Le sei spine nel fianco di Emiliano

Le sei spine nel fianco di Emiliano

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l’editoriale Mezzogiorno, 26 aprile 2022 – 09:09 Dal M5s alla giustizia di Michele Cozzi La politica è il mondo dell’imprevedibile, in cui capisaldi consolidati, roccaforti che apparivano acquisite, possono essere travolti dal vento della storia. È accaduto con la pandemia e con la guerra nel cuore dell’Europa che costringono partiti e leader a calibrare il proprio ruolo. Attorno al presidente pugliese Michele Emiliano, leader acclamato e inamovibile del centrosinistra, improvvisamente alcune certezze mostrano le prime crepe. Innanzitutto l’alleanza strategica con il M5S: Emiliano è stato l’antesignano della conversione di vecchi nemici divenuti fedeli e sodali. Ed è stato bravissimo ad annettere i pentastellati pugliesi, salvo qualche ribelle, ridotto ad una nave sul punto di affondare. Ma poi la storia si rimette in moto e accade che il pugliese Giuseppe Conte, leader del Movimento, intraprenda un inaspettato dietrofront nel tentativo di fronteggiare la lenta agonia dei grillini. Fino all’ultima sortita televisiva in cui si è barcamenato tra Macron e la Le Pen (ma il senso delle sue parole era chiaro) suscitando l’ira di settori del Pd che non vedono l’ora di liberarsi dell’alleato inatteso. Se il Movimento dovesse tornare populista e riscoprire le radici dell’origine (ma come diceva Marx, «la storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa») non solo salterebbe l’alleanza nazionale, ma in Puglia il M5S entrerebbe in rotta di collisione con Emiliano il quale, in quanto a tasso di populismo, non teme concorrenti. Ed è uno. Il civismo del presidente, utile a vincere qualche amministrativa e persino le regionali, suscita ormai un malcelato malcontento dei vertici nazionali. Che hanno inviato Francesco Boccia per cercare di mettere un po’ d’ordine nel Pd pugliese, ma il biscegliese è andato a sbattere contro l’asse Emiliano-Lacarra. Ma la confusione organizzata della politica di Emiliano, che emerge anche dal minestrone delle liste amministrative, ha una cambiale in scadenza: le prossime politiche, in cui dovrà dimostrare il carattere vincente della sua strategia a tutto campo, senza linee di demarcazione: un conto è vincere le amministrative in qualche paesello, un altro sfondare nel Paese. E sono due. La campagna acquisti di personale politico. Nella vita, solo gli idioti non cambiano mai idea. Ma finché la conversione sia matura, i neofiti non potrebbero sostare, almeno per salvare la faccia, qualche tempo nelle retrovie? E sono tre. La riforma della giustizia, incardinata proprio in queste settimane in Parlamento, è la madre di tutte le battaglie. Se sarà confermata la fine delle “porte girevoli” (ora i magistrati fanno politica e poi tornano a fare i magistrati) il presidente sarà chiamato ad effettuare una scelta di vita. Nulla di drammatico, certo, ma non proprio una semplice seccatura. E sono quattro. La giustizia vista da un’altra angolazione. I casi di personaggi politici o funzionari che incappano nelle inchieste giudiziarie tendono ad aumentare. È, ovvio, che da garantisti, tutti sono innocenti fino a sentenza definitiva. Emiliano non è lontanamente sfiorato. Ma è legittimo chiedere al presidente e alla sua maggioranza di guardarsi attorno con maggiore attenzione? E sono cinque. L’eventuale terzo mandato. Il presidente ha fatto intendere che l’ipotesi non lo turberebbe. Ma settori della società civile, associazioni come “La Giusta Causa”, hanno espresso chiaramente una netta chiusura verso l’eterno ritorno che aprirebbe scenari alla coreana o alla russa (si può dire con i tanti putiniani in incognito anche dalle nostre parti?). La democrazia è alternanza, di uomini e di schieramenti. E persino il paradiso eterno rischierebbe di essere molto noioso. E sono sei. Il rischio, quindi, è diventare inaspettatamente “decentrati”. Come scrive il filosofo ceco Vaclav Belohransky, «le egemonie si svuotano quando cessano di essere attuali e solitamente diventa portatore di un’egemonia alternativa quel gruppo che riesce a rappresentare l’attualità, a convincere gli elettori di sapere governare la minacciosa differenza tra il passato e il futuro che costringe la maggioranza dei cittadini a ridefinire i loro progetti di vita». 26 aprile 2022 | 09:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-04-26 07:09:00, Dal M5s alla giustizia,

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