Letta e il «colpo di pistola di Sarajevo»: così finisce che si getta tutto alle ortiche

Letta e il «colpo di pistola di Sarajevo»: così finisce che si getta tutto alle ortiche

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di Maria Teresa MeliIl leader riunisce i parlamentari. E nel Pd cresce l’ostilità verso il Movimento «Se i 5 stelle rompono, non possiamo certo fare finta di niente». Nel primo pomeriggio, alla Camera, con qualche parlamentare, Enrico Letta è esplicito: i grillini stanno mettendo a rischio anche l’alleanza con i dem, non solo il governo. Il segretario è preoccupato. Il messaggio che fa arrivare riservatamente all’ex premier è questo: «Se alla fine decidete di non votare la fiducia rendi almeno esplicita la volontà di far proseguire l’azione di governo». Un modo per tentare di tamponare una situazione, che ormai però è sfuggita di mano. E quando a sera viene ufficializzata la decisione del M5S Letta è alla festa dell’Unità di Melzo. La notizia non lo coglie impreparato. Comincia un vorticoso giro di telefonate. «È un momento delicatissimo, non possiamo permetterci passi falsi,l’Italia ha bisogno del governo Draghi, che è l’ultimo governo di questa legislatura», dice il segretario ai suoi. Ma qualche dem ricorda che «anche quello di Conte doveva essere l’ultimo governo…E poi c’è sempre Cottarelli su piazza per fare la finanziaria». Quando Letta riunisce i parlamentari nella sala della Regina di Montecitorio la decisione del M5S non è stata ancora presa. E il segretario cerca ancora di evitare l’inevitabile: «C’è stata una svolta, si è aperta un’opportunità sull’agenda sociale, su parole che non erano nell’agenda di governo, la lotta alla precarietà, il salario minimo. Per una forza come la nostra o per i nostri alleati nel momento in cui il governo pone questi temi sarebbe paradossale metterlo a rischio». Secondo il leader pd «non si può gettare tutto alle ortiche». Letta non gioca solo sulla paura del voto, che pure è un’arma potente («Al M5S non conviene andare alle elezioni», confida ai suoi). Il segretario tenta anche di richiamare i grillini alla responsabilità. Un tasto su cui ha battuto pure Franceschini in questi giorni con Conte: sei stato presidente del Consiglio, non sei Di Battista, è stato il succo del suo ragionamento. Mentre Letta ha fatto chiaramente intendere all’ex premier che «Draghi fa sul serio, se vi sfilate sul Dl Aiuti si va al voto, le voci di un bis sono infondate». Il segretario nella riunione mette in guardia il M5S: «È legittimo che ci siano dei distinguo, ma dico di fare attenzione. Non vorrei che si finisca con la logica del colpo di pistola del 28 giugno 1914 a Sarajevo che ha dato inizio alla prima guerra mondiale». Poi, di nuovo un appello al senso di responsabilità: «Di fronte a un autunno caldo le forze politiche responsabili sanno che scelte fare e le fanno. Noi vogliamo dare risposte non lasciando agli italiani solo il balsamo del “è stata colpa loro”. La logica del capro espiatorio, la logica del Malaussene non ci appartiene. Non possiamo metterci alla finestra e fare campagna elettorale da oggi». Ma tra i dem serpeggia il malumore. «In questi giorni – sbotta Andrea Marcucci – abbiamo assistito a uno spettacolo indecoroso consumato interamente sulla pelle degli italiani. È troppo chiedere a Conte di essere coerente e di chiarire la sua posizione una volta per tutte?». Nel frattempo Matteo Orfini risponde così a qualche collega di partito che critica Conte: «Sapete come la penso su di lui, e non da ora, da sempre…». Enrico Borghi ricorre a un tweet: «Nel 1976 il Psi provocò crisi di governo ed elezioni, convinto di rincorrere a sinistra il Pci. Finì che fu quest’ultimo a fare il pieno alle urne. Ci fu chi commentò “I socialisti hanno scosso l’alberto, i comunisti raccolto i frutti”. Invito i 5 stelle a rileggere la Storia». Anche il solitamente moderato Dario Nardella, intervistato all’ «Aria che tira», su «la 7», si trattiene a fatica: «La pazienza ha un limite, non è che ci possiamo suicidare in nome della responsabilità di cui siamo gli unici portatori. Il M5S sta minando le basi di una potenziale alleanza con noi». 13 luglio 2022 (modifica il 13 luglio 2022 | 23:39) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-07-13 21:39:00, Il leader riunisce i parlamentari. E nel Pd cresce l’ostilità verso il Movimento, Maria Teresa Meli

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