I giochi pericolosi stanno prendendo piede sui social, ponendo giovani e ragazzi a rischio con sfide spensierate che spesso si trasformano in vere e proprie tragedie. Le “challenge” sono diventate un fenomeno globale e si sono rivelate particolarmente attraenti per la Generazione Z.
La più recente di queste sfide ha avuto conseguenze fatali per un bambino di cinque anni, Manuel Proietti, quando un SUV Lamborghini guidato da cinque YouTuber è entrato in collisione con l’auto della sua famiglia. I YouTuber stavano documentando un’intera giornata all’interno del veicolo noleggiato per il loro canale, The Borderline.
Il fenomeno delle sfide social è preoccupante, dato che molte di queste sfide si rivelano estremamente pericolose. Uno studio del Centro Nazionale Dipendenze e Doping (CNDD) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha rilevato che il 6,1% dei ragazzi tra gli 11 e i 17 anni – circa 243.000 in tutto – ha partecipato almeno una volta in vita loro a una sfida pericolosa su TikTok o Instagram.
Tra le sfide menzionate nello studio figurano la Skullbreaker challenge, la Knockout challenge, la Balconing challenge, la Tide Pod challenge e la Bird Box challenge, tutte con un elevato rischio di infortunio grave o mortale.
Il CNDD ha constatato che il fascino delle sfide social è maggiore tra i ragazzi più giovani. Infatti, il 7,6% dei ragazzi intervistati di età compresa tra 11 e 13 anni ha dichiarato di aver partecipato, mentre la percentuale scende al 5% per gli studenti tra i 14 e i 17 anni. L’ISS sottolinea inoltre che questo fenomeno riguarda principalmente i maschi.
L’indagine è stata realizzata con Explora Ricerca e Analisi Statistica, prendendo in considerazione le caratteristiche dei ragazzi con un profilo di rischio, come tratti di personalità, contesto famigliare, scolastico e sociale, e qualità del sonno. L’indagine ha anche approfondito l’uso di Internet e ha analizzato altri comportamenti devianti legati al web, come il doxing e il sexting.
Con l’aumento della popolarità di queste sfide sociali, è fondamentale per genitori, educatori e responsabili delle politiche sensibilizzare sulle potenziali conseguenze di queste attività apparentemente innocue. Gli sforzi devono concentrarsi su istruzione e prevenzione per garantire la sicurezza dei nostri ragazzi nell’era digitale.
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