di Claudio BozzaSalta la tregua tra segretario e fondatore: il partito diffida la «creatura» del Senatur. Eppure pochi giorni fa il leader aveva detto: «Dove c’è la firma di Bossi, subito sotto c’è la mia» Fibrillazioni al massimo nella Lega. Giulio Centemero, amministratore e tesoriere della «Lega per Salvini premier», ha infatti diffidato il «Comitato Nord» promosso da Umberto Bossi, fondatore del Carroccio. Nell’atto — presentato Centemero, braccio operativo del partito guidato da Salvini — si chiede al comitato di «cessare» la promozione tra i propri iscritti e l’uso dei simboli del partito. Il dirigente leghista ha addirittura inviato una segnalazione al garante della privacy per sospetta violazione da parte del comitato dei dati personali degli iscritti. In sintesi: il partito di Salvini sospetta che Bossi e parte dei fedelissimi della Lega (che fu) abbiano attinto dati dal database leghista per promuovere appunto il «Comitato Nord». Una vera e propria battaglia a carte bollate. «Caro Fabrizio Cecchetti — si legge in una mail scritta da Centemero al commissario lombardo del partito —, ti scrivo in qualità di amministratore federale per segnalarti che ho provveduto a inviare diffida a cessare la promozione dell’associazione politica “Comitato Nord” nei confronti degli iscritti a Lega per Salvini premier e l’utilizzazione dei simboli e della denominazione del partito». E poi: «Ho inoltre — aggiunge il tesoriere, stando a quanto apprende l’Agi — depositato segnalazione presso il garante della protezione dei dati personali per la violazione in opera da parte dell’associazione “Comitato Nord”, che sta procedendo a una raccolta dei dati personali degli iscritti di Lega per Salvini premier in violazione della normativa sulla privacy». Si tratta di un inasprimento che non sembrava affatto nell’aria, visto che, solo pochi giorni fa a un comizio, Salvini era stato incalzato dall’ex ministro leghista Francesco Speroni, che gli chiedeva: «Che dobbiamo fare con il Comitato di Bossi? Posso firmare anche io?». La replica del leader: «Dove c’è la firma di Bossi, subito sotto c’è la mia». Ma dietro quella risposta, bonaria solo in apparenza, evidentemente covava già un forte malcontento di Salvini. I leghisti della prima ora sono infatti convinti che la gestione dell’attuale segretario sia stata «fallimentare» visto che i consensi sono passati dal 34% delle Europee all’8% e poco più delle ultime Politiche. I bossiani sostengono che il fattore chiave di questo crollo stia nell’aver intaccato l’identità del partito, portandolo a rappresentare istanze su scala nazionale e «abbandonando quelle del Nord». Tutto mentre Salvini, che pur aveva esultato per il “ripescaggio” di Bossi in Parlamento all’ultimo secondo, promette di riportare la Lega al 30%. 28 ottobre 2022 (modifica il 28 ottobre 2022 | 11:22) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-10-28 09:23:00, Salta la tregua tra segretario e fondatore: il partito diffida la «creatura» del Senatur. Eppure pochi giorni fa il leader aveva detto: «Dove c’è la firma di Bossi, subito sotto c’è la mia», Claudio Bozza