Lempatia e la comunicazione non violenta, insegnarle a scuola: scarica unUdA Mi metto nei panni di . Con INTERVISTA alla docente Giada Franci

Lempatia e la comunicazione non violenta, insegnarle a scuola: scarica unUdA Mi metto nei panni di . Con INTERVISTA alla docente Giada Franci

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Un sasso può essere usato per costruire, giocare o ferire gli altri; la differenza non la fa il sasso, ma come viene usato, esattamente come un bisogno (di amore, comprensione, rispetto) può essere appagato in modi differenti, in funzione delle strategie adottate per soddisfarlo. A scuola, dire: “Silenzio! Devo spiegare!” o “Ragazzi, ho bisogno di silenzio perché ciò che sto per spiegare richiede concentrazione e attenzione”, sono due modi per chiedere la stessa cosa, con prospettive e approcci completamente diversi; il primo pretende che un proprio bisogno diventi automaticamente quello degli altri, il secondo cerca di spiegare le necessità di chi fa la richiesta.

Allo stesso modo dire ad un compagno: “Spostati, non vedo la lavagna!” o “Ho paura di non riuscire a prendere appunti, potresti spostarti in modo che possa vedere meglio?”, sono due modalità di chiedere, che possono diminuire drasticamente o aumentare molto, la predisposizione di chi ascolta a soddisfare la nostra richiesta e le probabilità che ciò accada. Ne parliamo con la professoressa Giada Franci, laureata in Scienze Ambientali Marine con dottorato di ricerca in Scienze del Mare, Univ Genova, docente di sostegno, quest’anno (e negli ultimi 3) presso Scuola Secondaria di I Grado Cervi-Cattaneo di La Spezia, amante del mare e da sempre interessata agli aspetti legati alla divulgazione scientifica, alla comunicazione, in tutte le sue forme e alla mediazione dei conflitti. Come lei stessa afferma “per questo mi sono appassionata alla CNV negli ultimi anni”. La dottoressa Franci ha lavorato come professore a contratto per l’Università di Genova, skipper per una società di crociere ecosostenibili e per progetti di vela solidale, vide operatrice subacquea, autrice di materiali didattici e docente per il progetto “il Mare a scuola” in collaborazione con l’AMP di Portofino e responsabile della comunicazione per alcuni progetti di sensibilizzazione sul consumo responsabile delle risorse ittiche, presso l’Acquario di Genova.

Dottoressa, cos’è la Comunicazione Non Violenta?

«La CNV – Comunicazione Non Violenta – mi ha insegnato che aiutare alunni e docenti ad aumentare la consapevolezza dei propri bisogni e sentimenti, contribuisce non solo a far capire e rispettare quelli degli altri, ma anche ad adottare strategie migliori per comunicare, in modo più efficace e meno aggressivo, ciò che desideriamo e che ci rende felici e appagati. Nel 2020, in una prima di una scuola secondaria di 1 grado, ho avuto l’opportunità di sviluppare il progetto “Conosciamo la CNV: Comunicazione Non Violenta o Empatica”, con la entusiasta collaborazione dei colleghi di italiano, tecnologia, matematica, arte e immagine, spagnolo e inglese, e grazie alla disponibilità della dirigente dell’Istituto. Il ragazzo che seguivo in questa classe, come docente di sostegno, stava creando tensioni e malumori legati alle sue difficoltà di interazione con i compagni; ho proposto quindi di lavorare sull’intera classe per migliorare le competenze di tutti, in termini di consapevolezza dei propri bisogni e sentimenti, capacità di esprimerli in maniera costruttiva e abilità nel fare richieste agli altri in modo non accusatorio, per trovare punti di incontro e mediazione tra le esigenze di tutti, docenti compresi».

Cosa ha fatto in pratica?

«Dopo aver approfondito i concetti e i termini fondamentali del “linguaggio della CNV”, è stata creata una “scatola dei bisogni e dei sentimenti” dove chiunque (studenti e docenti) aveva la possibilità di inserire messaggi in forma anonima o meno, legati a un proprio disagio, malessere, sentimento o richiesta; almeno un’ora alla settimana è stata dedicata alla lettura dei messaggi. Talvolta il confronto ha portato a una soluzione condivisa, talvolta il messaggio è stato solo uno spunto di riflessione e confronto su altri problemi, ma in ogni caso, nel corso dell’anno, i ragazzi hanno progressivamente imparato a usare un linguaggio più efficace e rispettoso dei punti di vista diversi dal proprio».

A cosa può servire l’insegnamento di competenze legate alla comunicazione e all’empatia?

«Ritengo che l’insegnamento di competenze legate alla comunicazione e all’empatia, in modo strutturato e da parte di docenti formati ad hoc, possa contribuire in modo significativo a creare un ambiente di apprendimento sereno e accogliente con grandi vantaggi, sia a livello umano, sia a livello didattico».

In allegato l’UdA “Mi metto nei panni di…”

“Mi metto nei panni di… “ è ‘UdA che vi proponiamo a partire dall’esperienza della professoressa Giada Franci che come affermava l’introduzione della CNV – Comunicazione Nonviolenta o Empatica può rappresentare uno strumento di supporto prezioso sia per gli studenti sia per i docenti.

Obiettivi dell’UdA allegata

Tra gli obiettivi dell’UdA allegata:

  • Imparare a distinguere e dare un nome alle proprie emozioni e ampliare il lessico di riferimento;
  • migliorare la capacità di ascolto di sé stessi e degli altri;
  • immaginare i bisogni e i sentimenti degli altri quando hanno scelto strategie vincenti o perdenti per ottenere ciò che desideravano;
  • giocare a “mettersi nei panni degli altri”;
  • offrire a tutti i docenti della classe la possibilità di sfruttare questa opportunità di lavoro.

13.07.2023 – Uda Conosciamo la CNV

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