globale, sicurezza energetica e climate change». Ma nel concreto che cosa chiederà Biden? Per provare a rispondere, abbiamo raccolto informazioni tra i senatori più vicini all’Amministrazione. Alcuni, come Christopher Coons del Delaware, hanno accettato di parlare apertamente. Abbiamo sentito, inoltre, l’ex ambasciatore in Ucraina, William Taylor, un generale a quattro stelle, funzionari del Dipartimento di Stato e della Casa Bianca che, però, non hanno voluto essere citati. La tenuta politica Gli Stati Uniti considerano l’Italia un alleato importante. Ma, contrariamente a quanto spesso si sente dire nel nostro dibattito pubblico, non c’è alcuna variazione rispetto al passato. Per l’America i primi partner di riferimento nel Vecchio Continente restano Regno Unito, Francia e Germania. Tuttavia, c’è «un effetto Draghi». Biden riconosce al premier la capacità di poter garantire per una coalizione eterogenea, segnata dalle divisioni sull’invio di armi all’Ucraina. E Washington apprezza la copertura politica offerta a Palazzo Chigi dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Lo scatto in avantiIl 28 aprile Biden ha chiesto al Congresso un finanziamento massiccio per aiutare l’Ucraina: 33 miliardi di dollari, di cui 20 in armamenti. I consiglieri della Casa Bianca dicono che il presidente si aspetta «un contributo proporzionale dagli alleati». Lo stesso concetto è ripetuto da un fronte bipartisan al Congresso, come ci conferma il Senatore repubblicano John Cornyn (Texas). In un primo tempo erano circolate delle simulazioni: il «contributo proporzionale» chiesto all’Italia sarebbe pari a tre miliardi di dollari. Ma il governo Usa si è subito reso conto che sarebbe una cifra totalmente fuori portata per l’esecutivo italiano. Biden, allora, porterà il discorso su possibili «misure compensative». L’ambasciatore Taylor sta seguendo da vicino le manovre diplomatiche in corso. Dice alCorriere : «conosciamo le difficoltà di bilancio dell’Italia, ma adesso la cosa importante è che tutti facciano qualcosa. Questo non significa che il contributo debba per forza essere economico». Il Senatore Coons, amico e consigliere personale di Biden, aggiunge: «Non saremo lì con il pallottoliere a contare gli aiuti. Ci aspettiamo che l’Italia continui a confermare la sua presenza nel fronte comune degli alleati Nato. Putin deve misurarsi con uno schieramento compatto». Draghi, in ogni caso, si presenterà con l’impegno ad aumentare da 500 a 800 milioni di euro i fondi per i profughi ucraini. Armi o soldati Biden sonderà la disponibilità italiana a consegnare ancora più mezzi militari a Zelensky. Adesso va bene tutto, con una preferenza per i missili anti-aereo e anti-carro. Per gli americani è saltata da tempo la distinzione tra ordigni «difensivi» e «offensivi». Draghi illustrerà all’interlocutore i contenuti del terzo decreto sulle armi. Biden, però, potrebbe chiedere un ulteriore contributo in mezzi e soldati per rafforzare il fianco Est della Nato. Sarebbe oggettivamente la prospettiva più praticabile per il governo che sta già studiando l’invio di due battaglioni (tra i 500 e mille militari) in Bulgaria e Ungheria. Nuove missioni che si affiancherebbero a quelle già in corso in Romania e in Lettonia. Il flusso del gasIl presidente americano solleciterà Draghi ad accelerare il più possibile per affrancare l’Italia dalla dipendenza del gas russo. Biden offrirà ulteriori forniture, impegnandosi a deviare verso i nostri porti navi cariche di gas liquido destinato a Corea del Sud e Giappone. Ma per il presidente del Consiglio sarà facile dimostrare che gli sforzi Usa non sono sufficienti: al momento la percentuale del gas statunitense copre solo l’1% dei nostri consumi. Ci vorranno mesi e investimenti importanti prima che questa quota possa aumentare in modo significativo. 10 maggio 2022 (modifica il 10 maggio 2022 | 09:59) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-05-10 08:01:00, Il presidente del Consiglio è ritenuto dall’alleato una «garanzia» in grado di tenere unita una maggioranza politica eterogenea. L’intenzione di non chiedere contributi economici troppo pesanti, Giuseppe Sarcina