Volley, Leon, Perugia e l’ossessione per la vittoria: «Voglio più Champions di tutti»

Volley, Leon, Perugia e l’ossessione per la vittoria: «Voglio più Champions di tutti»

Spread the love

di Pierfrancesco Catucci

Lo schiacciatore cubano-polacco, fresco vincitore del Mondiale per Club, punta a vincere tutti e 5 i titoli quest’anno: Vengo dalla povert, la vittoria la mia stella polare

La vittoria la stella polare. Quella che, assieme al colpo di fulmine per una giornalista polacca che l’aveva intervistato, l’ha portato a lasciare a 20 anni la sua terra e la sua Nazionale (Cuba) per la Polonia. Wilfredo Leon, oggi il pi forte (e tra i pi pagati) giocatore di pallavolo al mondo, ha sposato Malgorzata, diventato pap di Natalia e Cristian (di 5 e 3 anni) e dal 2018 ha trasferito la famiglia a Perugia dove sta provando a portare a termine la missione: accrescere la collezione di Champions League (per ora a 4, tutte vinte con lo Zenit Kazan). Quest’anno ha iniziato con Supercoppa e domenica in Brasile ha vinto il Mondiale per Club (ed stato votato come miglior schiacciatore del torneo): Ma quest’anno vogliamo vincere anche Coppa Italia, scudetto e Champions League.

Per ora siete a 20 partite vinte su 20 e gi due titoli in bacheca.
Sta andando alla grande, sono felice perch i nostri tifosi se lo meritano. Visto da fuori, per, sembra tutto facile, ma dietro questi successi c’ un lavoro incessante. Certo, direi una bugia se negassi che siamo una squadra fortissima, ma siamo anche una squadra di lavoratori.

Cosa c’ di diverso rispetto al passato?
Ci stiamo allenando a tenere la tensione a un livello altissimo e costante e stiamo lavorando tanto sulla mentalit perch il campionato italiano il pi difficile al mondo e basta distrarsi un attimo per perdere anche con l’ultima in classifica.

Negli ultimi anni siete spesso arrivati a un soffio dai trofei, poi per…
Anche le sconfitte ci hanno insegnato qualcosa. Ora lavoriamo per tornare a giocare le finali. E vincerle. Prima, per, dobbiamo concentrarci sul cammino per arrivarci.

A proposito di cammino, il suo cominciato prestissimo ed stato ricco di insidie.
Sono sempre stato precoce, ma la pallavolo stata come una vocazione e la voglia di essere ogni giorno pi forte stata la ragione delle mie decisioni.

Si mai pentito di aver lasciato Cuba a 20 anni con un argento mondiale al collo conquistato da una Nazionale giovanissima?
Non mi fermo mai a guardarmi indietro, posso solo dire che in 18 anni non ho visto alcun progresso. E le ribalto la domanda: “ sicuro che quella Nazionale (fortissima) avrebbe vinto ancora?”.

Buona parte di quei giocatori sono diventati campioni.
Vero, ma fuori da Cuba. Quel Mondiale in Italia stato una sorpresa, anche per noi. L, per, ci allenavamo e basta, ma in partita, nella ricerca di soluzioni ai problemi che sorgono in campo, che si migliora. E a Cuba non potevamo giocare ad alto livello.

E lei gi allora era ossessionato dalla vittoria?
Ho sempre amato la pallavolo e volevo diventare un giocatore sempre pi forte. L non avrei avuto la possibilit di crescere ulteriormente. Ci ho pensato a lungo, ho sofferto, mi sono preso gli insulti di qualcuno nell’anno e mezzo in cui la federazione non mi dava il mio passaporto e anche i miei genitori hanno avuto problemi sul lavoro. Ma ho tenuto duro e sono andato in Polonia.

A Cuba ha vissuto anche la povert.
Quando eravamo in trasferta, facevamo la fila per telefonare a casa dai telefoni internazionali nei palazzetti. Si chiamava il vicino che urlava per strada il nome dei tuoi genitori per passargli il telefono e parlare in tutto un minuto o due. Ma potrei scrivere un libro con queste storie. Forse un giorno lo far.

Tipo quando per lavarvi dovevate fare quattro piani a piedi per prendere secchi d’acqua?
S, ma potrei parlare della scarsit del cibo, insufficiente per garantire il fabbisogno di un atleta, o l’inadeguatezza delle strutture sanitarie. Volevano che giocassi con una spalla che aveva bisogno di un intervento chirurgico. La povert fa emergere il lato animale che c’ negli uomini. Tutto, per, servito a diventare quello che sono oggi.

Ma c’ qualcosa che le manca di Cuba?
S, le spiagge.

La Polonia non famosa per il mare.
Quando sono arrivato ho trovato una cultura meno diversa di quanto immaginavo da quella cubana: c’era una sorta di socialismo anche l. Ed un popolo cattolico. Poi, se parliamo di temperatura e cibo, tutto molto diverso, ma l ho trovato l’amore e, quando ho dovuto scegliere, non ho avuto dubbi. E mi hanno accolto benissimo.

E con la lingua?
L’ho imparata. Quando sono in un posto voglio capire e farmi capire. L’italiano l’ho imparato anche grazie alle canzoni di Laura Pausini ed Eros Ramazzotti. E ora i miei figli parlano spagnolo, polacco, italiano e studiano inglese.

Che padre ?
Esigente. Li amo e voglio il meglio per loro. Spero che facciano sport, non mi interessa quale, ma lo sport mi ha fatto crescere tanto.

Ma lo guarda anche lo sport?
Guardo tanto tennis, perch a mia moglie e mia figlia piacciono tanto. Mi piace tanto anche il basket e vorrei vedere dal vivo una finale di baseball Mlb negli Stati Uniti.

Federer, Nadal o Djokovic?
Che domanda difficile. Dico Djokovic, ma solo per fare arrabbiare mia moglie che tifa Nadal.

13 dicembre 2022 (modifica il 13 dicembre 2022 | 07:45)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-12-13 07:29:00, Lo schiacciatore cubano-polacco, fresco vincitore del Mondiale per Club, punta a vincere tutti e 5 i titoli quest’anno: «Vengo dalla povertà, la vittoria è la mia stella polare», Pierfrancesco Catucci

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.