di Marco Cremonesidi Giorgetti: Matteo mi pare un candidato naturale Nell’elenco anche Agricoltura, Infrastrutture e Riforme ROMA – «Matteo, pensaci tu». La Lega dà a Matteo Salvini il segnale di «unità e compattezza» voluto. Lo aveva richiesto lui stesso, sventolando la pagina di un quotidiano con titolo poco amico e commentando cupo: «In un momento drammatico tra guerra, missili coreani, gas, emergenza bollette e inflazione, un’apertura di pagina contro di me. C’è un brutto clima. Basta una testa calda…». Al di là del tema dell’incolumità personale, quello che i suoi hanno ricevuto chiaro e forte è il concetto: non prestiamoci anche noi alla narrazione sulle divisioni. E così, l’europarlamentare Alessandro Panza gli dice che sulle proteste interne, è stato «troppo zen» e ha «avuto fin troppa pazienza», il segretario lombardo Fabrizio Cecchetti esprime l’amarezza per le polemiche interne, Salvini taglia corto: «Non è il momento delle liti. I provvedimenti li prenderemo a governo fatto». E così, il consiglio federale leghista fornisce agli alleati la «lista delle funzioni» a cui il partito punta, i ministeri che dovrebbero connotare l’attività della Lega al governo. Non quella dei ministri, perché come sempre «non si sono fatti nomi». Ma sono i colonnelli leghisti che ribadiscono la necessità del segretario al Viminale: «Riteniamo Matteo Salvini la figura più idonea a ricoprire quell’incarico» dice il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari. E lo stesso fa Giancarlo Giorgetti: «Mi pare un candidato naturale». Salvini ascolta i molti che enumerano le ragioni per cui lui sarebbe il miglior candidato possibile per l’Interno, ringrazia, ma di più non si fa sfuggire: «Farò ciò che serve al Paese». Solo più tardi, a chi gli chiede, risponde qualcosa come: «Se non vogliono che io vada al Viminale, benissimo. Ma me lo devono dire in faccia». Molti, nel partito, sono convinti che il segretario abbia «comunque un piano B: non si impiccherà al Viminale» ma a tarda sera arriva una nota: «Nessuna rinuncia». C’è chi, come Luciano Durigon, solleva la questione del ruolo per Salvini di vicepremier. Utile anche a ribadire con massima forza le posizioni leghiste: per esempio, l’«avanti tutta» ribadito anche ieri su flat tax e Quota 41. Poi, appunto, si parla dei ministeri. Quello all’Agricoltura, capillarmente incardinato nel Paese «dalle Alpi a Lampedusa». Il nome che circola è quello di Gianmarco Centinaio, già ministro nel Conte II e oggi ancora sottosegretario alla stessa materia e già ministro. E poi le Infrastrutture, uno dei «ministeri del fare», che potrebbe essere destinato a Edoardo Rixi, che già fu vice ministro. E poi, gli Affari regionali, il dicastero che dovrebbe tenere a battesimo le autonomie regionali. Qui il responsabile dovrebbe essere «possibilmente veneto e possibilmente donna», dice uno dei presenti, ritagliando l’incarico su Erika Stefani, anche lei già presente nel Conte I con lo stesso incarico. Stefani però è anche ministro alle Disabilità oggi: e il dicastero è un altro di quelli ritenuti strategici dalla Lega, che aveva anche candidato alla Camera il presidente dell’Unione italina ciechi Mario Barbuto. Luca Zaia suggerisce di riproporre in blocco tutti gli uscenti, a sottolineare il buon lavoro svolto. Il governatore veneto solleva anche la questione del ministero della Sanità che «nei prossimi anni sarà sempre più strategico», ma qui è Giancarlo Giorgetti che avvisa: «Sarà anche una probabile fonte di problemi». C’è anche chi la mette così: «I ministeri che abbiamo indicato sono quelli giusti. Anche perché non siamo noi il partito che si deve accollare le rogne peggiori». Per questo alla fine pare che non ci saranno particolari rivendicazioni nemmeno sulle deleghe all’energia, anche se il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo il tema lo ha posto. Gli eurodeputati Zanni e Dreosto esortano a non dimenticare il mandato agli Affari europei, Giorgetti fa lo stesso con lo Sport. Il sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone la dice amaro: «Non ci occupiamo di Giustizia, ma è la Giustizia che poi si occupa di noi». Qui il candidato sarebbe Giulio Bongiorno, ma i leghisti sono convinti che la scelta di Giorgia Meloni sia per l’ex procuratore Carlo Nordio. © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 ottobre 2022 (modifica il 4 ottobre 2022 | 22:25) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-10-04 20:28:00, Giorgetti: Matteo mi pare un candidato naturale Nell’elenco anche Agricoltura, Infrastrutture e Riforme, Marco Cremonesi